A maggio del 2022 Liisa Heino, 45 anni, ha risposto a un appello online per un esperimento medico. Di certo non si aspettava che in soli due mesi il suo rischio di sviluppare il diabete si sarebbe ridotto, così come la sua stanchezza. Anche perché i consigli della neurologa Hanna Haveri, la “dottoressa ecologica di Lahti”, erano piuttosto insoliti. “Una volta alla settimana dovevo lavorare in piedi, a una scrivania alta nel bosco”, racconta Heino. “Mi piaceva molto, anche se a volte dovevo fare le acrobazie con un ombrello per proteggere lo schermo del computer dal sole. Ma mi aiutava a pensare fuori dagli schemi”.

Heino e le altre persone che hanno partecipato all’esperimento sono state sottoposte a prelievi di sangue e hanno compilato dei questionari sulla loro impronta ecologica, che durante l’esperimento in media è diminuita del 17 per cento. Inoltre, la sensazione di benessere è aumentata del 16 per cento e la stanchezza si è ridotta del 36 per cento.

Helsinki, Finlandia, novembre 2018. Bambini della scuola materna Kanava (Terraproject/Contrasto)

Lahti è la prima città al mondo a mettere in pratica un piano decennale di planetary health, che potremmo tradurre più o meno come “sanità ecologica”. L’idea è che combinare la tutela dell’ambiente e la cura della persona dia più vantaggi. “In passato, dopo aver fatto jogging, tornavo subito a casa, invece Haveri mi ha raccomandato di fare stretching distesa sul muschio o contro un albero”, spiega Heino. “Abbiamo anche imparato a cercare ingredienti naturali da inserire nelle nostre ricette. Adesso al miele aggiungo i germogli d’abete. L’ortica contiene molto ferro, così la uso per condire il purè di patate. Ora che lascio più selvatico il prato accanto alla nostra piccola casa delle vacanze, noto che è più facile trovarci molte erbe utili”. “Naturalmente il nostro campione era piccolo e senza gruppo di controllo”, dice Haveri. “Ma tutte le raccomandazioni si basavano su solidi dati scientifici”. Come quelli contenuti nello studio della professoressa Minna Huotilainen, dell’università di Helsinki, secondo il quale i tempi di ripresa dei pazienti sono più rapidi in un ambiente naturale. Anche il gruppo di ricerca di Marja Roslund, dell’università di Helsinki, da anni sottolinea i legami tra esseri umani e ambiente. “I bambini piccoli che giocavano in parchi giochi dov’erano state sparse foglie e terra sviluppavano un sistema immunitario più funzionante già dopo un mese”, spiega Haveri. Per questo oggi a Lahti ci sono asili nido che hanno i pavimenti di questo tipo. Un’azienda locale vuole produrre una sabbia “microbioticamente arricchita” per le sabbiere in cui giocano i bambini, ma con cosa la arricchirebbe esattamente resta un segreto.

La biodiversità

Il fatto che questi esperimenti siano condotti in Finlandia non è strano. Una delle teorie scientifiche più diffuse viene da proprio da questo paese: è l’ipotesi della biodiversità, secondo la quale le malattie che sviluppiamo sono dovute all’ambiente in cui viviamo, povero di biodiversità. Inquinamento, urbanizzazione, una dieta ripetitiva che prevede solo alcune verdure e l’estinzione massiccia di flora e fauna si rifletterebbero nel nostro intestino e sulla pelle. A tutto questo si possono ricondurre asma, eczemi, allergie, malattie autoimmuni come il morbo di Chron e molte altre patologie. Poiché il microbioma dei genitori ha una grande influenza su quello dei figli, il problema peggiora generazione dopo generazione. “I dati sul legame tra la salute dell’intestino e quella del cervello sono sempre maggiori”, dice Haveri.

Nel frattempo le aziende finlandesi hanno capito che c’è un potenziale mercato nel settore. Ma Haveri sottolinea che per migliorare il benessere bastano piccole “dosi” di natura. “Abbiamo perso l’equilibrio: dormiamo troppo poco, mangiamo più del dovuto e non consumiamo tutte le nostre energie perché non ci muoviamo abbastanza”, dice. “La tensione muscolare cresce e questo causa mal di testa cronici. La natura può aiutarci a guarire”.

Nei prossimi dieci anni la rete per la sanità ecologica di Lahti dovrebbe raggiungere duecentomila persone attraverso più di trenta progetti, che costeranno qualche milione di euro. Per soli dieci euro chiunque potrà avere accesso a otto sessioni di lifestyle coaching al centro di formazione Wellamo. L’ospedale sarà dotato di un “bosco della salute”, in cui si potranno ricevere consulenze su appuntamento. Ma perché un’amministrazione fa tanti investimenti per obiettivi vaghi come quello di “ripristinare il contatto tra esseri umani e natura”? E come mai questa politica non incontra alcuna resistenza? “Probabilmente dieci anni fa ci sarebbe stata ancora l’idea degli ecologisti con il dito alzato”, risponde Maria Ansas, del comune di Lahti. “Ma oggi sia le grandi aziende sia le piccole e medie imprese sono con noi. Qui se non hai un piano di sostenibilità, sei tu quello strano”.

I finlandesi sono disposti a seguire i progetti del governo, a patto che metta in pratica quello che dice. A Lahti, capitale verde europea nel 2021, non è un problema. “Vogliamo raggiungere la neutralità climatica entro il 2025, dieci anni prima dell’obiettivo nazionale”, dichiara Aino Kulonen, responsabile comunale per l’ambiente. “È un progetto ambizioso. La scelta di fonti d’energia rinnovabili per gli impianti di riscaldamento ha fatto la differenza, ma il peso dei trasporti sulle emissioni è invariato. Possiamo superare quest’ultimo ostacolo e diminuire l’anidride carbonica solo se le persone cominceranno a usare meno l’auto e a spostarsi a piedi, in bicicletta o in autobus”. La sanità ecologica comporta anche meno costi. “I tempi in cui la sanità pubblica si occupava di curare malattie infettive sono finiti”, spiega Riitta-Maija Hämäläinen, responsabile della sanità ecologica per il servizio sanitario regionale. “Siamo alle prese con l’aumento di patologie del benessere come il diabete o le malattie autoimmuni. È una sfida per il nostro sistema sanitario”.

È assurdo pensare che i finlandesi, con i loro 188mila laghi e boschi sparsi sul territorio nazionale, debbano imparare a fermarsi e a praticare i cosiddetti “bagni nella foresta”. Ma anche nel paese scandinavo la lontananza dalla natura è un dato di fatto. “Le nostre città sono molto giovani, alcune hanno meno di un secolo”, sostiene Hämälaïnen. “Lo stile di vita cittadino è diventato bruscamente la norma e la familiarità con la natura delle vecchie generazioni non è stata trasmessa. Purtroppo in Finlandia la palestra è più popolare del bosco”.

“Lahti è una città estesa, con negozi, uffici e case in diversi punti”, dice Kulonen. “È facile quindi che l’auto diventi la scelta più comoda. E un piano urbano della mobilità non è una cosa che si può correggere in fretta”. Considerata la grande offerta di cibi grigliati e fastfood, non c’è poi da stupirsi che in alcune regioni finlandesi solo il 40 per cento delle donne e appena il 12 per cento degli uomini consumi la dose giornaliera consigliata di verdura. “Siamo uno dei paesi europei più americanizzati”, commenta Paivi Vihma, insegnante di educazione fisica. “Gli inverni aspri e bui non aiutano. Da novembre ad aprile abbiamo la tendenza a rifugiarci al chiuso, con l’eccezione del tragitto in auto da e verso il lavoro. A volte, per mesi, vedo i miei vicini solo da lontano”.

L’esperimento di Lahti è importante anche per il resto dell’Europa, dove due abitanti su tre vivono in città. “Non c’è abbastanza natura per dare a tutti un pezzo di terra in campagna”, dice Haveri. “Sarà la natura a venire in città. Se tra dieci anni, grazie a questo progetto, vedremo più pareti e tetti verdi, meno persone sovrappeso e più movimento, ne andrò molto fiera”. ◆ vf

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Questo articolo è uscito sul numero 1501 di Internazionale, a pagina 62. Compra questo numero | Abbonati