Ci risiamo. Questa volta è toccato a Livorno. Ma quella dei nubifragi devastanti è una storia che si ripete da anni. In Calabria, in Sicilia e in Sardegna, nelle Cinque Terre, a Genova. E ogni volta i giornali riempiono pagine sulle “tempeste killer” e le loro vittime, sui presunti colpevoli per i danni.

La vera “killer” però non è la tempesta, ma l’invasione del cemento e il frenetico uso del suolo che non si ferma neanche nelle zone a rischio. Inutile il consueto gioco dello scaricabarile. Il sindaco di Livorno passa la patata bollente alla protezione civile. Si indaga sui lavori di interramento del rio Maggiore. I mezzi d’informazione ritornano per l’ennesima volta sulla minaccia dei torrenti cementificati negli anni precedenti, sui pericoli corsi dagli edifici costruiti nei loro alvei, che in poche ore si trasformano in fiumi devastanti.

È un gioco ormai ritualizzato: si distribuiscono le colpe alle giunte precedenti, ai governi passati, ai sindaci deceduti o all’assessore ai lavori pubblici di turno. Senza che mai cambi nulla, da decenni. E senza che nessuno paghi mai per le sue colpe.

In Italia non si tollerano regole senza eccezione

E puntualmente dopo la catastrofe si scopre che il fondo di 9,8 miliardi per la lotta al dissesto idrogeologico è praticamente inutilizzato per mancanza di progetti esecutivi. Ce ne sarebbero due in fase preliminare anche per Livorno. Storie che si ripetono da anni: a Ischia un terremoto di magnitudo 4 provoca vittime e gravi danni – una scossa che in altri paesi a rischio sismico come il Giappone non farebbe cadere una tegola. Ma che a Casamicciola ha gravemente danneggiato la scuola, nonostante i lavori di adeguamento antisismico appena terminati.

Puntualmente parte la discussione sulle case abusive, ma mai abbattute. Di più: nel comune siciliano di Licata il sindaco Angelo Cambiano – già costretto a vivere sotto scorta – viene sfiduciato anche dai componenti della sua coalizione perché aveva osato abbattere case abusive sul litorale. Il sindaco: “Per noi italiani l’onestà è un lusso”.

In queste occasioni i giornali tornano a riempire intere pagine sull’abusivismo dilagante, su 1,2 milioni di case abusive sparse per la penisola, sui politici che non osano intervenire perché non sarebbero rieletti. E anche i grillini, paladini della legalità, scoprono “l’abusivismo per necessità”. Perché in Italia non si tollerano regole senza eccezione. È la ricostruzione dopo il terremoto nell’Italia centrale a raccontarci quotidianamente storie di inefficienza, di burocrazia soffocante, di allergia alle regole, di conflitti di competenza che paralizzano la penisola. Un paese di grande bellezza, dove di friabile oltre al terreno c’è anche la politica. Un paese dove nessun cittadino potrebbe mai indovinare quante sono le forze politiche in parlamento, che hanno nomi largamente sconosciuti.

Un parlamento in cui dall’inizio della legislatura sono avvenuti 524 cambi di casaccache hanno pesantemente alterato il risultato elettorale e le dinamiche parlamentari. Un parlamento, in cui nessun partito oserebbe firmare per l’abbattimento delle case abusive. Un paese – unico tra le democrazie mondiali – che si accinge di andare a nuove elezioni senza legge elettorale. E che, se straordinariamente dovesse averla, non avrà garantita la governabilità. È questa la vera catastrofe italiana. Non casuale, ma perenne. E contro la quale ruspe e protezione civile sembrano impotenti.

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