C’è molta ironia intorno al tutorial di Amadeus. Da quando ha lasciato la Rai per approdare all’americano Nove, gli ascolti del suo programma faticano a decollare. Mentre Stefano De Martino, erede del gioco preserale, sta velocemente sovrapponendo la propria immagine a quella del collega, Amadeus deve risalire la china, e cosa s’inventa per spezzare il sortilegio dello share? Una breve lezione casalinga su come individuare nella selva dei pulsanti il fatidico “9”. Vedere il conduttore dei record spendersi in un video fai-da-te, fa una certa impressione. Ma proprio come quei volenterosi che online ci insegnano a cambiare lampadine e sifoni, il buon Amadeus si rivolge agli spettatori più anziani, il suo zoccolo duro, semplificando l’urticante mondo fatto di piattaforme, streaming, smart tv, on demand, stringendo in mano il familiare e rassicurante telecomando. Con la precisione didattica che ricorda le lezioni tv di Alberto Manzi per un pubblico analfabeta, Amadeus scandisce il numero, indica il tasto da premere, torna più volte sul gesto da compiere con la pazienza che si deve a una platea di presbiti e di pollici abituati a movimenti ristretti. Con supponente distacco, noi sghignazziamo dell’impresa. Eppure lui, sano ragazzo di provincia diplomato in Rai, anche se ora gioca in campo commerciale, si comporta, al pari di un carabiniere, un medico o un maestro, come l’ultimo dei servitori pubblici. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1584 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati