09 luglio 2021 12:28

“Le radici delle piante… fanno sì che siano mortalmente attaccate alla terra”, scriveva nel 1964 il filosofo George Santayana nel suo The philosophy of travel (La filosofia del viaggio). “Come le sanguisughe, sono condannate a succhiare dal terreno qualsiasi cosa giunga in quel particolare punto dove casualmente sono bloccate”. Non so perché Santayana ce l’avesse tanto con le piante, ma capisco cosa intendeva dire: viaggiare significa veramente essere umani.

È evidente che milioni di statunitensi sono d’accordo con questa affermazione: circa un quarto di loro dichiara che viaggiare è proprio ciò di cui sentono maggiormente la mancanza rispetto a prima della pandemia. Adesso che il numero di casi di covid–19 rimane basso e più della metà degli adulti statunitensi è stata vaccinata, il paese è tornato a guardare ai viaggi nella stagione estiva con particolare entusiasmo. Dai dati raccolti con un sondaggio di Motel 6 tra duemila statunitensi, risulta che il 60 per cento quest’anno ha un desiderio di viaggiare molto maggiore rispetto agli anni precedenti. Quasi chiunque io incontri mi chiede se ho dei piani per le vacanze, una domanda che solo un paio di anni fa sarebbe sembrata bizzarra, molto europea.

Dopo così tanti mesi di restrizioni e limitazione della mobilità c’è un forte desiderio di avere una vacanza che non sia semplicemente una bella vacanza, sentiamo il bisogno di vivere il primo soggiorno postquarantena come un’esperienza meravigliosa. Proprio per questo vi propongo una guida rapida per progettare il miglior viaggio possibile per quest’estate. Ognuno di noi vuole cose differenti dalle sue vacanze, ma la ricerca ci offre degli indizi universalmente validi sul tipo di vacanza che potrà aiutarci a distaccarci dalla pianta che vive in noi.

Il lavoro al primo posto
La fine del periodo di lockdown e chiusura generale delle attività sta stimolando le persone a viaggiare molto di più di quanto non facessero prima e questo potrebbe riportare alla situazione di fine anni novanta, quando gli adulti statunitensi, secondo i dati della US Travel association, prendevano in media 20,3 giorni di ferie all’anno. Nel 2018 la media annuale era scesa del 14 per cento, a 17,4 giorni. Nonostante si possa pensare che questo derivi dalle orrende nuove regole del mondo del lavoro, gli statunitensi nel 2018 hanno lasciato volontariamente 768 milioni di giorni di ferie inutilizzati; alcuni di questi giorni di ferie non godute derivano dal tipo di lavoro e di azienda, soprattutto nei casi in cui ci sia un premio per i lavoratori che non prendono tutte le ferie, ma personalmente ritengo che gran parte di questa situazione sia da attribuire alla cultura nazionale che mette al primo posto il lavoro.

Rimandare le vacanze può essere un atteggiamento comune, ma è dannoso per il nostro benessere. Nel 2012 uno studio pubblicato sulla rivista Annals of Tourism Research ha dimostrato che per la maggior parte delle persone le vacanze migliorano la qualità di vita percepita molto più dello stato di salute o economico, della famiglia e del lavoro, arrivando seconde solo rispetto alla vita spirituale. Chiaro è che per andare in vacanza ci sia bisogno di salute e di denaro e che stare con persone che amiamo è la chiave per un buon momento di stacco, quindi questi fattori non possono essere del tutto disconnessi l’uno dall’altro. Questo effetto benefico potrà avere anche una durata breve, come vedremo più avanti; ma, temporaneo o meno che sia, il fatto è che per la maggior parte delle persone le vacanze rendono più felici.

Per assicurarsi che un viaggio porti la felicità, e per evitare che la vacanza diventi un incubo, è necessario avere chiare quali sono le caratteristiche di una vacanza che portano in generale il maggior grado di soddisfazione, gioia e senso di uno scopo. Ecco qui di seguito 9 regole da seguire per avere una vacanza meravigliosa quest’anno.

