16 giugno 2018 13:17

Kid Cudi & Kanye West, Feel the love
Per raccontare Kids see ghosts, il nuovo disco di Kanye West e Kid Cudi, si potrebbe partire dal fondo. Da Cudi montage, l’ultimo brano in scaletta, che nei suoi tre minuti di durata attraversa i generi più diversi: rap, gospel rock ed elettronica. Nelle strofe il pezzo è costruito su un campionamento di Kurt Cobain, mentre nel ritornello la melodia si apre come in una canzone di Bon Iver.

Oppure si potrebbe cominciare proprio dall’inizio, dall’inno all’amore universale di Feel the love. Tocca a Kid Cudi fare la parte del buono e a Kanye West, tanto per cambiare, quella del cattivo: Cudi canta di amore, West decostruisce la melodia, rappando in prima persona e imitando con l’autotune i colpi delle armi da fuoco, con un quasi futurista “Grrrat-gat gat-gat, gat, ga-gat-ga-ga-gat”.

Kids see ghosts è superiore al pur buono Ye, l’album di Kanye West pubblicato il 1 giugno e accolto in modo ingeneroso dalla critica. La compagnia di Kid Cudi fa bene al rapper cresciuto a Chicago, gli dà una leggerezza che ultimamente gli mancava. Il disco, che ha appena sette pezzi (come lo stesso Ye e come Daytona, l’album di Pusha-T prodotto da West) è un ginepraio di idee, spunti brillanti e sorprese sonore, non solo nei brani già citati. Prendete Fire, che campiona They’re coming to take me away, surreale brano degli anni sessanta di Jerry Samuels. Oppure ascoltate Freeee (Ghost town, pt. 2), che si apre con l’estratto di un discorso dello scrittore e attivista nero Marcus Garvey (ma West non era amichetto di Trump?), o ancora il brano che dà il titolo al disco, una storia di fantasmi per adulti problematici.

Rispetto alla cupezza di Ye, Kids see ghosts sembra quasi un disco solare, anche se sullo sfondo restano sempre i disturbi mentali dei due musicisti, entrambi in cerca di pace e redenzione. Sui testi Kid Cudi poteva lavorare meglio, visto che tende a risolvere tutto con un generico amore verso dio e verso il prossimo. Però gli arrangiamenti sono così a fuoco che a tratti fanno venire in mente lo splendido My beautiful dark twisted fantasy, anche se non arrivano minimamente a quel livello. A conti fatti, per ora Kids see ghosts è uno dei dischi migliori del 2018.

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Jorja Smith, Teenage fantasy
Un debutto con i fiocchi, quello della ventenne britannica Jorja Smith, già segnalata dalla Bbc nella classifica Sound of, quella che ogni anno segnala i giovani musicisti più promettenti del mondo anglofono (in quella lista in questi anni ci sono finiti Adele, James Blake e Frank Ocean, per citarne alcuni).

Lost & found è un disco rnb un po’ senza tempo, che a tratti fa pensare ad Amy Winehouse. Certe parti strumentali invece rimandano più al trip hop dei Massive Attack. A Smith tra l’altro non mancano né la voce né la presenza scenica, come ha dimostrato anche nella sua recente performance per la radio Npr.

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Father John Misty, Hangout at the Gallows
Nei giorni scorsi sono stato al Primavera sound e ho visto il concerto di Father John Misty. Non è proprio un simpaticone e non si capisce se la sua attitudine bohémien sia sincera oppure no, però è bravo. Tiene alla grande il palco, canta bene e i pezzi sono belli.

Dopo lo splendido I love you, honeybear del 2015, il successivo album Pure comedy era stato meno brillante. Ma con il nuovo album God’s favourite customer Tillman è tornato in ottima forma. Per comporlo si è chiuso due mesi in una stanza d’albergo. Le nuove canzoni non sono molti diverse dal solito: pop apocalittico per radical chic newyorchesi. Ma sono di ottima fattura.

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Noyz Narcos, Casa mia
Uno dei dischi italiani più attesi di quest’anno, perlomeno nel mondo dell’hip hop, era Enemy, il ritorno sulle scene di Noyz Narcos, rapper romano cresciuto nel collettivo Truceklan e autore di quel Verano zombie che ancora oggi rimane un disco di culto per gli appassionati del genere.

Il nuovo album di Noyz Narcos, che arriva a tre anni da Localz only, conferma le sue doti, tra un campionamento di Gabriella Ferri (Sinnò me moro) e un duetto con Salmo (Mic check). Ma la bravura di Noyz Narcos è quella di non cedere troppo alla nostalgia e di dare spazio alle nuove leve come Capo Plaza, che insieme al napoletano Luchè (veterano del rap napoletano) rende ancora più interessante il pezzo Casa mia.

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Spiritualized, I’m your man
Con il passare degli anni, Jason Pierce si è ammorbidito. Già nel precedente album Sweet heart sweet light, uscito nel 2012, si era abbandonato ad atmosfere più solari. Con il nuovo singolo, che anticipa il disco And nothing hurt, in arrivo a settembre, si va ancora oltre. I’m your man sembra quasi un pezzo doo-wop, di quelli che si ascoltavano nei jube box americani degli anni sessanta. E che chitarre, e che fiati.

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P.S. Playlist aggiornata. Buon ascolto!

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