Le valute digitali potrebbero essere poco sostenibili per il clima. Alcuni ricercatori hanno calcolato il consumo energetico legato alla produzione dei bitcoin, la più nota delle criptovalute. Il processo di mining (estrazione) comporta complesse operazioni informatiche, che consumano molta energia. Secondo le stime, il 39 per cento dell’energia usata proviene da fonti rinnovabili e il resto da fonti fossili, soprattutto carbone e gas naturale. Complessivamente nel 2020 il consumo energetico dei bitcoin è stato paragonabile a quello di un paese come l’Austria. Le conseguenze ambientali preoccupano per tre motivi. Primo, il fabbisogno energetico che serve a produrli aumenta invece di diminuire, come avviene di solito quando un settore diventa maturo. Secondo, in alcuni giorni la stima dei danni climatici legati a un singolo bitcoin è superiore al valore economico della criptovaluta. Terzo, in media i danni climatici equivalgono a 0,35 dollari per ogni dollaro di bitcoin, un dato molto alto. In conclusione, produrre la criptovaluta
sarebbe poco sostenibile, proprio come estrarre petrolio e allevare bovini. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1481 di Internazionale, a pagina 105. Compra questo numero | Abbonati