Africa e Medio Oriente

Un crimine di stato

Il 22 gennaio a Yaoundé, la capitale del Camerun, è stato ritrovato il corpo di Martinez Zogo, un giornalista radiofonico noto per aver denunciato la corruzione nel governo. Da allora il quotidiano Mutations ha seguito con attenzione il caso, richiamando le autorità al dovere di fare luce sull’omicidio. Il 7 febbraio il giornale ha dato la notizia dell’arresto di Jean-Pierre Amougou Belinga, capo del gruppo editoriale L’anecdote. Zogo aveva più volte parlato degli affari sporchi dell’imprenditore. Nei giorni precedenti erano state arrestate una ventina di persone dei servizi di controspionaggio, tra cui il capo Léopold Maxime Eko Eko e un suo collaboratore, Justin Danwe. Nella deposizione che l’ong Reporters sans frontières (Rsf) ha potuto visionare, Danwe chiama in causa il ministro della giustizia in relazione all’omicidio. Per questo Rsf parla di un “crimine di stato”, commesso in un contesto di destabilizzazione legata alla successione del presidente Paul Biya, al potere dal 1982. Il 2 febbraio un altro conduttore radiofonico, Jean-Jacques Ola Bébé, è stato ucciso a colpi di pistola nella sua abitazione. ◆

Alleanze in discussione

Sono almeno 58, secondo fonti ospedaliere, le vittime degli scontri del 6 e 7 febbraio nella città di Las Anod, in Somaliland. I combattimenti hanno visto le forze di sicurezza locali, leali allo stato autoproclamato nel 1991, opporsi a milizie vicine a gruppi che vorrebbero tornare sotto l’autorità del Puntland, uno dei cinque stati federali della Somalia, spiega il sito Garowe Online. Il 7 febbraio il presidente somalo Hassan Sheikh ha chiesto un cessate il fuoco, invitando le parti a trovare una soluzione pacifica.

rdc

Una forza inutile

Un soldato sudafricano schierato con la Monusco, la missione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc), è stato ucciso a Goma il 5 febbraio, in un attacco contro l’elicottero su cui viaggiava. Nella zona sono in corso i combattimenti con la milizia ribelle M23, spiega il quotidiano The Nation. Il giorno dopo migliaia di abitanti della città hanno protestato contro la presenza nella loro regione di una forza militare inviata dalla Comunità dell’Africa orientale (Eac), che dallo scorso novembre ha fatto ben poco per fermare l’avanzata dei ribelli appoggiati dal Ruanda.

Panahi rilasciato

TCD/Prod.DB/Alamy

Jafar Panahi ( nella foto ), uno dei registi iraniani più conosciuti, è stato liberato su cauzione il 3 febbraio. Due giorni prima aveva cominciato uno sciopero della fame per protestare contro la sua detenzione in corso da sette mesi nel carcere di Evin, a Teheran. Iran Wire ricorda che Panahi, vincitore del Leone d’oro al festival di Venezia nel 2000 e dell’Orso d’oro al festival di Berlino nel 2015, il 19 luglio 2022 era stato condannato a scontare sei anni di prigione in base a una sentenza emessa nel 2010. Era stato arrestato a Teheran l’11 luglio, dopo aver chiesto la scarcerazione di due suoi colleghi. Il 5 febbraio l’ayatollah Ali Khamenei, guida suprema del paese, ha annunciato la liberazione o la riduzione della pena per decine di migliaia di detenuti. Il provvedimento, che prevede però il rispetto di alcune condizioni, si applicherà anche a molte delle persone arrestate negli ultimi mesi per aver partecipato alle manifestazioni contro il governo seguite alla morte di Mahsa Jina Amini.

Le donne in piazza

Decine di irachene hanno manifestato il 5 febbraio davanti al consiglio supremo della magistratura a Baghdad per chiedere una legge contro la violenza domestica, scrive Al Mada. La protesta è stata scatenata dalla morte di Tiba al Ali, una blogger di 22 anni uccisa dal padre il 31 gennaio nella provincia meridionale di Diwaniya. La ragazza viveva in Turchia ed era tornata in Iraq per risolvere affari di famiglia. Il suo omicidio ha scatenato un’ondata d’indignazione sui social network, mentre i gruppi per la difesa dei diritti umani invocano leggi più dure per proteggere le donne dalla violenza di genere. In base all’articolo 409 del codice penale iracheno, i giudici possono infliggere condanne più leggere a chi uccide per “motivi d’onore”.

Jihadismo Secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato il 7 febbraio, le principali motivazioni che spingono gli africani a unirsi ai movimenti jihadisti sono, più che le credenze religiose, la povertà e la mancanza di lavoro.

Israele-Palestina L’esercito israeliano ha annunciato il 6 febbraio di aver ucciso cinque “assalitori palestinesi” in un raid nel campo profughi di Aqbat Jabr, vicino a Gerico, in Cisgiordania. L’obiettivo era arrestare dei miliziani che avevano cercato di attaccare un ristorante frequentato da coloni.

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1498 - 10 febbraio 2023
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