03 maggio 2016 09:26

Fino al 1945, con 12,5 milioni di copie era stato il libro più diffuso in Germania: Mein Kampf (La mia battaglia). Si tratta dell’opera, in due volumi, in cui Adolf Hitler tra il 1925 e il 1926 espose il suo pensiero politico, delineando il programma del futuro partito nazista. Novant’anni dopo a sorpresa questo libro guida la lista dei bestseller del settimanale Der Spiegel. Ovviamente non si tratta dell’originale, ma di un’edizione critica con 3.700 note aggiunte da un gruppo di storici.

Non è un testo di facile lettura: due volumi di duemila pagine che pesano sei chili e sono venduti al prezzo di 59 euro.

In Germania, dove è proibita perfino la riproduzione della croce uncinata, il successo del libro ha suscitato un certo imbarazzo. In gran parte delle librerie è introvabile e bisogna ordinarlo. “È un po’ come chiedere un preservativo in farmacia”, descrive la propria esperienza una giornalista berlinese: “Il libraio ti scruta con sguardo severo, registra nome, cognome e indirizzo. Mi sono sentita schedata, quasi come una peccatrice, eppure volevo leggere solo un libro che ha influenzato milioni di persone”.

Prevenzione del fascismo

Editore dell’opera è il rinomato istituto di storia contemporanea di Monaco, che nega categoricamente che possa attirare lettori dell’ultradestra: “Lo acquista un pubblico interessato alla storia e alla politica. Ma se un neonazista volesse leggerlo, certamente non gli nuocerà, anzi”. L’intenzione degli storici era “la demistificazione di un libro dall’alto valore simbolico”.

Pur trattandosi di una scrupolosa e serissima edizione critica, le polemiche non sono mancate. Specialmente, quando l’associazione degli insegnanti ha proposto l’uso del testo anche nelle scuole superiori. Per l’ex presidente del consiglio centrale degli ebrei, Charlotte Knobloch – decisamente contraria alla riedizione – è “un’idea insopportabile”. Kraus invece vede nella lettura di alcuni capitoli scelti “un’utile prevenzione contro fascismo e razzismo”. Convinzione condivisa dalla ministra all’educazione, Johanna Wanka.

Raramente un politico ha descritto le sue intenzioni in modo così dettagliato prima di arrivare al potere

Uno dei motivi della riedizione del libro, scritto parzialmente durante l’arresto di Hitler a Landsberg e pieno di errori ortografici, era la scadenza del copyright, di proprietà del governo bavarese. Per evitare riedizioni del testo originale è stata decisa l’attuale edizione critica, redatta scrupolosamente in un lavoro di parecchi anni.

“Raramente un politico ha descritto le sue intenzioni in modo così dettagliato prima di arrivare al potere”, sostiene Christian Hartmann, direttore dell’istituto che ha pubblicato decine di volumi sulla storia delle dittature. Dopo l’ascesa al potere di Adolf Hitler le vendite di Mein Kampf sono letteralmente esplose fino a superare i 12 milioni. Fu tradotto in 18 lingue.

Eredità ingombrante

Due settimane fa la riedizione critica con 55mila esemplari venduti ha scalato il primo posto della lista dei bestseller. Ciononostante nella maggioranza delle librerie è introvabile. Perché in Germania anche a 70 anni dalla sua morte la figura di Adolf Hitler crea ancora imbarazzo e sensi di colpa.

Anche l’Austria, dove è nato, in questi giorni si vede costretta a fare i conti con l’ingombrante eredità del dittatore nazista. Il governo di Vienna ha deciso di espropriare la casa nella cittadina di Braunau, dove Adolf Hitler nacque nel 1889.

Negli ultimi anni si sono moltiplicati i tentativi di comprare l’immobile. Tra i possibili acquirenti ci sarebbe anche un parlamentare della duma di Mosca. Attualmente la casa è vuota, ma la proprietaria si rifiuta di venderla allo stato austriaco. Per evitare iniziative nostalgiche o museali il governo ora ha deciso l’esproprio. Una commissione deciderà l’uso adeguato dell’immobile.

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