La sostituzione di un’unica parola in una proposta di legge ha portato la pacifica e ricca provincia di Bolzano sull’orlo di una crisi politica. L’incidente è successo in consiglio provinciale durantel’iter di un disegno di legge sull’adempimento degli obblighi della provincia autonoma derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea.

Nella versione tedesca del testo appariva la denominazione Südtirol, che nella versione italiana è stata sostituita con “Provincia di Bolzano”: incidente diplomatico che ha avuto un’eco immediata nell’intervento del ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia, che ha chiesto personalmente al presidente della provincia, Arno Kompatscher, di fare qualcosa, minacciando di impugnare la legge dopo la sua pubblicazione. La modifica era stata richiesta dal partito secessionista Südtiroler Freiheit, secondo cui la definizione Alto Adige è un’invenzione fascista. Ipotesi storicamente inesatta, perché era stata introdotta dall’amministrazione napoleonica e poi ripresa da Mussolini.

Il presidente altoatesino Kompatscher ha gettato acqua sul fuoco: “La denominazione Alto Adige non è stata abolita. Va ricordato che non sarebbe neanche possibile, visto che la denominazione della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol è sancita dalla costituzione”. “Il provvedimento approvato – spiega ancora Kompatscher – riguardava semplicemente un comma di una legge, nel quale la denominazione Alto Adige è stata sostituita con quella di Provincia di Bolzano”.

Sono passati esattamente 100 anni dal trattato di pace di Parigi che ha decretato il passaggio dell’Alto Adige all’Italia, spostando il confine tra Austria e Italia sul Brennero. Ma sia a Bolzano sia a Innsbruck latitano le solite iniziative culturali comuni per ricordare l’evento. All’università trilingue di Bolzano due convegni con storici internazionali ricordano invece la sofferta pace di Parigi e le sue conseguenze per l’Europa centrale. Ferite non del tutto rimarginate come dimostra l’incidente del consiglio provinciale di Bolzano.

Lì oltre ai partiti interetnici come il Partito democratico, i Verdi, il Movimento 5 stelle e una lista civica (Team Köllensperger), ci sono tre partitini di destra che si detestano. Sono due formazioni secessioniste di lingua tedesca (Südtiroler Freiheit e Freiheitliche) e una italianissima dal nome “Alto Adige nel cuore”, vicina a Fratelli d’Italia. Non si capisce bene perché i consiglieri dell’onnipotente Südtiroler Volkspartei (che governa insieme alla Lega Alto Adige-Südtirol) abbiano votato la legge (quella con la definizione discussa) insieme ai consiglieri secessionisti. Infatti l’hanno definita “una svista”: “Non avevamo nessuna intenzione di provocare”, assicura il segretario politico della Volkspartei, Philipp Achammer. In effetti la definizione Alto Adige è contenuta oltre che nella costituzione italiana anche nello statuto di autonomia, una cancellazione sarebbe quindi stata assurda.

Quella di Bolzano è una provincia trilingue. E l’uso della lingua tedesca, italiana e ladina è regolamentato fin nei minimi dettagli. Ognuno ha il diritto di usare la propria lingua negli uffici pubblici. A Ortisei e a Corvara si può usare il ladino, a Bolzano e Merano i cittadini possono scegliere tra italiano e tedesco. Ognuno è libero di mandare i propri figli in una scuola tedesca, italiana o in quella trilingue delle valli ladine. Ogni atto pubblico dev’essere bilingue e il bilinguismo degli abitanti viene certificato con un patentino diverso per laureati, diplomati o candidati con diploma delle medie.

Beghe di provincia, si potrebbe dire. Una provincia ricca con benessere diffuso, una disoccupazione quasi inesistente e 33 milioni di pernottamenti all’anno in un territorio di 530mila abitanti e con un bilancio di 6,2 miliardi di euro. E dove c’è benessere diffuso e piena occupazione si cercano disperatamente camerieri e cuochi, medici e infermieri, operai e autisti, spesso senza trovarli.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it