Cultura Libri
Mille donne prima di noi
432 pagine, 20 euro

La scrittrice indiana statunitense Asha Thanki propone una saga familiare, vagamente mistica e multigenerazionale che prende il via con la partizione di Pakistan e India nel 1947 e si conclude nella New York dei giorni nostri. Mille donne prima di noi ruota principalmente intorno alla vita di Amla, di cui scopriamo inizialmente l’infanzia spensierata a Karachi, interrotta quando la sua famiglia è costretta a trasferirsi nel Gujarat a causa del conflitto politico dovuto proprio alla famigerata partizione. I racconti delle difficoltà affrontate da Amla rivelano dettagli del suo matrimonio combinato all’età di 17 anni con un uomo gujarati decisamente misogino, ma gran parte del romanzo si concentra sulle relazioni tra donne, inclusi i legami tra Amla e sua zia Meenafa e, in età adulta, tra Amla e le sue figlie. Usando l’arte come tema centrale, Thanki costruisce con successo una narrazione avvincente e spesso straziante, tenuta insieme anche dalle proprietà magiche di un arazzo ricamato ereditato dalle donne della famiglia di Amla. L’opera, riccamente sviluppata, tocca inoltre temi come l’uguaglianza di genere, il sistema delle caste, la famiglia, l’amicizia e l’amore. I lettori e le lettrici che apprezzano le opere di Nadia Hashimi ed E.M. Tran probabilmente accoglieranno con entusiasmo questo racconto profondamente coinvolgente e appagante. Asha Thanki è una nuova voce letteraria da tenere sicuramente d’occhio.
Shirley Quan, Library Journal

Il bazar atomico
182 pagine, 12,00 euro

Il giornalista William Langewiesche apre Il bazar atomico (uscito per la prima volta nel 2007 in Italia) con un riferimento a Hiroshima e con una descrizione agghiacciante e precisa di come un’esplosione nucleare distrugge una città. Forse non era necessario un espediente così drastico per attirare l’attenzione sul vero argomento del suo libro: la diffusione illecita e inarrestabile delle armi nucleari in alcuni dei paesi più instabili del mondo. Il libro analizza con intelligenza i pericoli generati da questo ampliamento del campo di gioco globale. Il bazar atomico ha origine nel lavoro svolto da Langewiesche per il mensile The Atlantic per il quale era corrispondente prima di trasferirsi a Vanity Fair, e collega tra loro quattro sezioni distinte. Le immagini iniziali dell’apocalisse mettono in chiaro la situazione di estremo pericolo. Altrove, l’autore si concentra sui dettagli del contrabbando e della produzione di materiale nucleare, su nuovi tipi di minacce e tensioni tra paesi antagonisti e sulla carriera del dottor Abdul Qadeer Khan, il principale fornitore di tecnologia nucleare del Pakistan. È la prospettiva di Langewiesche su questi segnali inquietanti a rendere il suo libro insolito. “La nuclearizzazione del mondo è diventata la condizione umana, e non può essere cambiata”, scrive con autorevolezza. E sullo sfondo aleggia l’idea che forse stiamo entrando in un periodo storico in cui guerre nucleari regionali e limitate non siano una possibilità così remota.
Janet Maslin, The New York Times

Il ragazzo venuto dal mare
336 pagine, 20,00 euro

Il primo romanzo di Garrett Carr è ambientato a Killybegs, grande porto peschereccio irlandese e ogni elemento del libro e dei suoi personaggi è plasmato dal mare. Il ragazzo venuto dal mare abita un mondo in transizione, in cui le rigidità della chiesa e della famiglia si piegano sotto la spinta del vento costante. Il ragazzo che dà il titolo al libro è un bambino senza storia né famiglia, fino a quando non lo battezzano come Brendan ed è adottato da Christine e Ambrose Bonnar, che hanno già un figlio piccolo, Declan. Insieme si muovono tra le pieghe di una comunità ancorata a un’unica certezza: la natura inflessibile del mare, che domina l’intero libro e che sembra un dio, generoso ma geloso. Il mare modella ogni aspetto della vita, dall’arrivo misterioso di Brendan alla forma bassa dei bungalow costruiti nei pendii per sfuggire all’erosione dell’aria salmastra. La claustrofobia dei rapporti familiari nasce da una visione del mondo come luogo di delusione. Le piccole tirannie del dovere vestono i panni dell’amore filiale, soffocato dal linguaggio del sentimentalismo. Carr racconta queste relazioni attraverso un narratore che con sottile ironia riveste le tragedie del libro di eufemismi tipicamente irlandesi. Il romanzo impiega qualche pagina per trovare una sua voce, e le scene iniziali della scoperta di Brendan stonano leggermente con i drammi sociali che seguono. Ma l’apparente credulità della gente del posto, nel prendere la realtà per mistero, si rivela poi qualcosa di diverso, e più oscuro. Tuttavia, il romanzo compie ciò che solo l’arte può: mostrare come più verità possano coesistere in una stessa mente.
Nicholas Allen, The Irish Times

Austral
240 pagine, 16,00 euro

Austral vuole richiamare la nostra attenzione su quattro questioni: tre sono realtà storiche, la quarta è fittizia. Le tre vicende reali fanno riferimento alla colonia filonazista che una sorella di Nietzsche fondò con il marito in Paraguay e alla sanguinosa repressione e quasi sterminio della popolazione indigena, avvenuti decenni fa in Guatemala per mano del generale Efraín Ríos Montt. La parte fittizia ha a che fare con un libro incompiuto che la scrittrice di origine ebraica Aliza Abravanel stava scrivendo quando morì, vivendo in una colonia di artisti nel nord dell’Argentina. Austral è un romanzo riuscito solo in parte: sovraccarico di linee narrative ci allontana da quello che secondo me è cruciale, cioè il romanzo di Aliza Abravanel.
J. Ernesto Ayala-Dip, El País

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1631 - 12 settembre 2025
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