04 settembre 2017 11:45

Ci sono soltanto tre soluzioni. Ora che la Corea del Nord ha effettuato con successo il test di una bomba all’idrogeno che secondo Pyongyang potrebbe essere trasportata da un missile a lunga gittata, ora che il regime è in grado di colpire gli Stati Uniti, il Giappone e le forze americane di stanza in Asia, la prima possibilità è andare a distruggere le sue strutture nucleari prima che il regime abbia la possibilità di replicare colpendo la Corea del Sud, il Giappone o i territori americani nel Pacifico.

La seconda possibilità è quella di ignorare la potenza nucleare della Corea del Nord e accontentarsi di circondare il paese di sistemi di difesa antimissile che gli impedirebbero di minacciare altri stati.

La terza possibilità, infine, è quella di aprire un negoziato con il governo di Pyongyang, che in realtà non vuole attaccare nessuno ma solo scongiurare un qualsiasi intervento di una potenza esterna destinato a rovesciarlo.

Rischi e possibilità concrete
La prima delle tre soluzioni, quella degli attacchi preventivi, non è da scartare. Sarebbe possibile distruggere i siti nucleari nordcoreani, ma non potremmo escludere che al regime resti comunque la possibilità di colpire la Corea del Sud, provocando un gran numero di vittime e distruggendo industrie essenziali per l’economia internazionale.

La soluzione militare non è fuori discussione, ma sarebbe un rischio enorme. La seconda possibilità, circondare la Corea del Nord di sistemi di difesa antimissile, non impedirebbe a Pyongyang di annullare sostanzialmente il trattato di non proliferazione spingendo altri paesi a dotarsi della bomba atomica.

Resta la terza possibilità, quella del dialogo. Non è una strada facile. È inquietante pensare di dover trattare con una dittatura così esecrabile rassicurandola sulla sua sopravvivenza in cambio della rinuncia alla bomba, ma alla fine bisogna scegliere il male minore.

In questo caso il male minore è il negoziato, tanto più che nessuno vorrebbe davvero la caduta del regime nordcoreano. I sudcoreani non la vogliono perché in caso contrario dovrebbero spendere cifre enormi per integrare quello che è ormai un paese straniero dall’epoca della separazione all’inizio degli anni cinquanta.

I cinesi non vogliono la caduta di Pyongyang perché altrimenti si troverebbero alla frontiera una Corea unificata che farebbe concorrenza a Pechino e ben presto piazzerebbe soldati americani al confine. Il Giappone non la vuole perché teme la potenza di una Corea riunificata. Tutto lascia pensare che la scelta migliore sia quella di un negoziato con Pyongyang. La Cina e la Russia stanno spingendo in questa direzione, ma l’Europa e gli Stati Uniti non sembrano ancora pronti a farlo.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Bernard Guetta sarà al festival di Internazionale che si terrà a Ferrara dal 29 settembre al 1 ottobre 2017.

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