Da inizi miseri negli anni ottanta, Gautam Adani è diventato l’uomo più ricco d’India. Ora, nell’arco di pochi giorni, il suo impero è stato scosso fino alle fondamenta. Il 24 gennaio un piccolo fondo d’investimento statunitense, la Hindenburg Research, ha pubblicato un rapporto che definisce l’Adani Group “il più grande imbroglio nella storia delle aziende”. Il gruppo indiano, che comprende sette società quotate in borsa, ha risposto affermando che il rapporto era “intenzionalmente malevolo”, “non fondato su ricerche” e finalizzato a “sabotare” l’offerta di azioni della sua azienda quotata più importante, la Adani Enterprises. Il gruppo ha inoltre affermato che la Hindenburg ha pubblicato il rapporto senza cercare mai di contattare i suoi dirigenti o di verificare il contesto dei fatti. “Siamo profondamente turbati dal tentativo sconsiderato di un soggetto straniero di fuorviare gli investitori e l’opinione pubblica”, ha scritto Jatin Jalundhwala, il principale legale del gruppo Adani.

Queste smentite non hanno impedito che molti investitori svendessero le azioni nelle sette aziende quotate della Adani subito dopo la pubblicazione del rapporto della Hindenburg e di nuovo alla riapertura dei mercati il 27 gennaio, dopo un giorno di chiusura festiva. In due giorni il loro valore è sceso di 47 miliardi di dollari, cioè del 22 per cento. Secondo la società di ricerca Harun Report, il patrimonio personale di Adani è passato da 122 a 93 miliardi di dollari.

La Hindenburg non avrebbe potuto scegliere un pesce più grosso. Dopo aver lasciato la scuola a 16 anni, Adani passò da un lavoro all’altro, commerciando prima in diamanti, poi in metalli e cereali, per arrivare infine nel settore delle infrastrutture. Oggi le sue aziende gestiscono alcuni dei più grandi porti dell’India, immagazzinano il 30 per cento dei cereali del paese, gestiscono un quinto della sua rete elettrica, un quarto del suo traffico aereo di linea e un quinto della produzione di cemento. Una sua joint venture con sede a Singapore sta per diventare la più grande azienda alimentare dell’India. Il gruppo Adani ha inoltre investito in porti strategici in Australia, Israele e Sri Lanka. Nell’ultimo anno le sue aziende quotate hanno registrato entrate per 25 miliardi di dollari, con un utile netto di 1,8 miliardi di dollari. Tra il 2023 e il 2027 l’Adani spenderà cinquanta miliardi di dollari in settori come l’energia pulita e l’idrogeno.

Rete complessa

Gautam Adani è considerato un grande imprenditore, ma in più occasioni alcuni investitori hanno espresso dubbi sull’amministrazione del gruppo e sulle sue finanze opache. Proprio di questo si è occupata la Hindenburg. Il suo rapporto descrive una complessa rete di fondi e società di facciata, alcune con sede alle Mauritius, che interagiscono con 578 aziende controllate dalle sette società quotate. Secondo la Hindenburg, nel 2022 questi soggetti sono stati coinvolti in 6.025 transazioni con il gruppo. Le strutture aziendali bizantine sono comuni in India e in altri mercati emergenti. Nel rapporto, però, si sostiene che l’Adani è “coinvolta in una sfacciata manipolazione azionaria e in frodi contabili”. Il fine di questa complessità sarebbe manipolare il valore delle azioni, convogliando soldi sui bilanci delle aziende quotate “per farle apparire in salute e solvibili”, in un contesto caratterizzato invece da grandi debiti e scarsa liquidità. Di conseguenza, ha scritto la Hindenburg, il valore delle aziende è stato gonfiato fino all’85 per cento e i buchi finanziari sono stati opportunamente nascosti. Queste irregolarità sono state rese possibili da “controlli finanziari praticamente inesistenti”: la Adani Enterprises ha 156 controllate, ma i suoi bilanci sono revisionati e approvati da un minuscolo studio contabile con pochi dipendenti.

Accuse simili, ha dichiarato l’Adani, sono state “respinte dai più alti tribunali dell’India”. Il 27 gennaio il gruppo ha diffuso una presentazione in PowerPoint che confuta le affermazioni della Hindenburg, evidenziando che l’indebitamento è in calo e le emissioni di debito sono state approvate da diverse agenzie di rating. “Stiamo valutando le misure a nostra disposizione e stabilite dalla legge indiana per rimediare e ottenere un’azione punitiva contro la Hindenburg Research”, ha scritto Jalundhwala. Su Twitter la Hindenburg ha risposto difendendo il suo rapporto e accogliendo a braccia aperte la prospettiva di un’azione legale, soprattutto negli Stati Uniti. “Abbiamo una lunga lista di documenti che potremo chiedere con l’apertura di un’azione legale”, ha affermato il fondo.

Intanto il rapporto ha gettato nel caos l’attesa offerta di azioni della Adani Enterprises, che avrebbe dovuto raccogliere 2,5 miliardi di dollari di capitali nuovi, in parte con l’obiettivo di ridurre il debito. La prima fase dell’operazione, che riguardava il 30 per cento dei titoli offerti, si è svolta il 25 gennaio: tutte le azioni sono state vendute, assicurando 735 milioni di dollari. Hanno partecipato importanti investitori, tra cui la Abu Dhabi Investment Authority e soggetti legati alle banche statunitensi Goldman Sachs e Morgan Stanley. Da allora, però, il prezzo delle azioni della Adani Enterprises è calato al di sotto del prezzo fissato nell’offerta e la fase successiva dell’operazione, che è cominciata il 27 gennaio e mette in palio il restante 70 per cento della azioni, ha faticato ad attirare investitori. ◆ gim

Da sapere
La fuga non si ferma

◆ Il 30 gennaio 2023 il gruppo Adani ha pubblicato un documento di 413 pagine per rispondere alle accuse del fondo speculativo Hindenburg Research, ma non è riuscito a fermare la svendita delle azioni delle sue società quotate, che fino al 1 febbraio avevano perso complessivamente 85 miliardi di dollari. Il crollo ha danneggiato anche i numerosi risparmiatori indiani che in questi anni hanno sostenuto la straordinaria crescita: negli ultimi cinque anni, per esempio, i titoli della Adani Enterprises erano aumentati del 3.000 per cento. Il 31 gennaio, intanto, si è conclusa l’offerta di una parte delle azioni della Adani Enterprises. L’azienda ha collocato tutti i titoli messi in vendita, incassando 2,5 miliardi di dollari. Il giorno prima era stato richiesto solo il 3 per cento delle azioni. Hanno comprato soprattutto grandi investitori internazionali, mentre i piccoli risparmiatori e molti investitori indiani si sono tenuti alla larga. Il gruppo Adani ha spiegato che i soldi incassati saranno spesi per finanziare progetti d’energia pulita e infrastrutture e per rimborsare debiti. The Wall Street Journal, Reuters


Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1497 di Internazionale, a pagina 100. Compra questo numero | Abbonati