Economia e lavoro

Molti paesi indebitati

“A sud del deserto del Sahara, finora solo due paesi hanno dichiarato insolvenza”, scrive Le Monde: il Ghana e lo Zambia. Ma le finanze pubbliche di molti altri stati stanno peggiorando, comprese quelle di “alcuni pesi massimi come la Nigeria, l’Etiopia o il Ke­nya”. Già a ottobre Abebe Aemro Selassie, responsabile del Fondo monetario internazionale per l’Africa, aveva dichiarato che diciannove dei trentacinque paesi a basso reddito dell’Africa subsahariana erano indebitati eccessivamente o rischiavano di diventarlo presto. Nella regione il debito pubblico ha raggiunto quasi il 60 per cento del pil, un livello paragonabile a quello dei primi anni duemila.

La luce in fondo al tunnel

Nelle sue stime pubblicate il 31 gennaio, il Fondo monetario internazionale (Fmi) prevede un rallentamento della crescita globale, che nel 2023 si fermerà al 2,9 per cento contro il 3,4 per cento del 2022. “Ma le sue stime”, scrive la Bbc, “sono più ottimistiche rispetto a quelle di ottobre, che per quest’anno calcolavano una crescita dello 0,2 per cento”.

Energia troppo cara

Nel 2023 l’industria tedesca pagherà l’energia il 40 per cento in più rispetto al 2021, cioè al periodo precedente l’esplosione della crisi energetica e la guerra in Ucraina. Lo sostiene uno studio realizzato dalla Allianz Trade , azienda di assicurazione del credito, scrive la Reuters. Secondo la ricerca, i rincari ridurranno gli utili delle aziende e in particolare gli investimenti, che nel caso della Germania dovrebbero diminuire di 25 miliardi di euro. Ma l’Allianz Trade giudica eccessivi i timori che l’industria europea perda terreno nei confronti di quella statunitense. Le aziende, invece, perderanno quote in settori come quello alimentare, della meccanica e dell’elettronica a favore di concorrenti asiatici, mediorientali e africani.

Meno chip alla Cina

Dongguan, Cina, 15 gennaio 2019 (Qilai Shen, Bloomberg/Getty)

Il Giappone e i Paesi Bassi hanno deciso di limitare le esportazioni in Cina di tecnologie per la fabbricazione di processori. Il 27 gennaio i due paesi hanno firmato con gli Stati Uniti un accordo che ha lo scopo di impedire all’esercito cinese di sviluppare armi avanzate, scrive il Financial Times. L’intesa arriva tre mesi dopo che Washington aveva imposto a sua volta controlli sulle esportazioni di queste tecnologie ed è un’ulteriore dimostrazione degli sforzi statunitensi di creare una rete di paesi alleati per frenare l’avanzata dell’industria dei processori cinese. La Casa Bianca, aggiunge il Wall Street Journal, ha inoltre intenzione d’impedire alla cinese Huawei Technologies, tra i leader mondiali nella produzione di dispositivi per le telecomunicazioni, di comprare tecnologie da aziende statunitensi, tra cui i processori avanzati usati nei telefoni e nei computer. Il motivo, spiegano fonti vicine al governo di Washington, è la necessità di proteggere la sicurezza nazionale. ◆

Altro da questo numero
1497 - 3 febbraio 2023
Abbonati a Internazionale per leggere l’articolo.
Gli abbonati hanno accesso a tutti gli articoli, i video e i reportage pubblicati sul sito.
Sostieni Internazionale
Vogliamo garantire un’informazione di qualità anche online. Con il tuo contributo potremo tenere il sito di Internazionale libero e accessibile a tutti.