31 agosto 2018 16:57

Abitiamo a Berlino con tre figli piccoli e, nonostante la gioia di tornare in Italia per le vacanze, questi due traslochi all’anno ci distruggono. Ci abitueremo prima o poi? –Anna e Michi

Ho vissuto all’estero otto anni e so di cosa parlate. A dicembre, mentre tutti mi chiedevano perché mai fossi tornato in Italia, io mi crogiolavo all’idea di non dover più prendere un aereo per andare a pranzo dai nonni a Natale.

Viaggiare regolarmente con i bambini è faticoso ma la mia amica Liz, che fa su e giù tra l’Italia e la Florida con due figlie, ha scritto un bel pensiero al riguardo: “Mentre le guardavo avanzare sicure verso il gate dell’imbarco, con le loro code di cavallo penzolanti e i loro trolley al seguito, ho pensato: niente più passeggini; niente più controlli sul liquido nel biberon; niente più corse verso un bagno con fasciatoio e niente più sollievo cosmico per aver portato un cambio in più, visto che la cacca gialla ha imbrattato completamente la tutina; niente più sorrisi al controllo bagagli né trattamenti speciali all’imbarco; niente più frenetiche passeggiate lungo il corridoio dell’aereo per farle smettere di piangere; niente più imprecazioni perché hai fatto cadere il ciuccio sul pavimento lercio dell’aereo; niente più attesa per un taxi gigante in cui entrino i seggiolini dell’auto, accessori vari e quella scorta infinita di pannolini che avevi portato per il volo. È veramente strana questa cosa che i bambini crescono. A ogni stadio ti viene da pensare che resteranno così per sempre. Invece crescono. E, anche se la nostalgia ti spezza un pochino il cuore, è una gran figata”.

Questa rubrica è uscita il 24 agosto 2018 nel numero 1270 di Internazionale, a pagina 12.

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