06 marzo 2024 15:30

Un gruppo di motociclisti – capelli lunghi, barba e veste di cuoio – attraversa il midwest statunitense dietro Gary Burd, il loro pastore. Sulla sua veste ci sono la croce e il simbolo dei Christians united for Israel (cristiani uniti per Israele, Cufi), un’organizzazione cristiana evangelica. Prima del viaggio iniziatico Burd ha preparato delle spade d’acciaio da distribuire ai suoi seguaci. Con quelle armi Burd e i suoi vanno in moto fino a Lebanon, in Kansas, negli Stati Uniti. Non temono l’apocalisse, pregano addirittura perché arrivi al più presto: non vedono l’ora di “poter combattere accanto a Gesù” nella battaglia finale, che sostengono si terrà in una valle situata in Israele. A Lebanon saranno nominati “cavalieri dell’apocalisse”.

Questi motociclisti evangelici sono tra i primi protagonisti dello sconvolgente documentario Praying for armageddon, di Tonje Hessen Schei e Michael Rowley. Il secondo gruppo seguito dai due documentaristi mostra tutto un altro stile. Sono anche loro cristiani evangelici, ma indossano giacca e cravatta, e gravitano ai più alti livelli del potere statunitense e sui set televisivi di Fox news. Tra loro ci sono due dei più importanti esponenti evangelici sionisti, il pastore John Hagee, capo della Cufi, e il telepredicatore Robert Jeffress, pastore di Dallas.

Lontano dal Kansas e da Dallas, a Gerusalemme i registi incontrano altre persone: il rabbino Arik Ascherman, direttore dell’organizzazione Torat Tzedek (Torah per la giustizia); e l’attivista Mohammed el Kurd con la sua famiglia, palestinesi del quartiere Sheikh Jarrah di Gerusalemme, che lottano contro l’espropriazione delle case e la costruzione di insediamenti illegali a Gerusalemme e in Cisgiordania.

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Il filo conduttore che lega queste tre realtà così lontane sono i Christians united for Israel, che hanno circa dieci milioni d’iscritti negli Stati Uniti e mettono a disposizione somme da capogiro per finanziare insediamenti illegali e progetti di espansione sionisti nei territori occupati. Insieme ad altri gruppi millenaristi, costituiscono l’ampio movimento dei cristiani evangelici negli Stati Uniti. Secondo il New Yorker, oggi questi ultimi rappresentano il 14 per cento della popolazione. È stata anche la loro pressione a spingere nel 2017 l’allora presidente Donald Trump a spostare l’ambasciata statunitense a Gerusalemme.

Jeffress, il pastore evangelico di Dallas, tra le altre cose in passato ha detto che gli ebrei “non potranno mai trovare salvezza”. Mentre Hagee ha affermato che “Hitler era parte del piano di dio per far tornare gli ebrei in Israele”. Entrambi hanno svolto ruoli di primo piano alla cerimonia d’apertura dell’ambasciata statunitense a Gerusalemme: Jeffress ha pronunciato la preghiera d’apertura, Hagee la benedizione di chiusura. La loro presenza aveva fatto molto scalpore in Israele all’epoca.

La locandina di Praying for armageddon

I due sono spesso stati accusati di antisemitismo perché, come ha scritto nel 2020 Steven Gardiner nel suo articolo “End times antisemitism” (Antisemitismo della fine dei tempi), sostengono che “negli ultimi giorni una piccola minoranza di ebrei si convertirà al cristianesimo, mentre il resto finirà dannato all’inferno”. Leggono alla lettera le parole del profeta Isaia nell’Antico Testamento, secondo cui dio “radunerà gli esuli di Israele” e “radunerà i dispersi di Giuda dai quattro angoli della terra”, una profezia che credono sia stata compiuta con la creazione di Israele nel 1948.

Tuttavia, sono anche tra i più grandi sostenitori del governo di Benjamin Netanyahu. Nell’inchiesta “Inside the evangelical money flowing into the west bank”, il giornale israeliano Haaretz svelava già nel 2018 che negli ultimi dieci anni diversi gruppi di cristiani evangelici avevano investito più di 65 milioni di dollari in progetti nella biblical heartland (il cuore biblico delle terra santa), sostenendo in particolare la costruzione di insediamenti illegali in Cisgiordania e a Gerusalemme.

Oltre ai motociclisti che pregano nei parcheggi del midwest, il documentario mostra quanto il potere degli evangelici stia indebolendo la democrazia statunitense, in particolare attraverso la loro influenza sul Partito repubblicano. Lauren Boebert, repubblicana, sostenitrice di Trump ed evangelica, all’uscita del congresso dice: “Ci sono solo due nazioni create per onorare dio: Israele e gli Stati Uniti d’America”. Ralph Drollinger, che gestiva il gruppo di studio settimanale sulla Bibbia della Casa Bianca durante l’amministrazione Trump, spiega che ci sono dei poteri demoniaci al lavoro: ‘Il movimento omosessuale, i transgender nel nostro esercito, i sostenitori dell’aborto”.

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L’influenza evangelica non si ferma alla politica, il documentario mostra quanto sembra avere preso piede anche nell’esercito statunitense. Lee Fang, giornalista di Intercept, nel documentario intervista il colonnello in pensione Lawrence Wilkerson, figura di spicco della Military religious foundation, ex consigliere del generale Colin Powell e convinto repubblicano. Wilkerson spiega con preoccupazione che “molti cappellani dell’esercito provengono sempre più dalle sette fondamentaliste”, come quella dei cristiani evangelici nazionalisti.

Uscito prima del 7 ottobre 2023, cioè dell’attacco di Hamas contro Israele, oggi il documentario suona ancora più attuale. Secondo molti cristiani sionisti, “i conflitti armati che coinvolgono Israele sono legati alle battaglie per la fine dei tempi”. Molti credono che lo stato ebraico giocherà un ruolo durante l’apocalisse e vedono la guerra tra Israele e Hamas come il preludio della fine dei tempi tanto attesa.

Il 5 novembre, con il sottofondo del coro che cantava Redemption draweth nigh, Jeffress annunciava ai suoi tremila sostenitori nella chiesa battista di Dallas che “le cose si stanno mettendo nel verso giusto per la grande battaglia mondiale combattuta dai super poteri, proprio come diceva la Bibbia”. Le principali prove dell’arrivo dell’apocalisse sarebbero la crescita della criminalità, la proliferazione delle armi nucleari, i disastri ambientali e la guerra a Gaza, appunto. Il 23 febbraio, il pastore John Hagee avvertiva invece nel suo sermone “Da Abramo ad Armageddon” che “dopo il violento attacco di Hamas contro Israele siamo sull’orlo della terza guerra mondiale”. E rassicurava il primo ministro Netanyahu sull’appoggio degli evangelici: “Non è un problema degli ebrei, è un problema americano. Nel 1978 andai in Israele da turista e tornai sionista. Primo ministro Netanyahu, i cristiani d’America sono con lei fino alla vittoria”.

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