18 marzo 2024 18:53

Il successo dell’economia statunitense è sorprendente sotto vari punti di vista, soprattutto se confrontato con l’andamento economico di altri paesi ricchi. È un tema che merita un approfondimento. Ultimamente ho letto vari articoli utili a capire le ragioni di quel divario, in particolare due molto chiari usciti sull’Atlantic e sulla Bbc.

I dati, prima di tutto. Nel quarto trimestre del 2023 il pil statunitense è cresciuto del 3,3 per cento, superando di gran lunga le previsioni degli economisti che si aspettavano una crescita intorno al 2 per cento. Se si prende in esame tutto l’anno, la crescita è del 2,5 per cento, superiore a quella di tutte le altre economie avanzate, e ci sono buone possibilità che sarà simile nel 2024 (nell’articolo della Bbc c’è un grafico che mostra la distanza enorme con Europa, Regno Unito, Giappone e Canada). L’ottimo stato di salute dell’economia statunitense è confermato dalla crescita del mercato azionario, dalla disoccupazione ai minimi storici (quasi la metà rispetto alla zona euro), dall’aumento dei salari e della ricchezza dopo la fine della pandemia, notevole soprattutto tra le persone nella fascia di età tra i 18 e i 39 anni.

Il primo elemento che spiega la distanza tra Stati Uniti ed Europa ha a che fare con la risposta alla pandemia. Scrive l’Atlantic: “Quando la crisi sanitaria è cominciata, nel marzo 2020, i governi di tutto il mondo hanno aperto i rubinetti per arginare le conseguenze negative sull’economia e la società. Il Regno Unito e la Germania hanno speso circa 460 miliardi di euro. La Francia ha speso 215 miliardi, l’Italia duecento miliardi. Gli Stati Uniti, invece, hanno speso cinquemila miliardi di dollari, in buona parte finiti nelle tasche dei lavoratori, delle famiglie e degli imprenditori. È una cifra superiore, anche fatti i dovuti aggiustamenti sul valore del dollaro, a quella che l’America spese per il New Deal e per la seconda guerra mondiale messi insieme. Soprattutto, è più del doppio di quanto la maggior parte dei paesi europei ha speso per gli aiuti per attutire le conseguenze negative della pandemia rispetto alle dimensioni delle rispettive economie”.

Naturalmente la maggiore spesa degli Stati Uniti si spiega anche con il fatto che il paese non ha una rete di sicurezza sociale simile a quella dei paesi europei, che all’inizio della pandemia hanno potuto adattare i programmi esistenti senza aumentare la spesa. “Ma questo vantaggio a breve termine non ha compensato l’enorme divario nella grandezza degli stimoli”, sostiene la Bbc.

A fare la differenza è stato anche il modo in cui i governi hanno deciso di spendere quei soldi. L’Europa ha sostenuto i lavoratori pagando gli imprenditori, in modo che non licenziassero. Gli Stati Uniti, che hanno un sistema di disoccupazione complicato e frammentato, hanno trovato più facile dare i soldi direttamente ai lavoratori. Così, quando la crisi sanitaria è finita, decine di milioni di americani si sono ritrovati con molti soldi da parte, e hanno potuto ricominciare a spendere nonostante l’aumento dell’inflazione.Questo ha permesso alle imprese di continuare ad assumere, di aumentare i salari e fare gli investimenti necessari per mantenere l’economia in espansione. Nel frattempo i consumatori europei, alle prese con l’inflazione, l’impennata dei prezzi dell’energia e l’aumento dei tassi di interesse, erano costretti a tagliare le spese.

La differenza nel modo di spendere i soldi ha aiutato gli Stati Uniti anche rispetto all’andamento del mercato del lavoro. In teoria la strategia europea – pagare i datori di lavoro per non licenziare – era migliore. Una volta finita la crisi sanitaria, gli europei sarebbero semplicemente tornati a occupare il loro posto, mentre gli statunitensi, che avevano perso definitivamente il lavoro, avrebbero dovuto cercarne uno nuovo, tutti nello stesso momento. Invece è successa una cosa inaspettata. “Quando l’economia statunitense ha riaperto, decine di milioni di lavoratori licenziati non hanno avuto altra scelta che cercare qualcosa di nuovo e, forti degli assegni che avevano ricevuto dal governo, hanno potuto essere più selettivi. Di conseguenza, molte persone hanno trovato posizioni migliori di quelle che avevano prima della pandemia, mentre tante altre hanno avviato la propria azienda”.

Tra le decisioni che hanno permesso agli Stati Uniti di crescere, gli economisti citano anche i pesanti investimenti stanziati dal congresso per rinnovare le infrastrutture e affrontare la crisi climatica. Provvedimenti che, tra le altre cose, hanno schermato l’economia americana dagli effetti negativi causati dall’aumento dei tassi d’interesse.

Gli Stati Uniti sono stati anche aiutati dalla geografia. L’Europa infatti ha sofferto di più per gli effetti dell’invasione russa dell’Ucraina, in particolare l’aumento del costo dell’energia. I prezzi del gas in Europa tra l’inizio del 2021 e il 2022 sono cresciuti del 20 per cento, negli Stati Uniti appena del 3-4 per cento. L’indipendenza energetica del loro paese ha aiutato le famiglie americane e, di riflesso, l’intera economia.

Ancora di più ha pesato la maggiore possibilità di spesa del governo statunitense rispetto a quelli europei. “Dal 2019 gli Stati Uniti hanno aggiunto più di 10mila miliardi di dollari al debito nazionale. Nel 2023 il governo ha spento 1.700 miliardi di dollari in più di quanto incasserà. Questo tipo di spesa in deficit è impensabile per i leader europei. Dopo il crollo finanziario del 2008, il continente ha vissuto una serie di crisi del debito così gravi da minacciare di distruggere l’unione economica, e oggi molti leader europei sono terrorizzati dalla spesa in deficit. Nell’ultimo anno molti paesi europei hanno tagliato freneticamente i bilanci proprio quando le loro economie avevano un disperato bisogno di maggiori spese. Queste decisioni hanno fatto arrabbiare gli elettori, alimentato proteste antigovernative e contribuito all’ascesa dei partiti di estrema destra”.

Questo testo è tratto dalla newsletter Americana.

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