30 marzo 2021 16:09
  • I ricercatori che indagano l’impatto della pandemia sulla salute mentale dovrebbero fare attenzione quando presentano i risultati delle ricerche riguardo al suicidio, scrivono su The Scholarly Kitchen, legato alla Society for scholarly publishing, Duleeka Knipe, Keith Hawton, Mark Sinyor, e Thomas Niederkrotenthaler componenti della International covid-19 suicide prevention research collaboration (Icsprc, creata nel 2020). L’articolo indica sei punti chiave fondamentali per affrontare l’argomento in ambito accademico, scientifico e giornalistico. Sollecitando a non contribuire al rischio di causare un aumento dei suicidi tra le fasce più vulnerabili della popolazione, e specificando che in nessun modo si chiede di operare alcun tipo di censura sull’argomento, l’articolo raccomanda di: non usare titoli che specifichino il metodo usato e descrizioni dettagliate nelle iniziative di comunicazione scientifica; evitare il più possibile le descrizioni di nuovi metodi che potrebbero indurre a una imitazione, e in ogni caso seguire la prima indicazione anche nel corpo dell’articolo; evitare spiegazioni semplicistiche, per esempio fornendo una singola causa o fattore scatenante, specificando sempre che si tratta di una decisione nata da molteplici fattori collegati tra loro; evitare linguaggi e toni sensazionalistici quando entra in gioco l’impatto della pandemia, dato che non è stata stabilita con certezza una correlazione tra questa e l’incidenza dei casi di suicidio nel 2020; fare estrema attenzione quando si parla di casi tra i giovani, particolarmente suscettibili a fenomeni di imitazione; ricordare sempre che la prevenzione del suicidio è possibile, esplicitando quali sono i centri di aiuto e includendo i casi in cui la crisi è stata superata e spiegando in che modo.
  • In Italia, il coordinamento dei dipartimenti di salute mentale (nato nel dicembre del 2020) stima che dal piano di rilancio (recovery fund) debbano arrivare tre miliardi di euro in più per rimettere in moto i dipartimenti di salute mentale e affrontare un sommerso di 4,5 milioni di italiani che, secondo il coordinamento, pur avendo bisogno di assistenza non hanno accesso ai servizi di salute mentale.
  • I passaporti vaccinali che permettono ai cittadini di alcuni paesi di viaggiare all’estero mentre milioni di altre persone aspettano di essere vaccinate, serviranno solo ad approfondire le disuguaglianze nel mondo. Inoltre i passaporti vaccinali rischiano di fare affidamento su un sistema frammentato che potrebbe avere l’effetto negativo di estendere la pandemia, scrivono sul New York Times l’epidemiologa Saskia Popescu e l’avvocata specialista di salute globale Alexandra Phelan. Un’analisi parallela a quella delle bioeticiste Françoise Baylis e Natalie Kofler, che già nel maggio del 2020 avevano individuato dieci ragioni per dire che il passaporto vaccinale è una cattiva idea e che il 19 marzo sono tornate sull’argomento, sempre su Nature: “In specifiche circostanze di difesa della salute pubblica, certificare di essere stati vaccinati può essere importante. Ma l’ampia applicazione della certificazione obbligatoria del vaccino potrebbe generare problemi con la riservatezza dei dati, aumentare le differenze sociali, creare maggiore discriminazione nei confronti delle minoranze etniche e di altri gruppi emarginati e introdurre nuove forme di discriminazione”.
  • Il rischio di malattie infettive trasmesse dagli animali agli esseri umani aumenta con il taglio delle foreste. In una ricerca pubblicata in Frontiers in Veterinary Science si legge che dal 1990 al 2016, l’aumento dei focolai di malattie zoonotiche e trasmesse da vettori è riconducibile alla deforestazione, e che anche in presenza di alberi, come nelle piantagioni di olio di palma, il fattore di rischio è dato dalla perdita di biodiversità dovuta alla creazione delle piantagioni, dove l’assenza di predatori e habitat consente di prosperare agli animali portatori di malattie, come zanzare, zecche e flebotomi.
  • “La scienza è utile ma non sufficiente a salvarci dalla pandemia se non è accompagnata da politiche attente agli aspetti umani, sociologici e artistici della vita e dell’economia”, ha scritto Hetan Shah, direttore esecutivo della British academy di Londra, in un rapporto sull’impatto sociale del coronavirus, le sue ricadute nei prossimi dieci anni e le strategie da mettere in atto perché la società possa riprendersi dalle perdite subite.
  • Tre economisti – Etienne Billette de Villemeur, Vianney Dequiedt e Bruno Versaevel – esortano su Nature le aziende farmaceutiche a partecipare al pool sui brevetti istituito dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), per accelerare la produzione di vaccini e medicinali anticovid generici e convenienti, proteggendo allo stesso tempo gli incentivi delle aziende a investire nella ricerca futura. Finora il pool di accesso alla tecnologia covid-19 dell’Oms non ha ricevuto alcun contributo dall’industria farmaceutica.
