L’attore Paul Mescal è un uomo fortunato. Sono parole sue, non mie. Nel corso della nostra conversazione, quando per lui a Londra, nel Regno Unito, è mattina e per me a New York, negli Stati Uniti, è quasi l’alba, Mescal pronuncia la parola “fortunato” almeno otto volte per descrivere la sua vita e la sua carriera.

È stato fortunato ad andare a scuola a Maynooth, in Irlanda, dov’era obbligatorio per gli studenti fare un provino per il musical della scuola. È stato fortunato a diplomarsi in recitazione proprio nel momento in cui la Bbc stava cercando attori per Normal people, la serie tv che ha fatto decollare la sua carriera. E soprattutto è stato “molto, molto fortunato” perché la sua interpretazione di Connell Waldron ha attirato l’attenzione di tre giovani registe: Charlotte Wells, che lo ha scelto come protagonista di Aftersun, apprezzato film indipendente del 2022, e la coppia composta da Saela Davis e Anna Rose Holmer, autrici di God’s creatures, in cui Mescal esplora il cuore di tenebra del film interpretando il personaggio di Brian O’Hara, un ragazzo che torna nel suo luogo d’origine, un isolato villaggio di pescatori in Irlanda, e crea scompiglio.

“Non sono religioso, ma ho avuto l’impressione che quel ruolo mi sia arrivato dall’alto”, spiega Mescal durante l’intervista su Zoom.

Il personaggio di O’Hara è l’antitesi di quello di Connell. Il ruolo in Normal people ha trasformato Mescal in un beniamino del pubblico e della stampa popolare. O’Hara, invece, non è certo un personaggio da Instagram. Nessuna ragazza e nessun ragazzo vorrebbero essere come lui.

Per Mescal il passaggio dall’anonimato alla fama è stato rapidissimo, e non sempre facile. Normal people, basato sul romanzo Persone normali di Sally Rooney (Einaudi 2020), racconta l’amore tra due adolescenti appassionati di Proust e gli ha permesso di vincere il premio Bafta (il più importante riconoscimento del cinema britannico) come migliore attore in una serie tv.

È diventata la serie più vista della Bbc nel 2020, ma ha anche creato un interesse malsano per il suo corpo, in un momento in cui vedere due adolescenti che vanno a letto insieme rappresentava per molti una fuga dalla distopia del lockdown. “In Normal people c’erano molte scene di sesso”, ammette Mescal. “Ma penso che sia sgradevole quando l’attenzione nei tuoi confronti diventa morbosa. Ho imparato che posso affrontare tutto questo semplicemente fregandomene”.

Mescal aveva previsto il successo della serie, ma non era preparato al livello d’attenzione che avrebbe creato. Anche per questo nel 2022 ha deciso di abbandonare i social network. “Ho pensato che dovevo scegliere: restare a bordo o saltare giù dal carrozzone. E ho capito che volevo scendere. Tra dieci anni potrei pentirmi di averli mollati, ma ora le cose stanno così”. Mescal, comunque, è rimasto attivo online abbastanza a lungo da scambiare una serie di messaggi su Twitter e Instagram con la musicista Phoebe Bridgers, con la quale ha avuto una relazione.

L’importanza del carattere

Di sicuro Mescal continua a interpretare uomini complessi e problematici. A dicembre ha debuttato all’Almeida theatre di Londra nel ruolo di Stanley Kowalski, l’uomo che violenta Blanche DuBois nell’opera di Tennessee Williams Un tram che si chiama desiderio. Al cinema il personaggio di Kowalski fu reso immortale da Marlon Brando. Saggiamente Mescal ha evitato di guardare il film del 1951, per non correre il rischio che la performance di Brando “inquinasse” la sua. “Quel paragone crea una grande pressione”, ammette.

