04 agosto 2014 15:24

Da quando l’8 luglio sono cominciati i bombardamenti israeliani su Gaza 1.807 palestinesi hanno perso la vita, la maggior parte civili, e novemila sono rimasti feriti. Lo sostengono fonti mediche locali. I morti israeliani sono 66, tra cui due civili. Tra le vittime c’è anche un cittadino tailandese che lavorava in Israele.

Oliver Weiken, 30 anni, è un fotografo tedesco di base a Tel Aviv. Ha deciso di raccontare questo conflitto da Gaza, dove è arrivato il 13 luglio, documentando quello che succedeva nelle strade e negli ospedali, come quello di Al Shifa, e durante i cessate il fuoco. Molto spesso si è trovato davanti a scene brutali che ha deciso di non fotografare. “Penso che le persone possano capire meglio la guerra vedendo, per esempio, un’immagine che mostra la reazione delle persone a una tragedia”, dice il fotografo alla rivista Time. “A volte si scattano foto a persone morte, a bambini morti, ma penso che lo si debba fare con delicatezza. Non credo che l’immagine del cadavere di un bambino senza testa cambi qualcosa, perché le persone volterebbero lo sguardo”. Weiken dice di non sapere cosa succederà a Gaza. “Spero che tutto questo finisca presto. Si è già prolungato più di quanto pensassi”.

Andrew Burton, 27 anni, è un fotoreporter di Getty Images che invece ha trascorso due settimane in Israele, a pochi chilometri dal confine con la Striscia di Gaza. “A differenza di quello statunitense, l’esercito israeliano non prevede un programma ufficiale per i giornalisti che seguono le truppe, quindi abbiamo percorso a lungo le strade lungo il confine cercando militari israeliani”. Molte volte Burton è stato mandato via dalle truppe, ma in altri casi, soprattutto prima dell’attacco israeliano via terra, è riuscito a fotografarle. Ha anche immortalato gli israeliani che seguono le operazioni militari dalle colline, i funerali dei soldati e alcune proteste di cittadini israeliani che chiedono la fine dei combattimenti. “In Israele, dato che quasi tutti hanno fatto il servizio militare, sembra che le persone sentano in modo molto più forte la necessità di difendere il proprio paese”, spiega Burton. “C’è un reale spirito patriottico”. Burton ora è tornato negli Stati Uniti, dove vive.

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