  • Riguardo ai risultati dei vaccini della Pfizer e della Moderna, negli Stati Uniti i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) hanno monitorato quasi quattromila persone ad alto rischio di infezione per tre mesi dopo la vaccinazione. I ricercatori hanno scoperto che un regime a due dosi di vaccini ha prevenuto il 90 per cento delle infezioni due settimane dopo la seconda dose e che una dose ha prevenuto l’80 per cento delle infezioni dopo due settimane. Secondo il rapporto i due vaccini sono efficaci anche contro le varianti e il documento, scrive il New York Times, lascia supporre che la rarità delle infezioni tra chi è stato vaccinato possa corrispondere a un’altrettanto bassa probabilità di essere contagiosi. Su questo punto occorre la massima cautela, perché negli Stati Uniti, continua il quotidiano, i contagi sono risaliti dopo l’assestamento di febbraio, mentre i decessi sembrano diminuire: nella settimana fino al 29 marzo i nuovi casi giornalieri sono stati in media 65mila, con un aumento del 19 per cento rispetto alle due settimane precedenti, con un picco di aumento del 133 per cento in Michigan. Il presidente Joe Biden ha invitato i governatori e i sindaci a mantenere o ripristinare le norme che impongono l’uso della mascherina, affermando che il virus si sta nuovamente diffondendo rapidamente a causa di “comportamenti sconsiderati”. La direttrice dei Cdc, Rochelle Walensky, ha ricordato che aumenti simili durante l’estate e l’inverno scorso hanno causato forti impennate dei contagi.
  • Nel paese hanno ricevuto il vaccino circa 95 milioni di persone, di queste circa 52,6 milioni sono state completamente vaccinate con i farmaci monodose e con quelli a due dosi.
  • L’azienda farmaceutica Johnson & Johnson a partire dal prossimo autunno fornirà agli stati dell’Unione africana 220 milioni di dosi del suo vaccino contro il covid-19.
  • Il Nepal ha ricevuto una donazione di 800mila dosi del vaccino della cinese Sinopharm, dopo aver dovuto interrompere la campagna di vaccinazione perché l’India, dove i contagi sono di nuovo in aumento, ha ridimensionato le forniture per l’esportazione del Covishield, prodotto su licenza AstraZeneca dai laboratori indiani del Serum Institute.
  • Il Canada ha sospeso la somministrazione del vaccino AstraZeneca per chi ha meno di 55 anni, a causa dei timori legati alla possibilità che possa esserci una relazione con casi di coaguli di sangue rari e pericolosi, in particolare nelle donne di mezza età e più giovani. Il paese si è unito alla Francia e ai paesi del Nordeuropa nell’adottare un approccio precauzionale al vaccino, anche dopo che il principale regolatore dei farmaci dell’Unione europea ne ha ribadito la sicurezza all’inizio marzo.”Sono necessari ulteriori studi”, ha detto il 29 marzo la dottoressa Caroline Quach-Thanh, presidente del comitato consultivo nazionale sulla vaccinazione, in videoconferenza. “Dato che in Canada sono disponibili vaccini alternativi, il comitato ritiene molto importante studiare i rischi e i benefici come misura precauzionale”.
  • In Germania, è stata interrotta la somministrazione dell’AstraZeneca alle persone di meno di 60 anni. Mentre il Paul Ehrlich institute prosegue l’analisi dei 31 casi di coaguli nelle vene cerebrali riscontrati in 31 persone (di cui 29 donne tra i 20 e i 63 anni) che nei giorni precedenti avevano ricevuto il vaccino dell’AstraZeneca.
  • Il numero di visitatori nei cento migliori musei e gallerie d’arte del mondo è crollato del 77 per cento nel 2020, passando da 230 milioni nel 2019 a 54 milioni a causa della chiusura dovuta alla pandemia. È quanto emerge dall’indagine annuale di Art Newspaper, che indica il Louvre ancora come museo più visitato al mondo, grazie soprattutto alla fine della sua mostra su Leonardo, che aveva attirato più di diecimila visitatori al giorno prima della chiusura nel febbraio 2020. Nel corso del 2020, il museo ha avuto 2,7 milioni di visite, in calo del 72 per cento dal 2019 con una perdita di introiti stimata di 90 milioni di euro. Alison Cole, direttrice di Art Newspaper, ricorda che “in un anno normale più di nove milioni di persone si accalcherebbero per vedere la Gioconda al Louvre”. La Tate Modern di Londra, che ha ospitato mostre Andy Warhol e Bruce Nauman, è stata la seconda nella classifica della popolarità con 1,4 milioni di visite, in calo del 77 per cento. È stata chiusa per 173 giorni e ha dichiarato di aver perso 56 milioni di sterline di entrate. Secondo Cole, la diminuzione delle visite e la scarsità dei turisti prefigura una crisi dalla quale si potrà pensare di uscire tra quattro anni. Sommando i giorni di chiusura affrontati dai musei presi in esame, il totale è di 41mila giorni pari a “112 anni di visite perse e centinaia di milioni di sterline di mancate entrate”.

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