04 giugno 2018 18:01

La settimana scorsa l’alta corte di giustizia israeliana ha emesso il suo verdetto: la scuola ecologica della comunità beduina di Khan al Ahmar dev’essere demolita. Sono orgogliosa di aver partecipato a questa iniziativa dell’ong italiana Vento di Terra: ho piazzato una manciata di fango (calce naturale) tra le gomme che sono state usate come mattoni. Fresca d’estate e calda d’inverno, la scuola è un esempio perfetto di come abbinare il riciclaggio al comfort e alla riduzione dei costi.

Ma quest’opera creativa, che ha permesso a 150 giovani beduini di studiare, non ha retto alla brama di terra dei coloni israeliani. La scuola sarà demolita, insieme alle decine di capanne e recinti improvvisati in cui vive la comunità beduina jahalin. Così hanno stabilito i giudici. Uno di loro è un colono, l’altra ha un fratello e una sorella che vivono in un insediamento vicino (Kfar Adumim) che da dieci anni conduce una battaglia mediatica e legale indegna contro i beduini. La giustificazione dei giudici è che tutto è stato costruito senza i permessi necessari. Il problema è che la potenza occupante, Israele, si è rifiutata di sviluppare un piano generale che avrebbe permesso ai beduini di costruire legalmente e vivere in un luogo che abitano da prima dell’occupazione.

Il 30 maggio le autorità israeliane hanno approvato un piano per ampliare l’insediamento di Kfar Adumim. Il nuovo quartiere ospiterà 92 abitazioni di lusso. Disterà solo un chilometro dal villaggio beduino, condannato alla distruzione.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questa rubrica è uscita il 25 maggio 2018 nel numero 1258 di Internazionale, a pagina 33. Compra questo numero | Abbonati

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