Solo quando ho preso in mano Rifiuto di Tony Tulathimutte mi sono resa conto di quanto possa essere divertente leggere un libro su un gruppo di perdenti del cazzo. Per loro le cose vanno da schifo: sono degli inetti, soli, ossessionati da se stessi, moralisti e prigionieri delle proprie convinzioni. Ma per noi perversi è un piacere e Tulathimutte, che è il nostro re incontrastato, trasforma la condizione del perdente in uno squallido carnevale tutto suo. Tulathimutte espone il progetto – il suo e quello dei suoi personag-gi – con una precisione diagnostica e iper-analitica; mentre osservi la sua parata di fallimenti e patologie personali, lui è dieci passi avanti rispetto a qualunque reazione tu possa avere. Così non ti resta che abbandonarti al piacere malato di guardare persone già squallide umiliarsi da sole, come quando un tipo sudaticcio e sedicente “alleato femminista” viene respinto da una ragazza e sbotta con un “Grrr… Sono finito di nuovo nella friend zone!”, agitando i pugni verso il soffitto, per poi creare un profilo su un sito di incontri con la frase: “Serissimo, senza compromessi, sul consenso. Fan numero uno dell’aborto”. I personaggi di Rifiuto hanno perso il contatto con il progetto fondamentale dell’essere vivi, lo stesso che si manifesta in ogni pagina di questa raccolta: hanno dimenticato quanto possa essere gratificante, spaventoso e straordinario cercare di comprendere un’altra persona.
Jia Tolentino, The New Yorker
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Questo articolo è uscito sul numero 1635 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati