25 settembre 2015 20:39

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il presidente russo Vladimir Putin si incontreranno lunedì 28 settembre a New York, dove molti leder internazionali sono attesi in occasione dell’inaugurazione annuale dell’assemblea generale delle Nazioni Unite. Il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest ha detto che il principale argomento di discussione sarà la situazione nell’est dell’Ucraina, dove i separatisti filorussi si scontrano con il governo di Kiev. Per il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, invece, i due capi di stato parleranno soprattutto della crisi in Siria, dove la Russia ha intensificato nelle ultime settimane il suo impegno militare.

La Russia e il regime di Bashar al Assad. In un’intervista che andrà in onda domenica nel corso del programma della Cbs 60 Minutes (di cui si possono guardare alcune anteprime), Putin ha detto che “l’unico modo per mettere fine alla guerra in Siria è sostenere l’attuale governo nella lotta contro il terrorismo”. Il Dipartimento di Stato statunitense, attraverso la sottosegretaria con delega alle organizzazioni internazionali Sheba Crocker, ha fatto sapere che gli Stati Uniti sperano che l’assemblea generale sia l’occasione di fare avanzare le trattative politiche sulla Siria ma che non intendono appoggiare la dichiarazione contro il terrorismo che la Russia ha proposto al consiglio di sicurezza per il timore che mandi il messaggio sbagliato agli altri paesi della coalizione che combatte il gruppo Stato islamico in Siria.

Il rientro politico di Assad? Alla luce del nuovo sforzo militare e diplomatico di Mosca a sostegno del regime siriano, le cancellerie internazionali stanno prendendo posizione sul ruolo possibile di Bashar al Assad in un processo di soluzione politica del conflitto. Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, da sempre oppositore del regime di Damasco, ha ammesso che Assad potrebbe essere tra i protagonisti di un periodo di transizione che abbia come scopo l’interruzione dei combattimenti in territorio siriano. Sulla stessa linea si è espressa anche la cancelliera tedesca Angela Merkel: “È necessario parlare con diversi attori, coinvolgere Assad, ma anche altri”, ha detto.

In un’intervista al quotidiano francese Le Monde il ministro degli esteri britannico Philip Hammond ha fatto notare invece che non si può collaborare con Assad per via dei crimini di guerra commessi dal regime. Chiamato a commentare la posizione di Merkel, però il responsabile del Foreign Office ha aggiunto: “Se ottenessimo un accordo su una transizione politica di cui fa parte anche Assad, sarebbe poi necessario avere un dialogo con lui in quanto attore del processo. Ma bisogna essere chiari sul fatto che l’obiettivo è una Siria senza Assad”.

Un’impostazione, quest’ultima, molto simile a quella del ministro degli esteri italiano Paolo Gentiloni che in un’intervista alla trasmissione Piazzapulita su La7, il 24 settembre, ha sostenuto che “lo Stato islamico in Siria si batte con un accordo politico in cui si arriva a una transizione che metta attorno a un tavolo le diverse forze”. L’obiettivo, ha proseguito il responsabile della Farnesina, è “mandare via il dittatore Bashar al Assad senza però creare un vuoto che poi sennò andrà occupato dal terrorismo”.

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