Il primo ministro polacco Donald Tusk, Varsavia, 12 dicembre 2023. (Aleksandra Szmigiel, Reuters/Contrasto)

Il primo ministro polacco Donald Tusk ha annunciato il 24 gennaio che, come aveva promesso in campagna elettorale, è pronto a presentare in parlamento un progetto di legge per liberalizzare l’aborto. Attualmente la legge polacca sull’interruzione volontaria di gravidanza è tra le più restrittive d’Europa.

In mattinata il governo polacco aveva già approvato un progetto di legge che prevede l’accesso libero alla pillola del giorno dopo.

Sia l’aborto sia la pillola del giorno dopo erano stati strettamente limitati dal precedente governo nazionalista e populista.

Coalizione civica (Ko), l’alleanza centrista guidata da Tusk, “presenterà nelle prossime ore un testo che autorizza l’aborto fino alla dodicesima settimana di gravidanza”, ha affermato Tusk nel corso di una conferenza stampa.

La condanna della Cedu

Attualmente l’aborto è consentito solo in caso di stupro, incesto o quando la vita della gestante è in pericolo.

Nel 2020 la corte costituzionale si era schierata al fianco del governo nazionalista dichiarando incostituzionale l’aborto in caso di malformazioni del feto.

Nel dicembre 2023 la Corte europea dei diritti umani (Cedu) aveva condannato la Polonia per aver negato alle donne l’accesso all’aborto in presenza di “anomalie fetali”.

Di recente il nuovo governo europeista ha anche ripristinato i finanziamenti pubblici per la fecondazione in vitro.

L’accesso alla pillola del giorno dopo sarà libero dai quindici anni in su, mentre sotto i quindici anni sarà necessaria una prescrizione medica.

“Stiamo restituendo alle donne il diritto di disporre del proprio corpo”, ha affermato sul social network X il ministero della salute.

Nel 2022 in Polonia sono stati eseguiti solo 161 aborti legali, contro i circa duemila all’anno del periodo precedente al 2020.

Secondo le organizzazioni femministe, ogni anno circa centomila donne interrompono la gravidanza usando pillole abortive, vietate in Polonia, o andando all’estero.

Nel marzo 2023 un’attivista polacca, Justyna Wydrzyńska, è stata condannata a svolgere lavori socialmente utili per aver fornito assistenza a un aborto.