Colm Tóibín (Albert Llop, NurPhoto/Alamy)

Esiliato in Svizzera all’inizio degli anni trenta, Thomas Mann era preoccupato per i diari privati che aveva lasciato in Germania. Come scrive Colm Tóibín in Il mago, il suo romanzo biografico dedicato a Mann, l’autore “doveva portare i diari fuori da Monaco”. Se fossero caduti nelle mani dei nazisti, sarebbe stato sicuramente rovinato. In quanto padre di sei figli, non era mai stato accusato apertamente dal regime hitleriano di perversioni private. Ma questi diari, se pubblicati, avrebbero chiarito “chi era e cosa sognava”. Ciò che sognava, per lo più, erano giovani uomini affascinanti. Tóibín scava negli strati dell’inconscio del grande romanziere tedesco, invitandoci a comprendere la sua vita movimentata, monumentale, complicata e produttiva. Il matrimonio di Thomas con Katia Pringsheim fu complicato, dato il desiderio di Mann di svolgere il ruolo di pater familias borghese nonostante le sue continue tensioni omoerotiche. A quanto pare, la coppia era “giunta a un accordo”, una serie di taciti accordi in base ai quali “Thomas non avrebbe fatto nulla per mettere a repentaglio la loro felicità domestica”. Allo stesso tempo, a Katia era chiesto di capire e rispettare la sua ambivalenza sessuale. Il mago procede cronologicamente raccontando pezzi di vita separati, ma fin dall’inizio Tóibín gravita verso la vita interiore di Mann. In superficie, questa è la storia malinconica di un uomo sensibile ma represso che non riesce a connettersi con i propri impulsi autentici o a soddisfare i bisogni emotivi della moglie e dei figli. Ma Tóibín scava in profondità, passando al setaccio gli episodi della sua vita e raccogliendo gli spunti per le sue opere più importanti. Nel complesso, Il mago è un romanzo soddisfacente e scritto elegantemente. I suoi ritmi ampi e sottili, non tanto diversi da quelli dei romanzi di Mann, portano il lettore avanti e indietro nel tempo, tracciando una storia epica di esilio e grandezza letteraria, squadernando la psiche di un grande autore in modo tale che la vita dell’immaginazione diventi, alla fine, la vera e unica storia degna di essere raccontata.
Jay Parini, The New York Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1497 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati