Rimozione della bandiera di Nauru (al centro) dall’edificio che ospita le ambasciate a Taipei, la capitale di Taiwan, il 15 gennaio 2024. (Ichiro Ohara, The Yomiuri Shimbun/Afp)

Nauru, piccolo stato insulare dell’oceano Pacifico, ha annunciato il 15 gennaio la rottura delle relazioni diplomatiche con Taiwan e l’instaurazione di legami ufficiali con la Cina.

In un comunicato stampa, il governo di Nauru ha affermato che “non riconoscerà più Taiwan come stato indipendente ma come parte inalienabile del territorio cinese”.

La Cina considera Taiwan una sua provincia ribelle.

La svolta di Nauru, guidato da ottobre dal presidente David Adeang, arriva due giorni dopo la vittoria del candidato indipendentista Lai Ching-te, del Partito progressista democratico (Ppd, al governo), nelle elezioni presidenziali a Taiwan.

Le autorità di Taiwan hanno reagito accusando la Cina di aver offerto aiuti economici a Nauru per cambiare schieramento.

Pechino ha accolto con favore la decisione di Nauru, che era uno dei pochi stati rimasti a riconoscere ufficialmente Taiwan.

“È una svolta sorprendente perché negli ultimi anni Nauru è stata molto critica nei confronti della Cina”, ha dichiarato all’Afp Mihai Sora, un esperto della regione Pacifico del Lowy institute, in Australia.

Anna Powles, esperta di sicurezza del Pacifico presso la Massey university, in Nuova Zelanda, ha invece affermato che “la decisione di Nauru non è inaspettata e avrà sicuramente ripercussioni nella regione”.

Oggi solo dodici paesi riconoscono ufficialmente Taiwan: Belize, Città del Vaticano, Guatemala, Haiti, Honduras, Isole Marshall, Palau, Paraguay, Saint Kitts e Nevis, Saint Vincent e Grenadine, Santa Lucia e Tuvalu.

Nauru ha circa 12.500 abitanti ed è uno dei paesi più piccoli del mondo.