Un uomo mostra una copia del testo costituzionale respinto dagli elettori davanti al palazzo presidenziale La Moneda a Santiago. (Pablo Vera, Afp)

Il 17 dicembre, per la seconda volta in poco più di un anno, gli elettori cileni hanno respinto un progetto di nuova costituzione. Resta quindi in vigore il testo attuale, che risale all’epoca della dittatura di Augusto Pinochet.

Il no ha prevalso nel referendum con il 55,75 per cento dei voti, contro il 44,25 per cento del sì, secondo i risultati ufficiali pubblicati dal Servizio elettorale (Servel) con il 99 per cento delle schede scrutinate.

Più di quindici milioni di elettori erano chiamati a esprimersi a favore o contro la nuova costituzione, che aveva una chiara ispirazione conservatrice.

Il testo era stato elaborato da coloro che difendono l’eredità del generale Pinochet, dopo la bocciatura nel settembre 2022 di una prima proposta progressista sostenuta dal presidente di sinistra Gabriel Boric.

Boric, che con i suoi 37 anni è il presidente più giovane nella storia del paese, ha chiuso la porta a ulteriori tentativi di approvare una nuova costituzione.

“Ci sono altre questioni urgenti da affrontare”, ha dichiarato il presidente in un discorso al palazzo presidenziale La Moneda.

Boric aveva optato per una posizione di neutralità sulla seconda proposta di costituzione.

La revisione della costituzione dell’epoca di Pinochet (1973-1990), considerata un freno a qualsiasi riforma sociale di rilievo pur essendo stata emendata varie volte, era stata intrapresa per andare incontro alle richieste del movimento sociale del 2019 contro le disuguaglianze.

Dopo il rifiuto del primo testo – che puntava a introdurre nuovi diritti sociali in materia d’istruzione, salute e alloggio, riconoscere i diritti dei popoli nativi e il diritto all’aborto – Boric ha subìto un’ulteriore battuta d’arresto a maggio, quando la destra ultraconservatrice si è imposta nelle elezioni per il consiglio costituzionale che avrebbe dovuto elaborare una seconda proposta di legge fondamentale.

Il Partito repubblicano ha convinto gli elettori con la sua retorica sulla mancanza di sicurezza nel paese, attribuita principalmente all’arrivo di migliaia di migranti dal Venezuela.

Il testo respinto il 17 dicembre conteneva alcune disposizioni controverse sull’aborto.

La pratica era vietata in Cile fino al 2017, quando una legge l’ha autorizzata, ma solo nei casi di rischio per la vita della gestante, di stupro o di gravi malformazioni del feto.

L’attuale costituzione “tutela la vita di chi deve nascere”, ma il nuovo testo andava oltre, definendo l’embrione una persona e rendendo più difficile praticare un aborto.

“Sconfitta per la classe politica”

“Non siamo riusciti a convincere i cileni che la nostra proposta di costituzione fosse migliore di quella attuale, e che fosse il modo migliore per superare le attuali difficoltà politiche, economiche e sociali”, ha dichiarato José Antonio Kast, leader del Partito repubblicano ed ex candidato alle presidenziali, sconfitto da Boric nel dicembre del 2021.

Il nuovo testo riconosceva per la prima volta i popoli nativi, un’aspirazione di lunga data soprattutto dei mapuche, che rappresentano circa il 12 per cento della popolazione, ma non rispondeva alla loro richiesta di maggiore autonomia.

“Il fallimento di due referendum costituzionali è una sconfitta per la classe politica cilena nel suo insieme”, ha commentato Stéphanie Alenda, analista dell’università Andrés Bello.