22 giugno 2021 13:18

Arriva dalla laguna di Venezia Se ci fosse la luce sarebbe bellissimo, un disco che in teoria si occupa di uno dei temi più cannibalizzati del novecento italiano: il rapimento e la morte di Aldo Moro. La recensione finirebbe qui se Samuele Gottardello, in arte Blak Saagan, non avesse lavorato così bene sull’atmosfera.

Anche se il titolo del disco, uscito per la Maple Death Records, nasce dall’ultima lettera di Aldo Moro a sua moglie e ognuna delle tredici tracce è legata a quei giorni di confinamento e fine, Gottardello intercetta tutto il sostrato invisibile di un’esperienza storica, di un momento preciso nel tempo. È come se questi brani, incisi nel corso di due anni e costruiti su un’impalcatura seducente di sintetizzatori, Moog, drum machine e organi Farfisa, fossero raggi di una luce imprevista e sinistra, pronti a rendere visibili delle particelle che c’erano in quel momento e sono sopravvissute al tempo, tutte le schegge di politica, paura e sentimento che intossicavano l’aria.

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In un certo senso fa pensare a un’opera dell’artista Luca Vitone realizzata per il padiglione Italia alla Biennale di Venezia anni fa: un’istallazione olfattiva intitolata Per l’eternità in cui, basandosi su tre note aromatiche, Vitone ha ricostruito l’odore dell’Eternit e dell’amianto che uccideva gli operai italiani nelle fabbriche. Nonostante la sua fisicità e la sua forte componente Se ci fosse la luce sarebbe bellissimo è un ascolto gratificante, soprattutto per l’azzardo di averci mostrato quelle particelle pulviscolari che, senza i giusti sensori, finora erano state condannate all’invisibilità.

Questo articolo è uscito sul numero 1414 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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