Tenere separati i poteri

Più di ottantamila persone hanno manifestato il 14 gennaio a Tel Aviv contro la coalizione di estrema destra guidata da Benjamin Netanyahu. In particolare contestavano il progetto di portare la corte suprema sotto il controllo del parlamento. Il quotidiano Jerusalem Post spiega che “il progetto intende dare alla knesset – il parlamento d’Israele – più potere sul sistema giudiziario. Questo include la possibilità di rovesciare le sentenze della corte suprema; nominarne i giudici; cancellare il meccanismo usato dal tribunale per bloccare le decisioni dell’esecutivo; scegliere i consulenti legali del governo e impedirgli di dare opinioni giuridiche vincolanti”.

Bilanci discordanti

Foto di Xabiso Mkhabela, Anadolu Agency/Getty

In un’intervista al Financial Times, il mediatore dell’Unione africana Olusegun Obasanjo ( nella foto ) ha dichiarato che la guerra nel nord dell’Etiopia potrebbe aver causato 600mila morti. Il bilancio è contestato da Daniel Bekele, capo della commissione per i diritti umani etiope, secondo cui le vittime in Tigrai sono state meno di centomila.

Ostilità calcistiche

L’Algeria è “pronta alla vittoria” del Campionato delle nazioni africane, il torneo biennale di calcio maschile che ospita fino al 31 gennaio, titola il quotidiano Al Shaab. La crisi diplomatica tra Algeri e Rabat ha portato infatti all’esclusione del Marocco, campione in carica. Al centro della disputa c’è il Sahara Occidentale: per Rabat è una regione marocchina autonoma, mentre per Algeri è la patria del popolo sahrawi. Le tensioni si sono aggravate nel 2021 e hanno portato alla chiusura dello spazio aereo tra i due paesi. Quando la squadra marocchina ha chiesto l’autorizzazione a prendere un volo diretto per recarsi al torneo le autorità algerine non l’hanno concessa e Rabat ha dato forfait. Il 13 gennaio, alla cerimonia d’apertura, Mandla Mandela, nipote dell’ex leader sudafricano, ha lanciato un appello a “non dimenticare l’ultima colonia d’Africa”, contribuendo a scaldare gli animi. ◆

Rapimento di massa

Il 12 e 13 gennaio vicino ad Arbinda, nel nord del Burkina Faso, una cinquantina di donne che si erano allontanate dai loro villaggi per andare a raccogliere la frutta sono state rapite da uomini armati. Alcune sono riuscite a scappare e ad avvisare le autorità. In questa zona sono attive organizzazioni jihadiste legate ad Al Qaeda o al gruppo Stato islamico (Is), che ostacolano l’arrivo dei viveri. Dal 2015 la violenza jihadista ha causato due milioni di sfollati e un migliaio di morti . Il 15 gennaio almeno quattordici persone sono morte in un attentato in una chiesa pentecostale a Kasindi, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. L’attacco è stato attribuito ai ribelli delle Forze democratiche alleate, affiliati all’Is. Il 16 gennaio il governo della Somalia ha ripreso il controllo di Harardhere e Galcad, due città controllate dai miliziani di Al Shabaab. Il giorno dopo i jihadisti hanno ucciso sette soldati attaccando una base militare a nord di Mogadiscio.

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1495 - 20 gennaio 2023
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