Alexander Starritt si mette nei panni di uno degli archetipi più spaventosi del novecento: un soldato nazista che attraversa l’Europa orientale durante la seconda guerra mondiale. Nessun lettore (a parte gli psicopatici) ammirerà le azioni di guerra del soldato, ma dovrà fare i conti con le sue esperienze come assassino e vittima. Il sottile e teso romanzo di Starritt prende la forma di una lettera scritta da un anziano veterano di guerra tedesco al suo nipote britannico, Callum. Questi scambi sono tanto più significativi se si considera che il nonno dello scozzese Starritt era un soldato tedesco. Meissner, il nome del soldato di questo libro, ci racconta di aver passato sette anni nell’Europa dell’est, prima come artigliere e poi come prigioniero. L’azione si svolge nell’arco di alcuni giorni nel 1944, quando Meissner si unisce a un gruppo di razziatori tedeschi. La ritirata cattura il terribile momento in cui i nazisti, pochi anni prima travolgenti e conquistatori, si rendono conto che stanno per essere schiacciati. Le descrizioni del conflitto sono sconvolgenti. Ma Starritt mostra meno padronanza quando i personaggi cominciano a moraleggiare.

John Thornhill,
Financial Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1432 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati