29 luglio 2015 16:47

Negli ultimi giorni la Turchia ha aperto un nuovo fronte nella guerra contro il gruppo Stato islamico, bombardando le postazioni dei jihadisti in Siria e offrendo le sue basi alla coalizione statunitense.

Ma la Turchia ha anche colpito i ribelli curdi che combattono contro lo Stato islamico in Siria e in Turchia. Secondo i critici, si tratta di una strategia miope, che rischia di ritorcersi contro Ankara. La Bbc ha ricostruito tutta la vicenda.

I fatti degli ultimi giorni

Il 20 luglio un attacco suicida ha colpito Suruç, una città a maggioranza curda nel sudest della Turchia, al confine con la Siria. Una persona si è fatta esplodere durante un incontro di attivisti curdi che si preparavano a partire per ricostruire la città di Kobane, uccidendo 32 persone. L’attacco è stato apparentemente organizzato dallo Stato islamico, ma i curdi hanno accusato il governo turco di aver spalleggiato i jihadisti.

Due giorni più tardi, i combattenti del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), che da decenni combattono per ottenere l’autonomia dei curdi in Turchia e sono considerati un partito illegale dal governo di Ankara, hanno ucciso due poliziotti turchi a Ceylanpınar. Secondo il Pkk si è trattato di una ritorsione per l’attentato di Suruç.

Il Pkk combatte da decenni per ottenere l’autonomia dei curdi in Turchia, ma negli ultimi due anni aveva rispettato un cessate il fuoco provvisorio firmato nel 2013, mentre il suo leader, Abdullah Öcalan, negoziava dal carcere un accordo di pace con il governo.

Nel frattempo, i jihadisti dello Stato islamico si sono scontrati con le truppe turche al confine con la Siria. Nei combattimenti è morto un soldato turco.

Il 24 luglio le autorità turche hanno arrestato centinaia di presunti sostenitori dello Stato islamico e del Pkk, mentre gli aerei turchi bombardavano i jihadisti in Siria e in Iraq. Il governo di Ankara ha anche annunciato un accordo con gli Stati Uniti, che garantisce alla coalizione guidata da Washington l’uso della base di Incirlik per i raid aerei contro lo Stato islamico.

Soldati turchi a un posto di blocco a Diyarbakir, in Turchia, il 26 luglio 2015. (Ilyas Akengin, Afp)

Il 26 luglio due soldati soldati turchi sono morti nell’esplosione di un’autobomba a Lice, nel sudest del paese, in un presunto attacco del Pkk. Il Partito curdo dei lavoratori ha minacciato di rompere il cessate il fuoco.

Il 29 luglio i paesi della Nato hanno espresso solidarietà ad Ankara contro il terrorismo “in tutte le sue forme”, ma hanno chiesto di non interrompere il processo di pace con i combattenti del Partito dei lavoratori del Kurdistan. Nel frattempo, per il quinto giorno consecutivo, l’artiglieria turca ha colpito le postazioni del Pkk nel nord dell’Iraq.

Qual è il vero nemico della Turchia?

Secondo alcuni analisti, Ankara vuole aiutare gli Stati Uniti nella guerra contro lo Stato islamico, mentre gli attacchi al Pkk sono solo una specie di avvertimento.

Secondo altri, il vero obiettivo di Ankara è proprio quello di distruggere i curdi e in particolare il Pkk, soprattutto per ragioni di politica interna. Alle elezioni del 7 giugno il partito del presidente Recep Tayyip Erdoğan ha perso la maggioranza assoluta in parlamento, soprattutto a causa del successo del Partito democratico dei popoli (Hdp), una nuova formazione che gli ha sottratto consensi tra gli elettori curdi perché si batte per i diritti della loro minoranza.

Come ha scritto il giornalista del Guardian Gwynne Dyer, “Se Erdoğan vuole formare un governo di coalizione (o anche vincere nuove elezioni) ha bisogno del sostegno dell’estrema destra: si tratta però di ultranazionalisti contrari alla prospettiva di stringere un accordo con i curdi. Per convincerli, quindi, ha cominciato a bombardare il Pkk”.

