08 luglio 2020 15:19

L’Organizzazione mondiale della sanità il 7 luglio ha riconosciuto che ci sono nuove prove della possibile trasmissione aerea del nuovo coronavirus, come era stato suggerito da un gruppo di scienziati, che in una lettera pubblicata il 6 luglio aveva chiesto all’agenzia delle Nazioni Unite di aggiornare le sue linee guida su come il virus si trasmette tra le persone. “Stiamo parlando della possibilità della trasmissione aerea e per aerosol come uno dei modi con cui si trasmette il covid-19”, ha detto durante una conferenza stampa Maria Van Kerkhove, direttrice del team tecnico sulla pandemia all’Oms.

Benedetta Allegranzi, a capo del team tecnico dell’Oms per la prevenzione e il controllo delle infezioni, ha spiegato che “la possibilità della trasmissione aerea, soprattutto in condizioni molto specifiche, come i contesti affollati, chiusi e scarsamente ventilati, non può essere esclusa”. Tuttavia, ha aggiunto, “bisogna ancora raccogliere e interpretare le prove, e siamo impegnati su questo”.

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In precedenza l’Oms aveva sostenuto che il virus che provoca il covid-19 si trasmette principalmente attraverso goccioline che, espulse dal naso o dalla bocca delle persone infette con tosse e starnuti, poi cadono rapidamente a terra. Ma le nuove prove scientifiche sembrano dimostrare invece che anche le particelle più piccole del virus rimaste sospese nell’aria per ore in ambienti al chiuso possano contagiare le persone che le inalano.

Non è chiaro quanto spesso il virus si trasmetta attraverso queste piccole goccioline nebulizzate, o aerosol, ha spiegato al New York Times Linsey Marr, esperta di aerosol alla Virginia Tech. Ma secondo gli esperti che hanno scritto la lettera all’Oms, l’aerosol si rilascia anche quando una persona senza sintomi respira, parla o canta. Questo significa che per ridurre al minimo le possibilità di contagio bisogna stare il meno possibile al chiuso con altre persone, mentre le strutture sanitarie, le scuole e i luoghi di lavoro dovrebbero dotarsi di nuovi filtri per l’aria più potenti e di luci ultraviolette che possano uccidere i virus trasportati per via aerea. “Dato che gli aerosol sono più piccoli, contengono molto meno virus rispetto alle goccioline più grandi. Ma siccome sono più leggeri possono rimanere sospesi nell’aria per ore, soprattutto in mancanza d’aria fresca”, spiega il New York Times. “In un luogo chiuso e affollato, una sola persona infetta può rilasciare abbastanza virus nebulizzato da contagiare molte persone”.

Le altre notizie dal mondo

  • Gli Stati Uniti hanno notificato formalmente all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) la decisione di ritirarsi dall’agenzia dell’Onu. Il presidente Donald Trump aveva annunciato la sua intenzione a maggio, accusando l’Oms di essere troppo vicina alla Cina e di aver trattenuto delle informazioni sul nuovo coronavirus. Il 6 luglio Trump lo ha comunicato ufficialmente con una lettera al segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres e al congresso statunitense. Il processo durerà un anno, quindi il ritiro sarà effettivo dal 6 luglio 2021. Il candidato democratico alla presidenza Joe Biden, che sfiderà Trump alle elezioni di novembre, su Twitter ha assicurato che se diventerà presidente riporterà gli Stati Uniti all’interno dell’Oms.
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L’annuncio di Trump è arrivato mentre i casi di covid-19 nel paese hanno quasi raggiunto i tre milioni, con 130mila decessi. Deborah Birx, coordinatrice della risposta al coronavirus della Casa Bianca, ha ammesso che i funzionari sono stati sorpresi dalla recente diffusione del virus, soprattutto tra le persone dai 18 ai 35 anni. Nelle ultime due settimane i casi sono aumentati in 37 stati e il 7 luglio sono stati registrati 54mila nuovi contagi in tutto il paese.

  • In Israele, dove i contagi sono più di 32mila e i decessi sono 343, il 7 luglio si è dimessa Siegal Sadetzki, direttrice della sanità pubblica del ministero della salute, in dissenso con la gestione della pandemia da parte del governo. In un post su Facebook, l’epidemiologa ha spiegato che “i risultati raggiunti nella gestione della prima ondata sono stati cancellati da un’apertura dell’economia generale e rapida”. Qualche ora prima del suo annuncio, il parlamento israeliano ha deciso la chiusura di bar, locali e palestre e la riduzione del numero di persone ammesse in ristoranti, luoghi di culto e trasporti pubblici. Il 7 luglio è stato registrato un picco di 1.137 casi in un giorno, il più forte aumento quotidiano registrato finora. Il ministro della difesa Benny Gantz è entrato in isolamento dopo essere stato in contatto con una persona positiva al coronavirus.
  • Davanti a un gruppo di reporter riuniti fuori della sua residenza ufficiale, il 7 luglio, il presidente del Brasile Jair Bolsonaro risultato positivo al covid-19, ha commentato: “Non c’è motivo di temere. È la vita. La vita va avanti. Ringrazio dio per la mia vita e per il ruolo che mi è stato dato di decidere il futuro di questa grande nazione chiamata Brasile”. Prima di ritirarsi Bolsonaro si è tolto la mascherina e ha detto: “Guardatemi in faccia. Sto bene, grazie a dio”.
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La diagnosi di Bolsonaro è arrivata tre giorni dopo un pranzo nella residenza dell’ambasciatore statunitense a Brasília e tutte le persone che sono state in contatto con lui saranno sottoposte al tampone. Bolsonaro, che ha 65 anni, ha detto che si sta curando con l’idrossiclorochina, un farmaco antimalarico, e l’azitromicina, un antibiotico, nessuno dei due considerato efficace contro il virus.

  • L’Africa ha raggiunto il mezzo milione di casi di covid-19. Ma il vero numero dei contagi è sconosciuto, data la grave mancanza di materiale per effettuare i test diagnostici nei 54 paesi del continente, ha confermato Matshidiso Moeti, a capo della sezione Africa dell’Oms. Finora i test sono stati effettuati soprattutto nelle capitali, ma i contagi potrebbero essersi diffusi anche in zone meno accessibili. La situazione più grave è ancora in Sudafrica, dove l’8 luglio sono stati registrati diecimila nuovi casi quotidiani. Il numero dei contagi è raddoppiato nelle ultime due settimane, superando i 200mila. Mentre alla fine di maggio il Sudafrica era al 28° posto tra i paesi più colpiti dal virus, ora è al 15°. I decessi sono 3.310.
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  • In un articolo sul New York Times, Peter S. Goodman esamina il caso della Svezia, che ha attirato l’attenzione internazionale per la decisione di non chiudere il paese e continuare a far scorrere la vita normalmente. “Ecco cos’è successo: non solo ci sono migliaia di morti in più rispetto ai paesi vicini che hanno imposto il confinamento, ma l’economia svedese non se la passa molto meglio”. L’esempio svedese, spiega Goodman, è rilevante anche per altri paesi, tra cui gli Stati Uniti, che vogliono eliminare le misure contro la pandemia per far ripartire l’economia. “L’incapacità d’imporre il distanziamento sociale può costare vite e posti di lavoro allo stesso tempo”.
  • Quasi due mesi dopo l’allentamento delle principali misure contro la pandemia, da una quindicina di giorni la quantità di virus individuata nelle acque non potabili di Parigi sembra indicare una leggera ripresa dell’epidemia. A partire dai campioni prelevati tra il 5 marzo e il 23 aprile, i ricercatori hanno dimostrato l’esistenza di una correlazione tra il livello del virus nelle acque non potabili e il numero di casi di covid-19. A metà maggio non erano state trovate più tracce, un segnale coerente con il calo dell’epidemia dovuto al confinamento, ricorda Le Monde. Ora i risultati dei prelievi effettuati tra il 22 e il 25 giugno mostrano un nuovo aumento, anche se a livelli minimi, che solleva interrogativi su un possibile ritorno dell’epidemia.
  • Secondo un bilancio stabilito dall’Agence France-Presse la sera del 7 luglio, dalla fine di dicembre la pandemia ha causato almeno 539.620 morti nel mondo. Se la situazione sembra sotto controllo in Europa – il continente finora più colpito con oltre duecentomila morti – cresce la preoccupazione in Australia, negli Stati Uniti e in India. “L’epidemia accelera e non abbiamo ancora raggiunto il picco della pandemia”, ha messo in guardia lo stesso giorno l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Alcuni paesi hanno fatto progressi importanti nella riduzione del numero dei morti, ma in altri i decessi sono in aumento.

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