◆ A quattromila metri sul livello del mare, nelle Ande boliviane, Potosí è considerata una delle città più alte del mondo. Subito a sud del centro urbano la vetta del Cerro Rico (“colle ricco”) raggiunge i 4.782 metri. La città fu fondata nel 1545, all’epoca della colonizzazione spagnola, come centro minerario per sfruttare i giacimenti d’argento della montagna. In quegli anni la miniera era la più grande del mondo e forniva enormi quantità di metallo prezioso ai conquistadores.

Potosí fu fondata nel 1545 come città mineraria, all’epoca della colonizzazione spagnola, per sfruttare i giacimenti d’argento del Cerro Rico. (Earthobservatory/Nasa)

Quest’immagine, scattata dal satellite Landsat 8 della Nasa, mostra lo stretto rapporto tra Potosí e il Cerro Rico. Il centro abitato si estende infatti fino alle pendici della montagna, mentre più a sud si vedono alcuni bacini di decantazione dei residui minerari.

Il Cerro Rico è un vulcano estinto che si formò nel miocene, lungo una striscia di giacimenti di stagno e argento. In seguito all’erosione rimase esposto un nucleo con vene d’argento. L’accesso relativamente facile favorì poi la rapida crescita dell’attività mineraria. L’estrazione dell’argento raggiunse il culmine alla fine del cinquecento, quando la montagna ospitava più di seicento miniere. Nei secoli successivi fu avviata l’estrazione dello stagno e dello zinco.

Potosí è patrimonio mondiale dell’Unesco per la sua rilevanza storica ed economica. Tuttavia, quasi cinque secoli di attività mineraria hanno reso instabile il Cerro Rico, che sta lentamente sprofondando, e aumentato il degrado ambientale. “Bisogna intervenire con urgenza per proteggere le vite umane ed evitare un ulteriore deterioramento del sito”, scrive l’Unesco.–Kathryn Hansen (Nasa)

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Questo articolo è uscito sul numero 1505 di Internazionale, a pagina 107. Compra questo numero | Abbonati