23 aprile 2018 16:52

Il ragazzo, che non è più un ragazzo, è arrivato come previsto per cenare a casa dei genitori. Ha preso una coperta e si è addormentato sul divano del salotto, mentre io e i suoi genitori preparavamo la cena. È malato? Depresso? Asociale? I genitori non sapevano cosa dire. Si è svegliato quando abbiamo apparecchiato la tavola. Con fatica si è messo a sedere, tenendosi stretto il braccio destro e massaggiandolo. Si capiva che soffriva. “Hai dormito sul braccio, per questo ti fa male?”, gli ha chiesto la madre. Lui non ha risposto. Il ragazzo ha 35 anni e una madre è sempre una madre. Non ha mai parlato molto, per questo nessuno si è offeso per la mancata risposta.

Dieci minuti dopo ha detto: “Mi hanno colpito. A una manifestazione. Stamattina. Contro i fascisti”. Lui e i suoi amici antifascisti avevano manifestato nella speranza di disturbare una conferenza vicino a Londra organizzata da Generation identity United Kingdom and Ireland. Sul sito il gruppo viene definito “un movimento identitario nato in Francia ma diffuso in tutta Europa”. In poche parole: islamofobi che diffondono la falsa notizia secondo cui gli europei sono ormai in minoranza nel continente. Inneggiano alla reconquista.

La settimana scorsa alla frontiera britannica sono stati fermati due importanti componenti “internazionali” del gruppo che non sono potuti entrare nel paese: l’austriaco Martin Sellner e l’ungherese Ábel Bódi. La conferenza si è svolta comunque, senza di loro.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questa rubrica è uscita il 20 aprile 2018 nel numero 1252 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero | Abbonati

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