Avere chiaro in mente qual è lo scopo

Persone diverse preferiscono posti diversi dove andare, che dipendono dai loro gusti, dai ricordi che vi associano e anche dalla loro filosofia di vita. Uno studio dimostra per esempio come le persone introverse tendano a preferire la montagna, mentre gli estroversi preferiscono la spiaggia… il che sembra abbastanza ovvio considerando a quale di queste categorie di persone risulti più piacevole ritrovarsi quasi nude di fronte agli estranei.

Un modo per trovare il proprio luogo ideale, basato su una ricerca sul campo effettuata nel 2015 sui turisti danesi, è di cominciare dal capire quale sia lo scopo che ci spinge a partire: l’esplorazione, la fuga, andare a trovare familiari o amici, l’andare in un posto di prestigio, immergersi nella natura oppure visitare il patrimonio storico e culturale (e qui attenzione a un avvertimento che si basa sulla regola numero 6 che vedremo più avanti: se il motivo della vacanza è il prestigio allora forse conviene ripensarci). Qualunque sia il fine della vacanza, questa darà molto di più se sarà condivisa con le persone amate.

Godersi il piacere della pianificazione e dell’attesa

Una delle parti più belle della vacanza è il momento in cui la pianifichiamo. Secondo alcune ricerche effettuate sia nei Paesi Bassi sia in Cina, già nelle settimane precedenti il viaggio chi andrà in vacanza vive un periodo di allegria e buon umore rispetto a chi non ci andrà. Sono tante le prove che dimostrano come una delle più grandi fonti di felicità rispetto a un’attività piacevole sia l’attesa di svolgerla. Alcune ricerche nel campo della neuroscienza suggeriscono che la pianificazione e l’attesa stimolino una delle regioni del cervello detta nucleo accumbens, incaricata proprio della sensazione di soddisfazione e ricompensa. Questo vantaggio personale va sfruttato stabilendo in anticipo il piano della vacanza e studiando la destinazione. Ma attenzione: esagerare nella programmazione può essere controproducente se s’immagina una vacanza trascorsa in un totale e perenne stato di beatitudine.

Gestire le aspettative

Andar via per un po’ può aumentare il benessere percepito, ma quella sensazione positiva di solito non dura molto. La verità è che la soddisfazione che otteniamo dal partire tende a svanire piuttosto in fretta una volta tornati. Uno studio condotto nel 2010 tra vacanzieri olandesi ha rivelato che mentre sono in vacanza le persone si sentono più in salute, meno stressate, più energiche, più soddisfatte e di umore migliore. Sfortunatamente la grande maggioranza di questi effetti positivi scompare già durante la prima settimana di lavoro una volta tornati. Alcuni studi riscontrano un effetto più duraturo, ma le vacanze annuali chiaramente non sono un rimedio a lungo termine per ciò che ci affligge nella vita quotidiana.

Suddividere il viaggio in minivacanze

Un modo di affrontare il problema della poco durevole sensazione di soddisfazione data da un viaggio è di fare vacanze più brevi ma più frequenti. In questo modo, le piacevoli pause di benessere potranno diffondere il loro effetto, pur tendendo a svanire nel tempo. Alcune ricerche dimostrano che questa strategia può far sì che i vacanzieri abbiano un senso di soddisfazione maggiore e in generale un umore migliore. Questo potrebbe significare optare per più fine settimana lunghi sulle coste del New Jersey invece che fare un’unica epica vacanza nel Borneo. Magari questo non suonerà molto allettante, magari potrà sembrare addirittura noioso, soprattutto se sulle coste del New Jersey ci siete già stati varie volte. Se così fosse potrebbe essere che la vostra mente vi stia giocando uno scherzo, dando un peso eccessivo alla novità nel calcolo di ciò che vi può rendere felici.

Scattare meno foto

Una ricerca sperimentale del 2019 ha dimostrato che quando le persone si trovavano coinvolte in attività molto piacevoli di solito si godevano di più il momento quando non scattavano alcuna foto. Secondo una teoria degli autori di questa ricerca, provando a documentare la propria esperienza i partecipanti finivano inevitabilmente per distogliere l’attenzione dall’esperienza stessa. Scattare un milione di foto in vacanza da riguardare in futuro è un modo perfetto per perdersi il presente.

