Il senato francese, Parigi, 28 febbraio 2024. (Stephane De Sakutin, Afp)

L’inserimento nella costituzione francese della “libertà garantita” all’aborto ha superato il 28 febbraio l’ostacolo principale con il via libera del senato, che ha eliminato gli ultimi dubbi sull’adozione della riforma.

Nonostante le resistenze di alcuni senatori di destra e di centro, che hanno la maggioranza alla camera alta, il senato ha approvato il testo proposto dal governo senza modifiche.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha immediatamente convocato il congresso, che riunisce tutti i deputati e senatori, per un voto finale sulla riforma il 4 marzo. Il congresso dovrà approvare la riforma con una maggioranza qualificata del 60 per cento.

L’emendamento costituzionale, che era stato adottato quasi all’unanimità dall’assemblea nazionale il 30 gennaio, è stato approvato dal senato con 267 voti a favore e 50 contrari dopo un dibattito durato più di tre ore.

“Il senato ha scritto una pagina importante della storia dei diritti delle donne”, ha affermato il ministro della giustizia Eric Dupond-Moretti, aggiungendo che la Francia diventerà “il primo paese al mondo” a inserire la libertà garantita all’aborto nella costituzione.

“È un’immensa vittoria del movimento femminista”, ha affermato Mélanie Vogel, senatrice della formazione ambientalista Les Écologistes.

“È un passo importante, anche se avremmo preferito che l’aborto fosse inserito nella costituzione come diritto, piuttosto che come libertà garantita”, ha dichiarato all’Afp Danielle Gaudry del collettivo “Aborto in Europa, le donne decidono”.

In un momento in cui il diritto d’aborto è messo in discussione negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei, il governo francese ha fatto di questa riforma una delle sue priorità.

L’esecutivo ha scelto la formulazione “libertà garantita” come compromesso tra un precedente testo approvato dall’assemblea nazionale, che conteneva la parola “diritto”, e un altro approvato dal senato, che si limitava a parlare di “libertà”.

L’emendamento stabilisce che “spetta alla legge stabilire le modalità per esercitare questa libertà garantita alle donne”.