Ahmad Gharabli, Afp

Decine di persone sono rimaste uccise nella notte tra il 15 e il 16 gennaio nei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, dove la fase più intensa dei combattimenti si concluderà presto, secondo Israele.

L’esercito israeliano ha bombardato soprattutto Khan Yunis, la grande città nel sud della Striscia da tempo al centro dei combattimenti.

Secondo le autorità di Hamas, l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza ha causato finora la morte di 24.285 persone, circa l’1 per cento della popolazione del territorio. L’attacco di Hamas del 7 ottobre ha invece causato circa 1.140 vittime in Israele, secondo un conteggio dell’Afp basato sugli ultimi dati israeliani disponibili.

Circa 250 persone sono state prese in ostaggio e 132 si trovano ancora nella Striscia, anche se circa venticinque potrebbero essere state uccise, secondo le autorità israeliane. Circa cento ostaggi sono stati liberati durante una tregua alla fine di novembre.

“All’inizio della guerra avevamo avvertito che la fase più intensa dell’operazione militare sarebbe durata circa tre mesi”, ha dichiarato la sera del 15 gennaio il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant. “Nel nord della Striscia di Gaza questa fase è finita. Nel sud non manca molto”.

L’esercito israeliano ha affermato che una delle quattro divisioni che hanno partecipato all’offensiva di terra ha lasciato la Striscia il 15 gennaio.

Allo stesso tempo, però, il governo israeliano insiste sul fatto che il conflitto andrà avanti per mesi, e il 15 gennaio ha stanziato quindici miliardi di dollari per coprirne i costi.

Secondo Hamas, i bombardamenti israeliani nella notte tra il 15 e il 16 gennaio hanno causato 78 vittime.

Morti due ostaggi

Il 15 gennaio il gruppo palestinese ha annunciato la morte di due ostaggi israeliani tramite un video in cui si vede una giovane donna, anch’essa in ostaggio, confermarne il decesso.

Secondo il braccio armato di Hamas, “sono morti nei bombardamenti sionisti”.

L’esercito israeliano ha reagito denunciando “l’uso brutale di ostaggi innocenti”.

Intanto, il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres è tornato a chiedere un “immediato cessate il fuoco umanitario” per favorire la consegna degli aiuti umanitari agli abitanti della Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi.

Secondo le Nazioni Unite, 1,9 milioni di abitanti della Striscia su un totale di circa 2,4 milioni sono stati costretti a lasciare le loro case.

La guerra sta alimentando le tensioni in tutta la regione. Il 15 gennaio un cargo statunitense in navigazione nel golfo di Aden è stato colpito da un missile lanciato dai ribelli huthi dello Yemen, che dicono di agire in solidarietà con gli abitanti della Striscia di Gaza.

La settimana scorsa gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno bombardato le postazioni degli huthi nello Yemen per cercare d’indurli a mettere fine agli attacchi.

L’Iran ha invece rivendicato il 16 gennaio un raid nel Kurdistan iracheno, sostenendo di aver distrutto “un centro di spionaggio israeliano”.