30 novembre 2017 18:33

Efrem è eritreo, ha 25 anni e all’alba del 30 novembre ha riabbracciato sua sorella Shewa che non vedeva da 17 anni. Shewa e suo marito, che ora abitano in provincia di Perugia insieme ai loro figli, sono arrivati in Italia nel 2000 rischiando la vita sulla rotta del Mediterraneo centrale, percorsa ogni anno da migliaia di persone che lasciano l’Eritrea e provano a imbarcarsi nei porti libici a bordo di mezzi precari diretti in Europa.

Efrem, invece, è arrivato il 30 novembre da Addis Abeba all’aeroporto di Fiumicino di Roma in aereo con altri 25 rifugiati che hanno aperto un nuovo corso per i corridoi umanitari, organizzati dalla Comunità di sant’Egidio insieme alla Comunità episcopale italiana (Cei), con la Caritas e la Fondazione Migrantes. Efrem e Shewa si sono scambiati un abbraccio lunghissimo, prima di guardarsi negli occhi. Poi Shewa ha detto al fratello che finalmente potrà conoscere i suoi figli. “È stato per tutti un momento molto emozionante”, ha raccontato Daniela Pompei, responsabile immigrazione della Comunità di sant’Egidio.

L’arrivo di Efrem dall’Etiopia è stato possibile grazie al protocollo firmato tra il ministero degli esteri e il ministero dell’interno e che prevede l’arrivo di cinquecento persone dai campi profughi dell’Etiopia. Nel primo gruppo di richiedenti asilo erano presenti sudsudanesi, eritrei, somali, spiega Pompei. “Un terzo di loro sono bambini”, spiega. “Sono tutti potenziali richiedenti asilo e stamattina hanno presentato la richiesta di protezione internazionale in Italia”.

I nuovi arrivati saranno accolti nelle strutture della Caritas diocesana e della Comunità di sant’Egidio in diverse città d’Italia, da Ragusa a Ventimiglia, dove saranno avviati percorsi di integrazione, a partire dallo studio della lingua italiana. “È stato interessante vedere che gli immigrati che vivono in Italia da tanti anni si stanno mettendo a disposizione per ospitare i nuovi arrivati e per fare da mediatori”, sottolinea Pompei.

Cosa sono i corridoi umanitari
Quello del 30 novembre è il primo corridoio umanitario dall’Africa: i primi due sono stati aperti con il Libano ed erano pensati per i richiedenti asilo siriani, mentre quello da Addis Abeba è pensato soprattutto per i profughi che scappano dai paesi del Corno d’Africa e alla fine riguarderà 500 persone.

“Il criterio di selezione è quello della vulnerabilità: si tratta spesso di persone che hanno problemi di salute, oppure sono segnalate dalle organizzazioni umanitarie come l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr)”, spiega Pompei. Con il primo protocollo sono arrivati in Italia più di mille profughi siriani e con il secondo protocollo con il Libano, sottoscritto nel novembre del 2017, ne arriveranno altri mille, complessivamente saranno arrivate in Italia 2.500 persone.

“Il bilancio del primo protocollo dal Libano è molto positivo, le persone che sono arrivate con i corridoi umanitari si sono integrate senza problemi, quasi tutte lavorano e stanno studiando l’italiano”, ha detto Pompei. Nel frattempo si sono aperti corridoi umanitari in altri paesi europei come la Francia e il Belgio. “In Francia siamo già al secondo viaggio e anche lì arriveranno cinquecento persone dal Libano: sopratutto siriani e iracheni”, continua Pompei.

Il 22 novembre, invece, anche Bruxelles ha sottoscritto un protocollo che permetterà l’arrivo di 150 persone, in parte dalla Turchia e in parte dal Libano. “I corridoi umanitari, che sono completamente autofinanziati da privati, stanno diventando una buona pratica a cui ispirarsi in tutti i paesi europei. Quello che chiediamo è che il metodo della sponsorship diventi una possibilità al livello normativo per arrivare in Europa in maniera legale”, conclude Pompei.

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