Niente post

Se non si vuole rinunciare a fotografare i vari momenti del viaggio è però necessario assicurarsi di farlo in modo da godersi le foto per riassaporare l’esperienza e non per condividerla subito sui social. Una ricerca del 2018 nel Journal of Consumer Research ha dimostrato che fare foto per condividerle sui social media porta le persone a godersi meno l’esperienza, perché questo aumenta la preoccupazione per come si appare. In altre parole, ci si distrae dalla bellezza della spiaggia e dal momento di divertimento con la famiglia per preoccuparsi invece di come si apparirà agli altri. Bisogna prendersi una vacanza dal pensiero di cosa pensino gli altri.

Lasciare il lavoro a casa

Le vacanze possono essere difficili per gli stacanovisti. Una soluzione che a volte questi adottano per affrontare lo stress da vacanza è portarsi dietro un po’ di lavoro con una scusa del tipo: “Così non mi si accumuleranno le email”. Non fatelo. Questa strategia non solo vi farà godere meno il viaggio, ma avrete anche una maggiore stanchezza post-vacanza quando sarete tornati al lavoro. In uno studio pubblicato sulla rivista Stress and Health i ricercatori sostengono che condurre attività collegate al lavoro diminuisca gli effetti positivi della vacanza misurabili a distanza di uno, tre e dieci giorni dal ritorno sul posto di lavoro. Prendersi una pausa mentale dal lavoro è uno dei punti cardine dell’andare in vacanza; quando non riusciamo a ottenere ciò significa che siamo noi stessi a non volercene staccare.

Ritornare a casa per tempo

Per prolungare la felicità degli effetti benefici ottenuti in vacanza, i ricercatori sostengono che riprendere lentamente la routine lavorativa è meglio che rimanere fuori fino all’ultimissimo momento. Uno studio che ha coinvolto dei turisti austriaci ha dimostrato che trascorrere dei giorni a casa senza stress permette un recupero delle forze e della mente maggiore anche rispetto ai giorni trascorsi lontano da casa: ciò ci suggerisce che si dovrebbe tornare a casa prima del fine settimana invece che di domenica per immergersi subito in una piena settimana lavorativa. Come disse una volta Lev Tolstoj “la felicità consiste nel vivere ogni giorno come se fosse il primo della tua luna di miele e l’ultimo di vacanza”. Con questa affermazione probabilmente non intendeva dire che bisogna sentirsi spaventati e stressati, ma piuttosto pieni di speranza e ringiovaniti. Ci saranno molte più probabilità di riuscirci senza trascorrere le ultime ore di vacanza a preoccuparsi di ciò che ci aspetta una volta scesi dall’aereo.

Tenersi pronti al ritorno

Se tutto sarà andato nel migliore dei modi e avrai avuto una fantastica vacanza, avrai anche migliorato la tua capacità di godere ed essere soddisfatto della tua vita. E questa è la buona notizia. La cattiva notizia invece è che il ritorno alla solita vita potrebbe essere sorprendentemente deludente, come mangiare una fragola dopo una caramella. Uno studio condotto nel 2013 dalla Purdue University ha illustrato come chi va in vacanza può al suo ritorno sentirsi meno soddisfatto delle proprie amicizie, della propria casa, delle proprie relazioni interpersonali, dei propri vicini e addirittura di se stesso.

Il modo migliore per prepararsi al rischio di questa delusione è comprendere che una simile reazione può essere naturale, ma che non vuole necessariamente indicare che ci sia davvero qualcosa che non va nella vita di sempre. Personalmente seguo una politica che consiste nel non fare nessun tipo di cambiamento significativo nella mia vita per almeno due settimane dopo le vacanze, per dar modo e tempo al mio metro di giudizio di riadattarsi ai livelli di contentezza normali. Magari potrebbe piacere anche a voi darvi regole simili. In fondo l’obiettivo non è solamente godersi una grandiosa vacanza post-quarantena, ma trovare una routine post-pandemia che ci renda più felici.

(Traduzione di Maria Chiara Benini)

Questo articolo è uscito sul sito del mensile statunitense The Atlantic.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it