Capita spesso che la critica incoroni un giovane attore presentandolo come “il nuovo Brando”, ma nel caso di Mescal il paragone sembra adeguato. Lui, come Brando, è un discepolo della scuola di recitazione basata sul method acting ed è attratto dai film in cui il carattere del personaggio è più importante della trama. Per prepararsi a interpretare Ken Wilocek nel film del 1950 Il mio corpo ti appartiene, Brando trascorse tre mesi in un ospedale per reduci di guerra, tra i paraplegici. Per God’s creatures Mescal ha studiato gli allevatori di ostriche in Irlanda. Prima di cominciare le prove del suo prossimo film, Carmen (in cui interpreta un reduce della guerra afgana in un libero adattamento dell’opera scritta da George Bizet nel 1875), ha imparato a boxare. Un altro punto in comune con Brando: Mescal è bello. Ne è un esempio lampante il video del 2020 della canzone dei Rolling Stones Scarlet, in cui l’attore, alticcio, balla in modo sfrenato nell’hotel Claridge’s di Londra in canottiera bianca. Anche se la bellezza magnetica di Mescal è irrilevante rispetto al suo talento, sarebbe ipocrita sostenere che non sia un fattore significativo. Come per Brando in Un tram che si chiama desiderio, l’ingrediente segreto di God’s creatures è l’inquietante bellezza di O’Hara: la bocca carnosa, il naso aquilino, lo sguardo appassionato.

Vorremmo essere disgustati dagli uomini che compiono azioni orrende, ma la fascinazione manda in tilt la nostra bussola morale. “Cercavamo qualcuno che avesse la capacità di trascinare lo spettatore nel proprio mondo e disarmarlo”, racconta Saela Davis, coregista di God’s creatures. “Per il personaggio di Brian avevamo bisogno di un attore capace di sfoggiare un fascino e un carisma irresistibili, perché quello è il pericolo che nasconde O’Hara”.

Fantasma dell’opera

La fortuna è inutile se non si ha talento. Ma è vero anche il contrario. Ascoltando Mescal mentre parlava della sua carriera, mi sono chiesto cosa significhi trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Per Mescal il primo “posto giusto” è stata la Maynooth post primary school della contea di Kildare, nel 2013, un istituto in cui tutti gli studenti erano obbligati a fare un provino per il musical scolastico.

In qualsiasi altro istituto la pressione dei compagni avrebbe probabilmente impedito a Mescal di rispondere al richiamo del cerone e dei riflettori. “Avevo sedici anni e volevo che i miei amici mi considerassero ‘figo’”, racconta. “Sono sicuro che non mi sarei mai presentato ai provini, anche a causa della cultura maschilista che avevo assorbito dedicandomi agli sport di squadra. Ma, dato che dovevamo partecipare tutti, ho pensato ‘tanto vale dare il meglio’”.

Non è mai stato a suo agio davanti alla circolazione delle sue immagini di nudo su internet, anche se è orgoglioso delle scene di sesso che ha fatto

Sul palcoscenico Mescal ha tirato fuori lo stesso istinto infallibile che mostrava in campo, dov’era già una stella del football gaelico. Mescal ha ottenuto il ruolo del protagonista nel Fantasma dell’opera e presto ha scoperto che il cameratismo e la collaborazione che amava nello sport esistevano anche nel teatro, ma con risultati più costanti. In campo non tutte le partite finivano con una vittoria, mentre sul palco Mescal si sentiva un campione ogni sera. “Non ho mai provato una scarica di adrenalina paragonabile a quella”, ricorda.

A maggio del 2020, poco dopo il successo di Normal people, la sua vecchia scuola ha pubblicato un video dello spettacolo del Fantasma dell’opera che risaliva al 2013, una rappresentazione appariscente con un cast numeroso, un’orchestra da quindici elementi, una scenografia eccessiva e un uso piuttosto discutibile di barbe, baffi e quant’altro. Quando alla fine dello spettacolo Mescal si presenta sul palco per l’inchino, il pubblico si alza in piedi per un’ovazione.

L’attrazione che Mescal provava per il teatro non era del tutto imprevedibile. Suo padre, insegnante di scuola elementare, aveva lavorato sul palco in modo “semi-professionale”. “Gli piaceva molto recitare. E a me piacerebbe vederlo recitare ancora”. Dato che entrambi i genitori stanno per andare in pensione (sua madre è un’agente di polizia) probabilmente il padre avrà presto l’occasione di tornare in scena.

Qualche anno dopo il Fantasma dell’opera, Mescal ha capito che la recitazione avrebbe potuto essere qualcosa di più che un semplice hobby. A un certo punto ha pensato di entrare nell’esercito, ma un consulente scolastico gli ha chiesto se gli interessava la recitazione. “Se avessi vissuto a Londra, a Los Angeles o a New York avrei saputo che era possibile seguire quel percorso e trovare un lavoro. Ma, dato che vivevo a Maynooth, ci ho messo un po’ a capirlo”, spiega.

