01 febbraio 2024 10:21

L’ostentazione della crudeltà è forse il tratto politico più caratteristico della destra radicale occidentale. Gli Stati Uniti, come l’Europa, ne danno prova di continuo. Il 25 gennaio lo stato dell’Alabama ha eseguito la prima condanna a morte della storia con il metodo dell’inalazione di azoto, che secondo le Nazioni Unite potrebbe essere assimilato a una forma di tortura. Altre dimostrazioni arrivano tutti i giorni dalla frontiera con il Messico, in particolare dal tratto texano del confine. Da mesi il governatore repubblicano Greg Abbott sta promuovendo e adottando misure sempre più estreme, seguendo uno schema molto riconoscibile per noi italiani: prima si accusa la sinistra di voler lasciare le porte aperte ai migranti; poi si approvano provvedimenti di dubbia legalità, che non fanno niente per risolvere il problema, anzi lo aggravano; infine si rivendica la crudeltà per guadagnare consensi in vista delle elezioni.

A metà dicembre Abbott ha firmato una legge che tra le altre cose consente alla polizia locale di arrestare i migranti irregolari in arrivo dal Messico, con poteri che fino a quel momento spettavano alle autorità federali. Tra le misure previste per fermare l’ingresso di migranti c’era anche la costruzione di una barriera di filo spinato di circa quarantasei chilometri nella zona dove il confine tra i due paesi è determinato dal fiume Rio Grande. L’amministrazione Biden ha chiesto a un giudice di rimuovere la barriera, perché il filo spinato complicava le operazioni di intervento e monitoraggio degli agenti di frontiera federali.

Il 23 gennaio la corte suprema ha dato ragione al governo federale, consentendogli di smantellare la barriera. I repubblicani del Texas hanno fatto capire che continueranno a contestare l’autorità federale alla frontiera ed è prevedibile che nelle prossime settimane Trump prenda il testimone da Abbott, sfruttando l’aumento degli ingressi al confine per colpire Biden in campagna elettorale. Trump sta già usando la sua influenza per far saltare i negoziati al congresso, dove democratici e repubblicani cercano da settimane un accordo per mitigare la crisi alla frontiera.

Questa vicenda parla a noi europei anche perché mostra cosa succede, a livello politico e umanitario, se per anni l’immigrazione viene gestita come una crisi circoscritta e affrontata solo con la logica del “giro di vite”. Di recente il New York Times ha pubblicato un grafico che dà un’idea della portata del problema e della complessità delle scelte politiche che servirebbero per affrontarlo. I dati sono impressionanti.

Tra ottobre 2022 e settembre 2023, circa 3,1 milioni di persone hanno cercato di attraversare il confine meridionale per entrare negli Stati Uniti. Secondo il dipartimento della sicurezza nazionale, di queste circa 600mila sono riuscite a passarlo senza essere scoperte, mentre 2,5 milioni sono state fermate dalle autorità di frontiera, nell’83 per cento dei casi in luoghi pericolosi e remoti, come il deserto di Sonora.

Più di 500mila di quei migranti sono stati espulsi in base al Titolo 42, una politica introdotta durante la pandemia che consentiva ai funzionari di frontiera di espellere i migranti senza neanche valutare la loro richiesta di asilo. L’amministrazione Biden ha revocato questa misura nel maggio 2023.

La maggior parte degli altri migranti è stata gestita dalla autorità in base al Titolo 8 della legge sull’immigrazione, che copre un’ampia gamma di questioni, tra cui asilo, visti, rifugiati e deportazioni. Quasi 200mila persone sono state sottoposte a procedure di allontanamento accelerato, di solito a causa di precedenti penali o di un precedente arresto alla frontiera. Altre si sono allontanate volontariamente per evitare ulteriori procedure.

A circa 300mila migranti provenienti da alcuni paesi (come Venezuela e Nicaragua) è stato concesso un permesso provvisorio per motivi umanitari, consentendogli di vivere temporaneamente negli Stati Uniti.

Alla fine di queste “scremature” rimangono 1,8 milioni di migranti, i cui casi dovranno essere valutati dai tribunali per l’immigrazione, che sono già molto indietro con le pratiche degli anni precedenti. In altre parole, quasi due milioni di persone rimarranno nel limbo per molto tempo. E parliamo solo di chi è arrivato tra il 2022 e il 2023.

Negli Stati Uniti il filo spinato evoca tante vicende dolorose. Fu brevettato per la prima volta negli anni settanta dell’ottocento da Joseph Glidden, un agricoltore dell’Illinois, e per un periodo fu usato soprattutto per limitare il movimento del bestiame e di altri animali. Il modello più pericoloso, quello a spine lunghe, tagliava la pelle del bestiame, provocando infestazioni di mosche. In seguito il filo spinato diventò uno degli strumenti più efficaci usati dai coloni bianchi per espropriare i nativi delle loro terre. “Chiudeva i tradizionali territori di caccia e spezzava la struttura comunitaria di quelle società”, racconta il Washington Post. I nativi lo chiamavano “corda del diavolo”.

Negli anni ottanta e novanta dell’ottocento nelle terre di confine e nel sudovest del paese scoppiavano guerre a causa di recinzioni tagliate, in alcuni casi per consentire il passaggio del bestiame, in altri per rivendicare il controllo di un certo terreno. Poi, all’inizio del novecento, si cominciò a pensare di usare il filo spinato per tenere fuori i migranti. In quel periodo gli indesiderati non erano i messicani e i centroamericani ma i cinesi, che cercavano di aggirare il Chinese exclusion act del 1882 (una legge che proibiva l’ingresso di lavoratori cinesi per dieci anni) passando dal Messico o dal Canada.

Nel 1916 il maggiore dell’esercito Cornelius Vanderbilt III propose di creare “barriere di filo spinato elettrificato” accanto a una strada militare di 1.950 miglia che andava dal golfo del Messico all’oceano Pacifico, come soluzione per “proteggere il confine messicano”. Vanderbilt aveva preso ispirazione dai campi di battaglia europei durante la prima guerra mondiale. “L’uso di grovigli di filo spinato si è rivelato uno dei metodi più efficaci per ritardare e impedire il passaggio del nemico”, spiegò. La sua idea non fu mai messa in pratica, soprattutto perché avrebbe richiesto una spesa enorme, ma nel corso del novecento è stata riproposta a varie riprese, durante il proibizionismo, negli anni più tesi della guerra fredda e, di recente, per fermare l’ingresso dei migranti.

Secondo un articolo del New York Times del 2019, quando era presidente Trump voleva che il muro al confine fosse “elettrificato, con punte in cima che potrebbero perforare la carne umana”.

Questo testo è tratto dalla newsletter Americana.

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