04 maggio 2015 15:47
L’arresto di un manifestante durante la protesta a Tel Aviv. (Baz Ratner, Reuters/Contrasto)

Reuven Rivlin, il presidente di Israele, ha commentato le proteste contro la violenza della polizia a Tel Aviv, dicendo che “rivelano una ferita aperta nel cuore della società israeliana”. Il presidente ha sottolineato che il paese deve prendere in considerazione le recriminazioni dalla comunità etiope israeliana, che finora sono state ignorate.

La protesta è scoppiata dopo la pubblicazione di un video che mostra due poliziotti mentre picchiano un soldato di origine etiope. La polizia era intervenuta per sgomberare una zona di Tel Aviv dove era stato individuato un oggetto sospetto e il soldato non si era spostato subito dopo il loro ordine. Uno dei due agenti è stato licenziato e l’altro è stato sospeso. Sull’incidente è stata aperta un’inchiesta.

Alla manifestazione hanno partecipato anche attivisti, studenti e parlamentari di vari movimenti di centro e di sinistra per protestare contro “il razzismo diffuso nella società israeliana”.

Il video della Reuters


La comunità etiope in Israele

  • In Israele vivono più di 135mila ebrei di origine etiope, su una popolazione di più di otto milioni di israeliani.
  • Sono in gran parte “falascia”, termine che significa “esiliato” in lingua ge’ez, un antico idioma parlato nel Corno d’Africa. Sono noti anche con il termine Beta Israel (casa di Israele), con cui si indica la comunità, rimasta separata dagli altri gruppi ebraici per secoli. Si considerano discendenti dei figli di re Salomone e della regina di Saba. Secondo alcuni storici, questo gruppo deriva dalla fusione tra le popolazioni autoctone africane e gli ebrei fuggiti nel Corno d’Africa dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme nel 587 aC o in successive ondate della diaspora ebraica.
  • A lungo perseguitata in Africa, la comunità è stata riconosciuta dai rabbini di Israele come discendente diretta della tribù biblica ebraica di Dan nel 1975. In circa 80mila sono arrivati in Israele grazie a una serie di ponti aerei tra il 1984 – mentre l’Etiopia attraversava una grave carestia – e il 1991.
  • La loro integrazione nella società ebraica è stata difficile fin dall’inizio e i falascia hanno a lungo denunciato discriminazione, povertà e razzismo. Nel corso dei decenni la comunità è stata al centro di diversi scandali. Nel 1996, per esempio, il centro israeliano per la trasfusione del sangue ha eliminato tutte le donazioni provenienti dagli etiopi israeliani per timore che fossero affetti dal virus dell’aids.
  • Secondo le Nazioni Unite, il 52 per cento delle famiglie israeliane d’origine etiope vive sotto la soglia di povertà. I loro componenti guadagnano il 35 per cento in meno rispetto alla media nazionale. Solo la metà degli studenti di origine etiope ottiene il diploma, contro il 63 per cento del resto della popolazione, mentre il 65 per cento dei componenti della comunità ha un lavoro, contro il 74 per cento della popolazione ebraica. Si stima che un terzo dei circa duecento minori rinchiusi nel carcere minorile di Ofek siano di origine etiope.
  • Nel dicembre del 2012, il canale israeliano Ietv ha rivelato che il ministero della salute israeliano aveva costretto il 30 per cento delle donne che volevano emigrare dall’Etiopia in Israele ad assumere un contraccettivo che le avrebbe rese completamente sterili nel giro di tre mesi. Nel decennio scorso il tasso di natalità all’interno della comunità etiope israeliana sarebbe diminuito del 50 per cento.
  • Nel gennaio del 2012 c’è stata una serie di proteste a Gerusalemme dopo la diffusione della notizia che alcuni proprietari di casa israeliani si erano rifiutati di affittare gli appartamenti agli etiopi.
  • Dall’agosto del 2013 le autorità israeliane hanno bloccato l’ingresso collettivo degli etiopi ebrei sul loro territorio nell’ambito di una stretta politica nei confronti degli immigrati provenienti dall’Africa.
  • Sei mesi fa il governo ha pubblicato le nuove linee guida formulate dopo aver consultato docenti universitari, attivisti etiopi israeliani, organizzazioni non governative e politici. Le raccomandazioni riguardano in particolare i cambiamenti necessari nel settore dell’istruzione, della sanità e delle politiche abitative. Si raccomanda l’assunzione di insegnanti di origine etiope e la creazione di programmi ministeriali per aiutare l’apprendimento degli studenti della comunità. Inoltre le linee guida specificano il bisogno di introdurre dei cambiamenti all’interno dell’esercito e della polizia per migliorare la condizione delle reclute della comunità etiope e per definire un protocollo relativo all’arresto e alla detenzione dei minori di origine etiope. Finora le raccomandazioni non sono state messe in pratica.

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