Caos dopo il ritiro di Al Sadr

Baghdad, 30 agosto 2022 (Ahmad Al-Rubaye, Afp/Getty)

In una dichiarazione pubblicata su Twitter il 29 agosto, il religioso sciita Moqtada al Sadr, che da dieci mesi è al centro dei dissidi sulla formazione di un nuovo governo, ha annunciato il suo ritiro dalla vita politica. La decisione ha infiammato le tensioni che covavano da settimane in tutto l’Iraq. Le forze di sicurezza si sono scontrate con i sostenitori di Al Sadr che si erano riuniti nella zona verde – l’area di Baghdad dove si trovano le istituzioni di governo e le ambasciate occidentali – e avevano lanciato un assalto al palazzo presidenziale. Dopo una notte relativamente calma, le violenze sono riprese la mattina del 30 agosto, causando la morte di almeno trenta persone, prima che Al Sadr esortasse i suoi seguaci a ritirarsi. Il sito iracheno indipendente Al Alam al Jadid spiega che a scontrarsi sono stati da una parte le Brigate della pace, ala militare del movimento sadrista, e dall’altra l’esercito e i paramilitari filoiraniani delle Forze di mobilitazione popolare, integrate nelle truppe regolari. Rudaw aggiunge che l’annuncio di Al Sadr segue quello di uno dei suoi mentori, l’ayatollah iraniano Kazem Haeri, che finora gli aveva conferito legittimità politico-religiosa. Dopo aver lasciato il suo incarico di autorità sciita a Qom il 28 agosto, Haeri ha esortato i suoi fedeli a seguire il leader supremo dell’Iran, Ali Khamenei. Questo, commenta il giornale curdo iracheno, è stato “l’ultimo chiodo piantato nella bara di Al Sadr”, che si è sentito costretto a sottomettersi all’Iran. L’unica autorità che potrebbe intervenire per riportare la stabilità è l’ayatollah Ali al Sistani, il massimo esponente religioso sciita in Iraq. Ma anche lui ha molto da perdere, perché se le fazioni non ascoltassero l’invito alla calma la sua credibilità ne uscirebbe intaccata. L’unica cosa certa in questo momento, conclude Rudaw, è che “il governo non ha nessun controllo sulle milizie e che a guidare il paese è l’appartenenza tribale e religiosa”. ◆

Rappresentanti sindacali

Ashraf Shazly, Afp/Getty

Dopo più di trent’anni, si sono svolte il 28 agosto a Khartoum le elezioni dei vertici del sindacato dei giornalisti ( nella foto ). È stato eletto presidente Abdelmonim Abu Idris, che lavora per l’Afp, scrive Radio Dabanga. Il sindacato ha più di 1.100 iscritti, di cui oltre la metà hanno votato. Gli attivisti sperano sia un primo passo verso il ristabilimento delle libertà democratiche dopo il colpo di stato dell’ottobre 2021. I sindacati avevano svolto un ruolo importante nel 2019, quando era stato rovesciato il regime di Omar al Bashir.

Riprendono le ostilità

È stata infranta lo scorso 24 agosto la tregua umanitaria che durava da marzo nel nord dell’Etiopia. Il sito Sudan Tribune scrive che i ribelli del Fronte popolare di liberazione del Tigrai (Tplf) hanno attaccato la regione dell’Amhara, prendendo il controllo di alcune città. A settembre il governo e i ribelli avrebbero dovuto incontrarsi per dei colloqui di pace in Kenya. I ribelli tigrini denunciano che il 26 agosto un bombardamento governativo ha colpito un asilo a Mekelle, causando sette morti. Al Jazeera riferisce di un successivo raid aereo sulla città, il 30 agosto.

Un successo limitato

Julio Pacheco Ntela, Afp/Gettty

In Angola il 29 agosto João Lourenço è stato confermato presidente per altri cinque anni. Il suo partito, il Movimento popolare per la liberazione dell’Angola (Mpla), al potere dai tempi dell’indipendenza, ha ottenuto il 51,17 per cento dei voti (124 seggi in parlamento). Le elezioni hanno confermato l’Mpla al potere, scrive Jeune Afrique, ma hanno visto anche una crescita inedita dell’opposizione: 90 deputati per l’Unione nazionale per l’indipendenza totale dell’Angola (Unita) di Adalberto Costa Júnior. Il 28 agosto si sono svolti a Luanda i funerali di stato dell’ex presidente José Eduardo dos Santos ( nella foto ), morto l’8 luglio a Barcellona. “Questi funerali sono il simbolo di un paese che volta pagina”, scrive il settimanale panafricano.

Arabia Saudita Il poeta palestinese Ashraf Fayad, detenuto in Arabia Saudita da più di otto anni, è stato liberato il 23 agosto. Era stato arrestato nel 2013 e due anni dopo era stato condannato a morte per apostasia. Nel 2016 la pena era stata ridotta a otto anni di reclusione.

Madagascar Il 30 agosto davanti a una caserma a Ikongo la polizia ha sparato sulla folla, uccidendo 19 persone e ferendone 21. Gli abitanti protestavano contro il presunto rapimento di un bambino albino, chiedendo che fossero consegnati a loro i quattro sospettati.

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1476 - 2 settembre 2022
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