01 aprile 2022 16:25

La carriera fotografica di Andrew Kent, nato a Santa Monica nel 1948, ha cavalcato l’onda del rock degli anni settanta, ritraendo artisti come Elton John, Frank Zappa, Freddie Mercury, i Kiss e Jim Morrison. Ma è stata la manciata di anni trascorsa al fianco di David Bowie, dal 1975 al 1978, a costituire una storia a parte, straordinaria.

All’apice del successo negli Stati Uniti, trainato dagli album Diamond dogs (1974) e Young americans (1975), in cui lo stile del musicista inglese si fa decisamente influenzato dal soul e dal funk, Bowie decide di cambiare, ancora. In quegli anni risiede a Los Angeles, abusa di cocaina e si interessa di occultismo. Il suo fisico sta diventando quello del Thin white duke, il Duca bianco, che resta, in una storia artistica costellata da personaggi e reinvenzioni, quello in cui Bowie sarà più identificato anche negli anni successivi.

Nel 1976 pubblica Station to station, dove il suono resta funk ma si avvicina anche al krautrock, un genere sperimentale emerso tra gli anni sessanta e settanta nella Germania Ovest. Anche se registrato in California, l’album annuncia a suo modo l’esigenza di Bowie di tornare nel continente europeo, per non implodere e trovare un sollievo dalla dipendenza.

Andrew Kent segue il musicista in questo passaggio cruciale che lo porterà alla realizzazione della sua trilogia berlinese, composta da Low e Heroes, entrambi del 1977 e poi Lodger, nel 1979. Infatti finito il tour di Station to station, Bowie sceglie di stabilirsi prima in Svizzera e poi a Berlino Ovest. In realtà la nuova vita europea di Bowie è tutto fuorché stabile: viaggia in maniera frenetica con il suo entourage in treno e nave, perché in quel periodo detestava volare, fino a oltrepassare la cortina di ferro e arrivare a Mosca, nell’hotel Metropol, sulla piazza Rossa. “Non gli importava molto di avere una fotocamera davanti alla faccia tutto il tempo” racconta Kent, che ormai non è solo un fotografo libero di catturare ogni momento che ritiene significativo nelle giornate di Bowie, ma viene considerato un collaboratore fidato.

L’avventura di Kent è raccontata nella mostra David Bowie. The passenger che sarà esposta nel foyer del teatro Arcimboldi di Milano dal 2 aprile al 31 luglio. Curata da Vittoria Mainoldi e Maurizio Guidoni di Ono Arte, raccoglie cinquanta scatti, insieme a cimeli e documenti originali provenienti dall’archivio del fotografo.

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