Quali sono i rapporti tra la Turchia e i curdi?

I curdi sono una minoranza etnica che vive tra Turchia, Siria, Iraq e Iran. In tutti questi paesi, i curdi hanno contestato i governi locali, chiedendo più diritti oppure l’indipendenza.

I nemici dichiarati: i curdi turchi. Gli scontri con il Pkk del leader Abdullah Öcalan sono in corso dal 1984. Öcalan è in carcere dal 1999 ma da tempo negozia con il governo turco un accordo di pace. Il Pkk ha le sue basi nel nord dell’Iraq, dove Ankara ha lanciato una serie di raid aerei.

I gruppi considerati ostili: i curdi siriani. Il Partito dell’unione democratica (Pyd), un partito indipendentista curdo fondato nel 2003 nel nord della Siria. Il Pyd è affiliato al Pkk.
I combattenti curdi della Siria noti come Unità di protezione del popolo (Ypg), che sono il braccio armato del Partito dell’unione democratica e sono sostenuti dagli Stati Uniti.

Gli alleati: i curdi iracheni. Il governo regionale del Kurdistan (Krg) l’entità politica responsabile della amministrazione del Kurdistan iracheno.
I peshmerga, i combattenti del Krg.
Il Partito democratico del Kurdistan (Pdk), la formazione curda guidata dall’attuale presidente del Kurdistan iracheno.

Il nemico comune. Lo Stato islamico, un’organizzazione armata estremista di matrice islamica presente in Iraq e in Siria. Nato in Iraq con il nome di Stato islamico dell’Iraq (Isi), era affiliato ad Al Qaeda. Nell’aprile del 2013 il fondatore, Abu Bakr al Baghdadi, ha annunciato la fusione tra l’Isi e il Fronte al nusra, un altro gruppo qaedista che combatte in Siria. Ma il Fronte al nusra non ha accettato la fusione e Al Baghdadi ha creato lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante. Nel luglio del 2014, dopo la conquista di Mosul, la terza città irachena, Al Baghdadi ha proclamato la nascita del califfato e ha cambiato il nome della sua organizzazione in Stato islamico.

Fonte: The Economist

Cos’ha fatto la Turchia finora?

Il Pkk ha combattuto per molti anni contro la Turchia, finché non è stato firmato un cessate il fuoco nel 2013. La tregua è stata messa in crisi dalla guerra in Siria, che ha rafforzato il ruolo dell’Unità di protezione del popolo (Ypg).

Come i suoi alleati, la Turchia vuole rovesciare il regime di Bashar al Assad. È stata anche accusata di sostenere diversi gruppi ribelli, ma non l’Ypg. La Turchia ha osservato con preoccupazione crescente l’avanzata dell’Ypg, che ha proclamato la nascita di uno stato vicino al confine meridionale.

La Turchia, inoltre, è stata usata come un punto di partenza per molti combattenti stranieri che volevano unirsi alla jihad in Siria. Finora, Ankara è stata restia a intervenire a fianco degli Stati Uniti contro lo Stato islamico. Al tempo stesso, ha definito terroristi sia il Pkk sia lo Stato islamico.

Nel frattempo l’Unità di protezione del popolo (Ypg) ha preso la guida delle operazioni contro lo Stato islamico in Siria. Appoggiata dai bombardamenti statunitensi, l’anno scorso ha liberato la città di Kobane dall’assedio dei jihadisti. Quest’anno ha inviato i suoi miliziani in altre città siriane al confine con la Turchia, occupando nuove zone e mettendo in allarme il governo turco.

La zona cuscinetto nel nord della Siria prevista dagli accordi tra Ankara e Washington

Il 28 luglio Ankara ha stretto con Washington un accordo per la creazione di una zona cuscinetto tra i territori a ovest del fiume Eufrate fino alla provincia di Aleppo in Siria. L’intesa dovrebbe aumentare la portata e il ritmo dei raid aerei statunitensi oltre a garantire una zona cuscinetto per l’accoglienza dei circa due milioni di profughi siriani che sono entrati in Turchia.

Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha detto che si tratta di un’iniziativa bilaterale che non coinvolge la Nato.

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