06 novembre 2020 18:54

Mia madre e mio padre non sono stati buoni genitori; non sono persone cattive, ma non erano tagliati per il mestiere e io e i miei fratelli ci siamo ritrovati a dover gestire ognuno i propri danni causati dai loro limiti. Ora che sono padre di una dolcissima bambina di pochi mesi mi chiedo se sarò capace di essere il bravo papà che non ho avuto. –Carlo

All’inizio degli anni ottanta Marina, 11 anni, ha telefonato a sua madre in ufficio. Era in lacrime: “Mamma, torna a casa, sto morendo! Mi esce sangue da in mezzo alle gambe, sbrigati!”. Sua madre non si è scomposta: “Non stai morendo. Sono le mestruazioni. Ora arrivo”. Una volta a casa la donna, leggermente seccata, ha portato la figlia al supermercato e al reparto assorbenti le ha detto: “Scegli un pacco e andiamo alla cassa”. “Capisci?”, mi ha spiegato Marina trent’anni dopo: “Non solo non mi ha spiegato nulla, ma pretendeva che gestissi tutto da sola”. Con sua figlia, Marina ha cercato di non fare come sua madre: quando è arrivato il ciclo, la ragazzina era informata su tutto, aveva con sé un mestruo-kit e dopo scuola è stata portata fuori a festeggiare. Quella sera mi sono complimentato con Marina via sms: “Dev’essere stata una bella sensazione vederla così pronta e tranquilla, considerata l’esperienza che hai avuto tu. Scegliere come crescere una figlia può essere un ottimo modo per far pace con gli errori dei propri genitori. Brava mamma”. Tra un bel po’ di anni però, sarà divertente vedere come i nostri figli decideranno di crescere i loro figli in modo da far pace con i nostri errori.

Questo articolo è uscito sul numero 1383 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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