Maynooth, in ogni caso, è molto vicina al Trinity college di Dublino, in cui Mescal ha studiato recitazione alla Lir academy, fondata nel 2011 come risposta irlandese alla Royal academy of dramatic art di Londra. La sua insegnante, Hilary Wood, ricorda di aver capito fin dall’inizio che Mescal aveva un “talento sfacciato”. “Non ha paura di sbagliare. Ci mette sempre la faccia. È per questo che guardandolo hai l’impressione che porti la recitazione al limite”. Wood ricorda un pomeriggio in cui stava osservando Mescal, che all’epoca era al primo anno di studi. Gli era stato chiesto di lanciarsi in “un’improvvisazione assurda”, e il ragazzo stava interpretando un enorme insetto arrivato dallo spazio che non riusciva a uscire dalla stanza. “Era divertente, ma poi all’improvviso diventava disperatamente triste”.

Paul Mescal ai Bafta awards a Londra, 19 febbraio 2023 (Tristan Fewings, Getty Images for Bafta)

Pantaloncini corti

Ancora prima di diplomarsi alla Lir, Mescal era stato notato dal famoso Gate theatre di Dublino e scritturato per il ruolo da protagonista in una produzione molto movimentata del Grande Gatsby. Lo spettacolo è stato un successo, così come l’interpretazione di Mescal. Nel 2018 è tornato al Gate per altre rappresentazioni, oltre a essere ingaggiato per uno spot delle salsicce Denny & Sons che si trova ancora su YouTube. In passato Mescal ha dichiarato di avere le stesse probabilità di essere riconosciuto per strada per aver interpretato “l’uomo delle salsicce” quanto per la parte di Connell nella serie tv della Bbc.

Il problema è che Normal people gli ha procurato ammiratori poco interessati alle sue capacità e molto interessati al suo corpo. Mescal non è mai stato a suo agio davanti alla circolazione delle sue immagini di nudo su internet, anche se è orgoglioso delle scene di sesso in cui ha recitato, per la loro autenticità. Mescal e l’altra protagonista della serie, Daisy Edgar-Jones, hanno lavorato molto con Ita O’Brien, che si occupa di far sentire sicuri e a loro agio gli attori durante le scene di sesso e paragona il proprio lavoro a quello di un insegnante di valzer.

La cosa che davvero irrita Mescal è che, anche se vuole soprattutto discutere di recitazione, spesso si ritrova a dover parlare dei pantaloncini corti che indossa Connell. Questa attenzione morbosa non è del tutto scomparsa con il passare del tempo. “Ieri ho fatto un’intervista per Aftersun in cui un tizio mi diceva che ero entrato nella fase del papà sexy. Ho pensato ‘Che cazzo, devono interpretare in una chiave sessuale anche questa cosa?’”.

In Aftersun Mescal interpreta Calum, un padre che sta per compiere 31 anni (Mescal ne ha 27) e combatte con la depressione, nascondendola a sua figlia di undici anni, Sophie, durante una vacanza in un resort turco negli anni novanta. Mentre Sophie si avvicina speranzosa all’adolescenza, Calum fa i conti con le promesse non mantenute della sua vita. “Il principale ricordo che ho delle riprese è una sensazione di grande intimità”, spiega Mescal. “C’erano molte persone sul set, ma avevo l’impressione che tutto fosse creato per me, per Charlie (la regista), per Frankie (Corio, la giovane coprotagonista) e per un piccolo gruppo di professionisti con una cinepresa, che a volte immortalavano cose magnifiche in una parte del mondo che non avevo mai visitato”.

Liti di famiglia

Tutti i dubbi che Mescal aveva rispetto alle difficoltà di lavorare con una ragazzina sono svaniti all’inizio delle riprese. Lui cita una scena molto intensa, alla fine del film, in cui Sophie non accetta che Calum paghi per le sue lezioni di canto (“Smetti di provare a pagarmi le cose, lo so che non hai soldi”, dichiara Sophie). “Per me quel momento è particolarmente commovente, perché dimostra che a volte i figli riescono ad arrivare al centro delle insicurezze dei genitori”, spiega Mescal.

Quella scena gli ha ricordato le ansie che provava da bambino, a Maynooth. “Da ragazzino ero preoccupato per la situazione economica della mia famiglia, anche perché è l’aspetto che stressa più di ogni altro i giovani genitori”, racconta. “Mi domandavo sempre se anche le altre famiglie litigassero come la mia”.

