Diciamola tutta: l’Italia ha un problema con il fascismo. Le scene di quasi guerriglia a Roma del 9 ottobre lo hanno evidenziato ulteriormente. Centinaia di neofascisti di Forza nuova si sono scontrati con le forze dell’ordine intestandosi la contestazione contro il green pass, che dal 15 ottobre sarà obbligatorio per tutti i lavoratori italiani. La protesta è legittima, ma ha numeri piuttosto contenuti, visto che più dell’80 per cento della popolazione italiana sopra i dodici anni ha completato il ciclo vaccinale. Insomma, è un fenomeno marginale.

Il problema è la galassia torbida e troppo spesso sottovalutata dei fascisti con o senza prefisso, che andrebbe presa sul serio. E questo è un buon momento per farlo. Forza nuova è un piccolo partito extraparlamentare elettoralmente irrilevante: i neofascisti non raggiungono l’1 per cento dei voti. Eppure, anche se esaltano apertamente il fascismo con gesti e slogan ispirati ai tempi di Benito Mussolini, che dal 1922 al 1943 ha costretto l’Italia a subire una dittatura brutale e a un’alleanza fatale con la Germania hitleriana, li si lascia fare.

Inoltre quello che al momento probabilmente è il primo partito italiano, il post­fascista Fratelli d’Italia, è pieno di gente molto più affine al prefisso neo che al prefisso post. Anche questa volta la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni non è riuscita a pronunciare la parola fascismo. E anche per il leader della Lega Matteo Salvini è sempre difficile farlo.

Perciò quella del Partito democratico non è stata una cattiva idea: hanno depositato in parlamento una mozione per sciogliere Forza nuova e gli altri partiti che violano la costituzione. In questo modo chi nella destra italiana li tollera in silenzio sarà finalmente costretto a prendere una posizione, in una direzione o nell’altra. ◆ sk

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Questo articolo è uscito sul numero 1431 di Internazionale, a pagina 39. Compra questo numero | Abbonati