Scrivere sinfonie nell’Unione Sovietica del dopoguerra (1955-90) implicava seguire una tradizione. Galina Ustvolskaja però la rifiuta in modo completo e spesso aggressivo: esprime un rapporto personale con la religione ortodossa e una resistenza all’autoritarismo e all’ateismo sovietici. Il sottotitolo della terza sinfonia è “Gesù, Messia, salvaci!”. Gli appassionati recitatori della terza e della quarta sinfonia intonano un inno dell’undicesimo secolo sullo sfondo di solenni corali strumentali, versetti e ritornelli che ricordano la forma e l’armonia delle tarde opere religiose di Stravinskij. C’è qualcosa di antico e immobile in questa musica. Cantata da un fanciullo nel secondo movimento della prima sinfonia, una favola infantile macabro-poetica di Gianni Rodari ci riporta magicamente nel mondo dell’Uccello di fuoco e della Sagra della primavera. Queste interpretazioni, accuratamente preparate, offrono il profilo più convincente di Ustvolskaja come artista pienamente autonoma. Anche la registrazione è esemplare nel catturare l’intera gamma di volume e intensità richiesta. Il libretto riporta sia i testi cantati sia le traduzioni e un ottimo saggio di Elena Dubinets.
Peter Quantrill, Gramophone
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Questo articolo è uscito sul numero 1644 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati