16 novembre 2020 15:12

Da tempo negli Stati Uniti la faziosità influenza la percezione del covid-19. Il contrasto tra le alte sfere dei principali partiti politici è stato comunque sorprendente il 9 novembre, quando il paese ha superato i dieci milioni di casi registrati di contagio. Quel giorno la Casa Bianca del presidente uscente Donald Trump stava facendo i conti con la notizia secondo cui avrebbe organizzato il secondo evento superspreading (ad alto contagio) in appena un mese. Nello specifico si parlava di una festa elettorale notturna che potrebbe aver fatto ammalare, tra gli altri, il segretario per la casa e lo sviluppo urbano Ben Carson. Lo stesso giorno il presidente eletto Joe Biden ha annunciato i nomi delle persone che faranno parte del comitato per il covid-19 per la sua transizione, composto dal genere di esperti di sanità pubblica derisi dal presidente Trump.

Nelle settimane precedenti alle elezioni presidenziali, mentre l’attenzione nazionale era rivolta altrove, è cominciata una terza straordinaria ondata d’infezioni da covid-19. Ogni giorno si registrano mille nuovi decessi e 120mila nuove infezioni. Anche se ormai si fanno quasi 1,5 milioni di test al giorno, il tasso di positività al test si sta avvicinando al 10 per cento, il che fa pensare che oggi molte infezioni passino ancora inosservate. In tutti gli stati, tranne una manciata, sembra esserci una trasmissione incontrollata che limita l’efficacia del tracciamento dei contatti. I ricoveri ospedalieri erano diminuiti fino alla fine di settembre, quando erano scesi sotto i trentamila. Ora sono raddoppiati, superando i sessantamila, un numero superiore a quello del picco precedente di aprile. Nel North Dakota, l’epicentro della peggiore epidemia del paese, quasi tutti i letti nei reparti di terapia intensiva sono occupati.

L’idea che Trump abbia gestito l’epidemia in modo straordinariamente inefficace potrebbe essergli costata la rielezione. Tuttavia quest’ondata recente non è solo il risultato della filosofia dell’America first (prima gli Stati Uniti). In realtà ha più o meno coinciso con una seconda ondata in Europa che, misurata in termini sia di decessi sia di casi per persona, è ancora più grave. I paesi europei hanno reintrodotto dure misure di confinamento, mentre il presidente statunitense e i vari governatori sono stati più circospetti. I reparti di terapia intensiva della Francia sono in difficoltà quasi quanto quelli del North Dakota. Ma mentre il presidente francese, Emmanuel Macron, ha decretato un secondo lockdown, il governatore repubblicano Doug Burgum si è rifiutato di rendere obbligatorio l’uso della mascherina nel suo stato.

Una fase di stallo
Prevedere il decorso della malattia sul lungo periodo si è rivelato difficile. Quindi non è chiaro quale sarà la situazione che Joe Biden erediterà dopo il suo insediamento, il 20 gennaio 2021. Ma i segnali attuali non sono incoraggianti. Secondo Ashish Jha, preside della scuola di medicina pubblica della Brown university, da qui alla fine di gennaio potrebbero esserci centomila nuovi decessi. La migliore stima dell’Economist sul totale dei morti negli Stati Uniti, compresi quelli che crediamo non siano inclusi nei rapporti ufficiali, si avvicina già alle trecentomila vittime. Dopo nove lunghi mesi di convivenza con il virus, gli statunitensi e i loro funzionari eletti sembrano stanchi delle limitazioni ai movimenti e alle aziende. Senza nuove misure la crescita esponenziale di contagi potrebbe continuare per settimane. Il clima più freddo potrebbe spingere più persone a spostare i loro eventi al chiuso, dove la trasmissione è più facile. Molti statunitensi viaggeranno per le feste del Giorno del ringraziamento, Natale e Capodanno, e pochi politici vorranno assumersi la colpa per aver annullato le loro vacanze.

Inoltre, non sembra imminente un’azione del governo federale sull’economia. Tra democratici e repubblicani nel congresso permane lo stallo su un nuovo piano di stimolo per ammortizzare i disagi economici, con molti aiuti che hanno smesso di essere erogati a luglio. Nancy Pelosi, la leader democratica alla camera dei rappresentanti, sta forse aspettando la possibilità di far approvare un pacchetto più ambizioso, che il suo partito potrebbe far valere se i democratici vinceranno il ballottaggio per due seggi per il senato in Georgia, strappando così il controllo di questa camera ai repubblicani.

Di fronte a un virus che si diffonde rapidamente, il fatto di non avere nessun piano di stimolo economico potrebbe essere un punto di partenza problematico per l’amministrazione Biden. Anche con un’approvazione e una distribuzione rapida del vaccino, ci vorrebbero mesi per somministrare una dose per ogni statunitense che ne avesse bisogno. Biden ha detto che vuole far prendere azioni più determinate al governo federale. Potrebbe usare la sua autorità esecutiva per creare un comitato per i test di portata rooseveltiana, per costringere le aziende a produrre più test, materiali di laboratorio e dispositivi di protezione personale. Forse non ha l’autorità per imporre l’obbligo della mascherina su scala nazionale, ma potrebbe spingere i vari stati a farlo.

Scetticismo sul vaccino
La maggior parte dei governatori repubblicani è in partenza reticente ad attuare misure di sanità pubblica. Il fatto di sfidare le raccomandazioni di Biden potrebbe essere per loro un incentivo ulteriore a continuare su questa strada. Anche i democratici sembrano contrari a una risposta di tipo europeo. Il divieto annunciato da Phil Murphy, governatore democratico del New Jersey, di cenare al chiuso nei ristoranti tra le dieci di sera e le cinque del mattino, dimostra l’urgenza di fare qualcosa, ma non troppo.

Nel suo dibattito con Mike Pence, la futura vicepresidente Kamala Harris ha espresso una certa diffidenza verso l’imminente vaccino, che Trump aveva annunciato prima delle elezioni. “Se i medici lo consiglieranno, sarò la prima a farlo. Assolutamente sì. Ma se sarà Donald Trump a dirlo, non lo farò”, ha detto Harris.

Anche gli elettori repubblicani a cui fosse offerto un vaccino dal presidente Biden potrebbero mostrarsi scettici. Già oggi il 33 per cento dei repubblicani intervistati ha detto che non assumerà il vaccino contro il covid-19 quando sarà disponibile, rispetto al 18 per cento dei democratici e al 31 per cento degli indipendenti.

In campagna elettorale Trump amava parlare del covid-19 come se fosse un episodio del passato. “Sta scomparendo”, ha detto il 10 ottobre, poco dopo essersi ammalato. “La soluzione è dietro l’angolo”, ha dichiarato il 22 ottobre. La valutazione del comitato di transizione di Biden è più in sintonia con la realtà, e questo è senz’altro un buon inizio. “Il nostro paese sta affrontando un periodo senza precedenti, con un’accelerazione dei casi di covid-19 a livello nazionale”, dice Marcella Nunez-Smith, un’epidemiologa di Yale che è anche copresidente del comitato di esperti di Biden. Ma chi spera che il virus sparirà quando gli Stati Uniti avranno al potere un presidente che segue i consigli scientifici probabilmente rimarrà deluso.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è stato pubblicato dal settimanale britannico The Economist.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it