Una protesta contro l’arresto di Mariusz Kamiński e Maciej Wąsik a Varsavia, il 9 gennaio 2024. (Maciek Jazwiecki, Agencja Wyborcza.pl/Reuters/Contrasto)

La sera del 9 gennaio l’ex ministro dell’interno Mariusz Kamiński e il suo ex vice Maciej Wąsik, entrambi esponenti della formazione nazionalista e populista polacca Diritto e giustizia (Pis), sono stati arrestati dalla polizia nel palazzo presidenziale di Varsavia.

A dicembre una corte d’appello aveva condannato Kamiński, ministro dell’interno fino al novembre 2023, e Wąsik a due anni di prigione per abuso d’ufficio.

Nel 2007, quando era a capo dell’ufficio centrale anticorruzione, Kamiński aveva ordinato un’inchiesta, poi considerata illegittima, contro un esponente della coalizione di governo, guidata dal Pis.

Secondo gli osservatori critici verso l’ex governo nazionalista, Kamiński, che in seguito ha ricoperto la carica di coordinatore dei servizi segreti, incarna le tendenze autoritarie del Pis, sconfitto nelle elezioni legislative del 15 ottobre.

In seguito alla sentenza di dicembre, l’8 gennaio un tribunale ha emesso un mandato d’arresto per Kamiński e Wąsik, contestato però dal Pis. I due politici sostengono che la grazia concessa nel 2015 dal presidente Andrzej Duda, anche lui vicino al Pis, e in seguito revocata dalla corte suprema, sia ancora valida.

Eletti come deputati il 15 ottobre, i due sono stati privati della carica di deputati e dell’immunità parlamentare il 5 gennaio.

“Prigionieri politici”

La mattina del 9 gennaio la polizia non ha trovato Kamiński e Wąsik nelle rispettive abitazioni. Poco dopo, però, i due sono apparsi al fianco di Duda nel corso di una cerimonia al palazzo presidenziale, dove hanno trascorso il resto della giornata.

Nel pomeriggio Kamiński e Wąsik hanno rilasciato una dichiarazione nel cortile del palazzo: “In caso di arresto, ci dichiareremo prigionieri politici”.

“È una situazione senza precedenti”, ha affermato il premier europeista Donald Tusk. “Il Pis punta a scatenare il caos”.