Dopo mesi di discussioni, la Commissione europea ha deciso di rinnovare l’autorizzazione all’uso del glifosato, consentendone l’uso nei paesi dell’Unione per altri dieci anni.

Bruxelles ha spiegato di aver preso la decisione in base alle valutazioni dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa), e che l’autorizzazione è “soggetta a nuove condizioni e restrizioni”. Tra queste c’è il divieto di usare l’erbicida per seccare le colture prima del raccolto e “l’obbligo di adottare misure per proteggere gli organismi non bersaglio”. I governi nazionali possono comunque limitarne l’uso nei rispettivi paesi se ritengono troppo alti i rischi, soprattutto per la biodiversità.

Il glifosato è il principio attivo del Roundup, il diserbante più usato al mondo. Negli ultimi anni si è discusso molto di quanto sia sicuro da usare sulle colture alimentari e dei suoi possibili effetti sull’ambiente. Alcuni studi suggeriscono un collegamento tra l’erbicida e certi tumori, ma secondo altri il modo in cui è impiegato non dovrebbe essere pericoloso per i consumatori. La sostanza è stata analizzata approfonditamente dalle agenzie sulla sicurezza alimentare e chimica, ma tra i ricercatori non c’è ancora consenso.

L’autorizzazione all’uso del glifosato nell’Unione era stata rinnovata per cinque anni nel 2017. Prima della scadenza, nel dicembre 2022, l’Unione l’aveva prorogata di un anno per consentire all’Efsa di valutare 2.400 studi sul composto.

La proposta della Commissione di estendere l’autorizzazione per altri dieci anni non è stata approvata né respinta da un numero sufficiente di stati (era necessaria una maggioranza qualificata di almeno 15 dei 27 paesi, che rappresentassero almeno il 65 per cento della popolazione dell’Unione). Per questo Bruxelles ha dovuto prendere una decisione prima del 15 dicembre, quando sarebbe scaduta la proroga.

Studi contraddittori

L’Efsa ha pubblicato i risultati della sua indagine a luglio, affermando di “non aver individuato ambiti di preoccupazione grave” per la sicurezza delle persone, degli animali e dell’ambiente. Tuttavia ha ammesso di non poter valutare alcuni fattori, come gli effetti di una particolare impurità presente nel glifosato e i rischi per le piante acquatiche.

Nel 2022 l’Echa aveva concluso che non c’erano sufficienti prove scientifiche per affermare che il glifosato fosse cancerogeno, provocasse alterazioni del dna o danneggiasse la fertilità e la salute dei feti, ma aveva comunque confermato i timori sui possibili danni agli occhi e la tossicità per gli organismi acquatici.

Robin Mesnage, tossicologo del King’s college London, approva la decisione della Commissione perché, sebbene possa essere pericoloso per i coltivatori e gli altri utilizzatori se non si proteggono in modo adeguato, il glifosato non rappresenta un rischio per i consumatori. “Sul composto esistono fin troppi studi contraddittori, alcuni di scarso valore”, commenta, aggiungendo che molte valutazioni “ignorano il quadro complessivo”. Secondo Mes­nage se il glifosato fosse vietato potrebbe essere sostituito da sostanze chimiche ancora più tossiche e i costi di produzione degli alimenti potrebbero aumentare.

Altri invece hanno espresso delusione. “È inaccettabile che la Commissione abbia deciso di andare avanti, vista la quantità di prove scientifiche sugli effetti per la salute”, dice Natacha Cingotti, attivista dell’ong belga Health and environment alliance. “Non possiamo cancellare i decenni di esposizione a questa sostanza, ma l’Europa può ancora cogliere l’occasione per favorire il passaggio a un’agricoltura più sostenibile”. ◆ sdf

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Questo articolo è uscito sul numero 1539 di Internazionale, a pagina 101. Compra questo numero | Abbonati