Abbiamo due figli di sette e nove anni. Ho l’impressione che richiedano un livello di cura molto più alto di quello che i nostri genitori davano a me e ai miei fratelli. È un fatto generazionale o ho avuto genitori un po’ stronzi?–Emanuele

Un mesetto fa ho avuto un momento di sconforto sulle condizioni mediche dei miei figli. Premetto: tutti e tre sono in buona salute, ma mi sono sentito sopraffatto dalle diagnosi. Delle gemelle di quasi 17 anni, una delle due fa psicoterapia e una leggera cura farmacologica per gestire uno stato d’ansia che stava diventando preoccupante; mentre l’altra, per via di una lieve dislessia e deficit dell’attenzione, fa un incontro settimanale con una tutor e usufruisce di un piano didattico personalizzato (pdp) a scuola. Mio figlio più piccolo, di 13 anni, deve fare un’operazione per il varicocele che era prevista per questo mese, ma abbiamo dovuto rimandarla perché nel frattempo la dermatologa ha notato un neo sospetto e ha chiesto di farlo rimuovere. Ah, e poi tutti e tre portano o hanno portato l’apparecchio, che significa tre visite odontoiatriche al mese. Nulla di serio, ma a un certo punto mi sono sentito sommerso dagli appuntamenti medici e mi sono chiesto: “Possibile che i miei figli abbiano tutte queste magagne?”. Un amico mi ha suggerito di guardare le cose da un altro punto di vista: “Un tempo l’ansia, il deficit dell’attenzione, i nei sospetti o i denti storti venivano lasciati com’erano e i figli crescevano subendone le conseguenze. Oggi siamo più attenti e li curiamo di più. Facciamo più ‘manutenzione’, ma i figli crescono più sani”.

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Questo articolo è uscito sul numero 1593 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati