Europa

L’arrivederci di Kurz

Lisi Niesner, Reuters/Contrasto

Indagato per favoreggiamento della corruzione, il 9 ottobre il cancelliere austriaco Sebastian Kurz (nella foto) si è dimesso. Il suo posto è stato preso da Alexander Schallenberg, ministro degli esteri del governo uscente, che continuerà a guidare l’insolita coalizione tra i conservatori del Partito popolare austriaco (Övp) e i verdi, sensibilmente indebolita dalla vicenda. Kurz rimarrà alla guida dell’Övp e non sembra voler abbandonare la politica. Secondo Der Standard, le cose non cambieranno molto: “Schallenberg è un uomo di fiducia di Kurz, è stato sempre leale al cancelliere e ha sempre rispettato la sua linea. E garantirà il ritorno di Kurz alla guida del governo quando le acque si saranno calmate”.

Il nodo irlandese

A cinque anni dal referendum sulla Brexit, il negoziato sui rapporti commerciali tra Regno Unito e Unione europea non si è ancora chiuso. Il punto critico è il protocollo sull’Irlanda del Nord, che dovrebbe rimanere legata al mercato comune europeo, con un confine marittimo per le merci in arrivo dalla Gran Bretagna. Londra chiede di rinegoziare l’accordo, semplificando le procedure doganali e togliendo alla corte di giustizia dell’Ue il ruolo di arbitro nelle dispute sul protocollo. Il 12 ottobre Bruxelles ha offerto una serie di modifiche che i britannici giudicano “interessanti”. Secondo la Bbc, tuttavia, non è detto che le aperture europee siano sufficienti per Londra.

Respingimenti illegali

Al confine tra Croazia e Bosnia Erzegovina i migranti sono ancora vittime di violenze e respingimenti illegali da parte di agenti croati. La situazione era già stata denunciata da diverse ong, ma a confermare le accuse contro Zagabria oggi c’è anche una videoinchiesta della tv tedesca Ard (nella foto). Secondo Jutarnji List, il problema va risolto al più presto a livello europeo.

Una sconfitta per il premier

La nuova camera dei deputati del parlamento ceco

Alle elezioni legislative dell’8 ottobre il partito populista Ano del miliardario e premier uscente Andrej Babiš, indebolito dalle rivelazioni dei Pandora papers sulle sue ricchezze nascoste nei paradisi fiscali, è stato sconfitto dalla coalizione di centrodestra Spolu per poche decine di migliaia di voti. Solo altri due partiti hanno superato lo sbarramento del 5 per cento necessario per entrare in parlamento: l’alleanza tra i Pirati e il movimento dei sindaci e la destra populista dell’Spd. Per la prima volta dalla seconda guerra mondiale rimangono fuori dal parlamento i comunisti. L’alleanza Spolu punta a formare una coalizione di governo con i Pirati e i sindaci. Tuttavia Babiš non è ancora tagliato fuori. A conferire il mandato sarà infatti il presidente Miloš Zeman, che attualmente è ricoverato in ospedale e la cui simpatia per il premier uscente è nota. Secondo la tedesca Faz, la formazione del governo sarà complicata e il paese si avvia a vivere mesi di “paralisi politica”, mentre il ceco Mladá Fronta Dnes scrive: “Le elezioni sono ormai alle nostre spalle, come gli isterismi sulla fine della democrazia liberale nella Repubblica Ceca. Il nostro non è un sistema autoritario. E la democrazia ha funzionato anche stavolta”.

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1431 - 15 ottobre 2021
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