Europa

Tornano le restrizioni

Pierre Crom, Getty Images

Migliaia di persone hanno manifestato all’Aja (nella foto) e in altre città olandesi contro le restrizioni introdotte il 13 novembre per contenere la nuova ondata di covid-19. Nonostante un tasso di vaccinazione su persone all’82 per cento, nei Paesi Bassi il 16 novembre sono stati registrati più di ventimila casi, il dato più alto dall’inizio della pandemia. Anche in Austria i contagi hanno toccato un nuovo picco. Il governo ha deciso di imporre il lockdown _ _solo per i due milioni di austriaci non vaccinati, che potranno uscire di casa esclusivamente per motivi essenziali e non potranno accedere ai locali pubblici. ◆

La fine di un’era

Stoyan Nenov, Reuters/Contrasto

Dopo dodici anni di potere quasi ininterrotto, le elezioni del 14 novembre potrebbero aver segnato la fine dell’era di Bojko Borisov, scrive e-vestnik: il partito del premier conservatore, Gerb, si è infatti fermato al 22 per cento dei voti. A imporsi è stato Continuiamo il cambiamento (Pp), un partito anticorruzione fondato appena due mesi fa da due giovani economisti, Kiril Petkov e Assen Vassilev (nella foto), che avevano conquistato una vasta popolarità come ministri, rispettivamente dell’economia e delle finanze, nel governo provvisorio in carica da maggio a settembre. I due hanno già avviato i negoziati con la coalizione Bulgaria democratica e con C’è un popolo così (Itn), un altro partito anticorruzione fondato nel 2020 dal cantante e conduttore televisivo Slavi Trifonov, per formare un governo e superare lo stallo politico cominciato con le elezioni di aprile, che ha costretto i bulgari ad andare alle urne per tre volte nel giro di otto mesi. Il 14 novembre gli elettori bulgari hanno votato anche per il nuovo presidente della repubblica. Il capo di stato uscente Rumen Radev, il cui operato in questa fase di confusione politica è stato molto apprezzato dai cittadini, si è fermato al 49,4 per cento, mancando per un soffio la vittoria al primo turno. Al ballottaggio del 21 novembre dovrà vedersela con Anastas Gerdjikov, sostenuto dal Gerb.

Nuovo stop al Nord Stream 2

Il gasdotto Nord Stream 2, che dovrebbe collegare i giacimenti russi alla Germania attraverso il mar Baltico raddoppiando la portata della condotta già esistente, ha incontrato un nuovo ostacolo. Inizialmente proposta nel 2011 e completata a settembre dopo anni di ritardi, l’opera avrebbe dovuto entrare in funzione a breve, ma le autorità di controllo tedesche hanno bloccato tutto finché la società che la gestisce non si adeguerà ad alcuni requisiti burocratici. La notizia, arrivata in un periodo già segnato dalla crisi energetica, dalle tensioni tra Russia e Unione europea e dai timori sulle forniture di gas russo all’Europa, ha provocato una nuova impennata dei prezzi del gas naturale, che sono aumentati del 17 per cento. Nonostante ciò, scrive la Süddeutsche Zeitung, in Germania diverse voci si sono levate per chiedere di approfittare dello stop per cancellare definitivamente il progetto, come richiesto anche dal presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj, secondo cui il Nord Stream 2 consentirebbe a Mosca di aggirare l’Ucraina e le darebbe mano libera per destabilizzarla. Negli ultimi giorni Kiev ha inoltre denunciato l’aumento della presenza militare russa ai suoi confini: circa centomila soldati sarebbero stati schierati a ridosso delle regioni separatiste del Donbass, nonostante la smobilitazione annunciata ad aprile.

Attacco a Memorial

L’associazione Memorial è diventata l’ennesima organizzazione non governativa a finire nel mirino delle autorità russe: l’11 novembre l’ufficio del procuratore generale ha annunciato l’apertura di un procedimento per violazione della legge sugli “agenti stranieri”, che potrebbe concludersi con il suo scioglimento. La prima udienza è fissata per il 25 novembre. “Memorial, nata per ricordare le vittime della repressione sovietica, è da anni la più autorevole organizzazione russa per i diritti umani e un punto di riferimento per artisti, studiosi e chiunque sia preoccupato per il futuro del paese”, commenta il Moscow Times. “Non c’è dubbio che prendendola di mira le autorità vogliano lanciare un attacco al cuore della società civile russa”.

Armenia-Azerbaigian Almeno otto persone sono morte negli scontri scoppiati il 16 novembre nei pressi della regione contesa del Nagorno Karabakh. Si è trattato del più grave incidente dal cessate il fuoco che il 10 novembre 2020 ha messo fine alla seconda guerra nella regione.

Francia. Le autorità francesi hanno sgomberato il campo di Grande-Synthe, vicino al porto di Dunkerque. Il campo ospitava circa 1.500 migranti, quasi tutti curdi iracheni, in attesa di tentare di attraversare la Manica per raggiungere il Regno Unito.

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1436 - 19 novembre 2021
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