Oggi Mescal pensa che quelle liti, che in fondo erano solo battibecchi, fossero piuttosto comuni in Irlanda in un momento in cui la cosiddetta Tigre celtica stava precipitando e il paese viveva una profonda recessione. “Ma all’epoca non ero in grado di contestualizzare”, spiega. Nel 2009 il Ryan report – una commissione d’inchiesta sugli abusi sui minori commessi da esponenti della chiesa cattolica – ha rafforzato le sensazione che l’Irlanda fosse alla deriva e che le vecchie certezze fossero solo falsità. “L’intero paese aveva perso completamente la testa”, ricorda Mescal. “In quel momento ha smarrito per sempre un punto di riferimento della sua identità”.

Tutte quelle turbolenze esterne alimentavano in Mescal le ansie tipiche dell’adolescenza, in quelli che chiama “gli anni da incubo”, tra i quattordici e i sedici anni. Quando gli chiedo di spiegarmi meglio, arrossisce. “C’erano alti e bassi”, precisa. “Attraversavo la pubertà, ero pieno di brufoli. Pensavo che le mie mani fossero troppo grandi per il mio corpo”. Ne agita una, come a scacciare un pensiero. “Sono situazioni normali, ma per me quegli anni sono stati molto difficili”.

Le cose sono cambiate il giorno in cui è salito sul palco della scuola. “Mi sono sentito a mio agio con il mio corpo”, ricorda parlando del Fantasma dell’opera. “Sul palco non ho provato imbarazzo per la mia mascolinità, anzi l’ho esplorata durante la recitazione. Credo che questo aspetto abbia influenzato la mia scelta dei ruoli, con personaggi come Brian e Calum. Ho capito che la mascolinità può essere espressa in molti modi. È qualcosa che continuerà ad attrarmi per il resto della mia carriera”.

Mescal ha scelto di recitare in film indipendenti perché tendono a privilegiare i personaggi rispetto alla trama. Ricorda di aver letto la sceneggiatura di Aftersun nel 2020 e di essere stato colpito dalla sua forza emotiva: “Ero disorientato, profondamente turbato. I personaggi non parlano solo per portare avanti la trama. Dicono quello che devono dire e soprattutto non dicono quello che non hanno bisogno di dire”.

Mescal è favorevole all’idea di approvare delle misure per sostenere i film indipendenti, attualmente schiacciati dalle piattaforme di streaming e dalla crisi delle sale cinematografiche. “L’apprezzamento per i film d’azione c’è sempre stato e ci sarà sempre, ma non credo che i grandi blockbuster potrebbero esistere senza i film indipendenti. E penso che in questo momento abbiamo bisogno di loro”.

Questo significa che dobbiamo accantonare l’idea di vederlo in un film Marvel, almeno in tempi brevi? Non è detto. Gli è piaciuto molto il grande successo dell’estate Top gun – Maverick (“Il film conosce il suo bersaglio e lo colpisce con precisione”) e ricorda che da bambino passava ore insieme al fratello (ha anche una sorella) recitando le scene del western I magnifici sette di John Sturges. “Ci piazzavamo sui braccioli del divano facendo finta che fossero cavalli”, ricorda. “Film come quelli ti coinvolgono con la loro velocità e la capacità di creare entusiasmo”.

Allergico ai complimenti

Anche se è sicuramente consapevole di avere talento, Mescal sembra allergico ai complimenti. Le sue parole sono piene di umiltà. Uno dei motivi per cui trova difficile affrontare la celebrità è che tende a distruggere le fragili dinamiche di gruppo che regolano la recitazione corale.

Per lo stesso motivo Mescal non riesce a immaginare di poter recitare in uno spettacolo costituito interamente da un monologo. Il suo approccio alla recitazione è radicato nella collaborazione. Si nutre del piacere di creare qualcosa all’interno di una squadra che riesce a trovare la strada giusta. “In quei momenti puoi guardare le persone che stanno lavorando con te ed essere orgoglioso”, spiega. “Non so come potrei recitare se non lo facessi con altri attori”. ◆ as

Biografia

1996 Nasce a Maynooth, in Irlanda.
2013 Sale per la prima volta sul palco durante un musical a scuola.
2020 Recita nella serie tv della Bbc Normal people, che diventa un successo internazionale.
2022 È il protagonista del film indipendente Aftersun, che gli vale una candidatura ai premi Oscar come miglior attore.
2023 Entra nel cast del seguito del Gladiatore di Ridley Scott.


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Questo articolo è uscito sul numero 1500 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati