30 marzo 2024 09:01

Nel porto di Los Angeles, negli Stati Uniti, una startup chiamata Captura sta testando una nuova tecnologia che potrebbe rendere più efficiente la cattura e il sequestro dell’anidride carbonica. Si tratta di un impianto galleggiante che aspira acqua marina, estrae il gas che vi è disciolto attraverso l’elettrolisi e la reazione con ioni di sodio e cloro e la riversa nuovamente nell’oceano, dove può riprendere ad assorbire naturalmente altra anidride carbonica.

L’impianto è progettato per catturare cento tonnellate di anidride carbonica all’anno, ma nei prossimi mesi la Captura ha intenzione di inaugurarne uno con una capacità dieci volte maggiore in Norvegia e immagazzinare il gas in una formazione rocciosa sotto il mare del Nord. La Equatic, un’altra azienda californiana, sta costruendo un impianto dal 3.650 tonnellate all’anno a Singapore, e altre compagnie stanno preparando progetti dimostrativi.

Secondo i sostenitori di questa tecnologia, catturare anidride carbonica dall’oceano è più facile ed economico rispetto a quella che è la soluzione più comunemente usata, cioè la cattura diretta dall’aria (Dac).

Quest’ultima attualmente ha un costo compreso tra i seicento e i mille dollari per tonnellata di anidride carbonica rimossa, perché la concentrazione di questo gas nell’atmosfera è molto bassa (meno dello 0,5 per cento) ed è necessario processare grandi quantità di aria per intercettarlo.

Negli oceani, che assorbono circa il 30 per cento delle emissioni globali, la concentrazione è quasi 150 volte maggiore, e il processo può essere molto più efficiente. L’azienda olandese SeaO2 afferma di poter arrivare a un costo inferiore ai cento dollari a tonnellata.

Rispetto ad altri metodi di rimozione dell’anidride carbonica basati sugli oceani, come la dispersione in acqua di minerali alcalini per accelerare la trasformazione del gas in ioni di bicarbonato, questa tecnica ha il vantaggio di poter essere applicata agli impianti di trattamento delle acque già esistenti, come quelli per la desalinizzazione, riducendo i costi.

Ma per avere un effetto concreto sul cambiamento climatico queste tecnologie dovranno essere applicate su una scala enormemente più grande: secondo il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico entro il 2050 sarà necessario rimuovere almeno cinque miliardi di tonnellate di anidride carbonica all’anno per rispettare l’obiettivo di limitare il riscaldameno globale a 1,5 gradi.

Questo testo è tratto dalla newsletter Pianeta.

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